1. “IMPRESE ITALIANE IN ALLARME. A RISCHIO UN MILIARDO DI EXPORT”
Antonio Risolo per “Il Giornale”
putin al supermercato
«L' Europa sta battendo una via dura e pericolosa. Mentre gli Stati Uniti si limitano alle schermaglie finanziarie, noi, che siamo già in una situazione fallimentare, ci facciamo bloccare le merci. Con il risultato che la Russia trova facilmente altri Paesi pronti a servirla. Stiamo davvero scegliendo la strada peggiore. Inoltre l'Europa dovrebbe sapere perfettamente che la controparte ha una visione e una gestione dirigistica del potere. E non da ora».
Così Mario Resca, presidente di Confimprese e consigliere d'amministrazione di Eni. Non usa mezzi termini. E aggiunge: «Si avvicina l'inverno, e quindi anche la tegola delle tegole, vale a dire l'approvvigionamento energetico. Se consideriamo le difficoltà in cui versa tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Libia in poi, dobbiamo preoccuparci seriamente».
putin al supermercato
Intanto Coldiretti fa anche i conti: 200 milioni di danni «diretti» nell'agroalimentare (su un export totale di 1,07 miliardi). Quelli «indiretti» potrebbero essere devastanti: perdita di immagine e di mercato, aggravata dalla diffusione sul mercato russo di imitazioni che nulla hanno a che fare con il made in Italy. Con un rischio ulteriore: il dirottamento sempre più probabile in Italia di prodotti agroalimentari di bassa qualità di altri Paesi che non trovano più sbocchi a Mosca e dintorni.
«Siamo di fronte a un'escalation preoccupante dello scontro, una guerra commerciale che conferma la strategicità del cibo, soprattutto nei periodi di recessione economica - dice Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti - La Russia colpisce l'agroalimentare perché è comunque un elemento di crescita per l'Unione europea in un momento di stagnazione».
vladimir putin 4
Duro il commento di Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere: «Europa masochista - è l'accusa esplicita a Bruxelles - Occorrono attenzione e prudenza. Bisogna riflettere sulle strategie, altrimenti richiamo di distruggere il grande lavoro che le imprese italiane hanno fatto per conquistare quel mercato. L'export italiano in Russia ammonta a 10,4 miliardi di euro, difficile in questo momento capire le perdite reali. Ma se l'agroalimentare ha già bruciato 200 milioni... Le nostre imprese hanno lavorato una vita per avere numeri e credibilità. Vogliamo forse spianare la strada a chi è pronto a soffiarci importanti fette di mercato che nessuno ci potrà mai restituire? Credo che in un momento di forte contrazione del mercato interno, l'export sia l'ultima piaggia per la sopravvivenza di questo Paese».
MICAM
Le «buone» notizie, per ora, riguardano i comparti vinicolo, tessile-abbigliamento e arredo. Per Ercole Botto, ad del gruppo Reda, infatti, l'embargo di Putin sul tessile riguarda solo le forniture statali. Mosca vuole agevolare così la produzione interna: «Talvolta si tratta di una guerra di propaganda per creare allarmismo - dice Botto - In ogni caso è una situazione confusa che non giova al business. E il calo delle vendite lo dimostra ampiamente».
Ma è davvero questa l'Europa che abbiamo sognato?, si chiede Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo, il quale, tuttavia, precisa subito: «Stiamo perdendo quote in Russia, ma nessun embargo, per ora. Siamo alla vigilia dei Saloni WorldWide a Mosca. Noi ci saremo perché ci crediamo, crisi o non crisi, venti di guerra o - come spero - venti di pace. Purtroppo, però, ho l'obbligo di ricordare che l'Europa ha già distrutto - di fatto con le bombe - il mercato libico dove non si vende più neppure una porta o una sedia. Basta, laggiù il mercato è morto per sempre. Ora cerchiamo di non giocare alla roulette russa. Potremmo farci molto male».
MICAM
Progetti congelati in Ucraina, infine, per il gruppo Natuzzi. Per il direttore retail, Diego Babbo, «l'effetto dell'embargo imposto da Putin, per il momento ci impone una maggiore cautela. Aspettiamo gli eventi e teniamo i nuovi progetti, cioè l'apertura di nuovi punti vendita, nel cassetto. Uno scenario così instabile non incoraggia certo gli investitori locali. Di certo c'è una storia - che non riguarda solo la nostra azienda - da difendere. Non possiamo giocarci quarant'anni di lavoro in questo modo». Ma a Bruxelles lo sanno?
2. “PRIMI EFFETTI: I RUSSI DISERTANO LE FIERE DI MILANO”
Da “Il Giornale”
MICAM
La crisi ucraina inizia a far sentire i suoi effetti concreti anche sull'Italia, tanto che i primi segnali si stanno già avvertendo a Milano, motore economico del paese. Basta un dato per rendersi conto della portata della controffensiva economica lanciata dal presidente Putin, in risposta alle sanzioni europee: -14% di presenze (tradotto buyer russi) al Micam, il Salone internazionale della pelletteria e accessori di moda, in corso nella capitale della moda.
Dopo l'allarme lanciato dalle aziende lombarde, in particolare del settore alimentare - l'export lombardo dei prodotti ortofrutticoli e caseari in Russia vale 123 milioni di euro (dati 2013 della Camera di commercio di Milano) - ieri è toccato al settore della pelletteria. Il 7 agosto Mosca ha bloccato l'importazione da tutta l'Ue di carne di manzo e di maiale, pollo, pesce, frutti di mare, latte, latticini, frutta e verdura, cui si è aggiunto ieri il divieto per il comparto tessile, anche se al momento è limitato agli acquisti effettuati direttamente dal governo federale russo. E l'export lombardo nel settore dell'abbigliamento vale 446 milioni di euro (2013).
MICAM
Due giorni fa dunque il grido di dolore si è levato da un'altra eccellenza mondiale del Made in Italy, il Mipel il salone della pelletteria e il Micam, il salone della calzatura, che hanno aperto i battenti domenica nei padiglioni di Rho Pero. La prima giornata si è conclusa con un calo di presenze del 14%: un risultato dovuto «alla mancanza dei russi», fanno sapere gli organizzatori che «a causa della delicata situazione internazionale e della svalutazione del rublo», hanno disertato l'appuntamento. Così se nei primi quattro mesi dell'anno l'export del settore pelletteria è cresciuto del 5% in valore e dell'1,8% in volume superando i 2,1 miliardi di euro, registrano segnale negativo solo le esportazioni verso la Federazione russa e il Giappone.
ucraina donetsk
I dati diffusi dall'Aimpes, Associazione italiana manufatturieri pelli e succedanei, segnalano la frenata registrata nei due mercati strategici per la pelletteria italiana. In particolare l'export nella Federazione Russa ha registrato una flessione del 7,3% del valore delle transazioni e del 7,6% del volume. «Quest'anno rischiamo di chiudere con un segno meno - ha sottolineato Cleto Sacripanti, presidente di The Micam e di Assocalzature - perché il mercato italiano e quello russo pesano tantissimo e negativamente sul settore».
UCRAINA SCONTRI A ODESSA