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    RENZI, GIÙ LE MANI DA MILANO – PER IL DOPO-PISAPIA IL PREMIER AVREBBE PRONTA LA CARTA ANDREA GUERRA, MA IL PD MILANESE NON VUOLE IMPOSIZIONI – GIRANO I NOMI DI FIANO, MAJORINO, QUARTAPELLE, AMBROSOLI E SCALFAROTTO – E ATTENZIONE CHE TRA POCHI MESI SI LIBERA DE BORTOLI


     
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    1 - IL PD DI MILANO AVVERTE ROMA: SUL DOPO PISAPIA DECIDIAMO NOI

    Massimo Rebotti e Andrea Senesi per il “Corriere della Sera

     

    Primarie di coalizione a novembre (subito dopo la fine di Expo), con un comitato di saggi a garantirne la trasparenza e con l’ipotesi di allargare la consultazione anche all’area metropolitana.

    lia quartapelle 8 pisapia lia quartapelle 8 pisapia

     

    Il giorno dopo il no di Pisapia, a Milano è già ora di guardare avanti. Il rischio che il centrosinistra cittadino vuole evitare è che la scelta del successore arrivi da fuori, da Roma. Il segretario del Pd milanese si chiama Pietro Bussolati ed è un renziano puro. È lui stesso ad aver spiegato agli alleati «la necessità di darsi un campo da gioco comune per garantirsi una forte autonomia nelle scelte. Se invece ci dividiamo — ha concluso — lasceremo spazio a interventi di altro tipo».

     

    Intorno a Palazzo Marino il clima rimane agitato. Dietro ai coccodrilli politici più o meno di circostanza, il sospetto che agita gli arancioni è che l’addio di Pisapia sia stato salutato con un certo sollievo dalla nuova guardia renziana. Tanto che le indiscrezioni sugli aspiranti candidati avevano preso a circolare con anticipo preoccupante per i fedelissimi del primo cittadino. I democratici, col loro 45 per cento raggiunto in città alle Europee, avrebbero in qualche modo prenotato da tempo la poltrona del sindaco arancione. E infatti i nomi che circolano sono tutti o quasi interni al partito di maggioranza.

    andrea guerra andrea guerra

     

    La candidatura più solida sembra quella di Emanuele Fiano, uno che in Comune ha trascorsi importanti, capo dell’opposizione ai tempi di Gabriele Albertini. Il deputato di Areadem ha le caratteristiche giuste, dicono quasi tutti nel suo partito. Esperienza, competenza, contatti. Sostenitore dell’esperienza Pisapia ma dal profilo più riformista.

     

    Fiano potrebbe trovarsi come avversario uno degli assessori più in vista dell’attuale giunta, il titolare del Welfare Pierfrancesco Majorino, pronto a raccogliere l’eredità politica di Pisapia mantenendo il filo del dialogo con la sinistra radicale (Sel e Rifondazione). Fuori dai confini di partito si muove l’ipotesi di Umberto Ambrosoli (sconfitto da Roberto Maroni alle scorse Regionali, nonostante la netta affermazione a Milano), mentre più sfumata sembra l’opzione Ivan Scalfarotto. Renzi non si è ancora espresso e nel Pd milanese il timore è che all’ultimo momento il segretario-premier possa calare su Milano un asso nella manica (s’è parlato dell’ex ad di Luxottica Andrea Guerra).

    emanuele fiano emanuele fiano

     

    In corsa (per ora solitaria) c’è anche Antonio Di Pietro, mentre il M5S non derogherà dal metodo della selezione via web. Sull’altro fronte la situazione, se è possibile, è ancora più ingarbugliata. Mariastella Gelmini, a nome di FI, due giorni fa aveva rilanciato l’idea di Maurizio Lupi, ma la mossa è stata letta più come un tentativo di arginare gli appetiti della Lega di Salvini che come una reale investitura sull’ex ministro di Ncd.

     

    E poi c’è Salvini, appunto. Per il leader del Carroccio Palazzo Marino è un antico amore, mai evaporato. E non è da escludere che, alla fine, il segretario non scelga di dirottare la sua parabola politica proprio sulla città. Per sbarrargli la strada i centristi sognano un candidato della società civile. Nelle settimane scorse si era più o meno fantasticato intorno ai nomi dell’ex magistrato Stefano Dambruoso (sue le inchieste sulle cellule islamiche in città) e del presidente della Triennale Claudio De Albertis. L’ultima tentazione in ordine di tempo è quella che porta a Corrado Passera.

     

     

    pierfrancesco majorino pierfrancesco majorino

    2 - PISAPIA SALUTA MILANO, LE MANI DI RENZI SULLA CITTÀ

    Gianni Barbacetto per il “Fatto quotidiano

     

    Le pressioni su Giuliano Pisapia e la caccia a un nuovo candidato sindaco di Milano erano in corso da tempo. Nel pomeriggio di domenica scorsa, a sorpresa, sotto una pioggerellina noiosa che pareva l’esatto contrario dell’incredibile arcobaleno che aveva salutato la grande festa della vittoria in piazza Duomo, il 30 maggio 2011, l’annuncio che molti aspettavano, Pisapia l’ha dato: “Non sarò candidato a diventare il tredicesimo sindaco di Milano”.

     

    Il gran rifiuto era messo in conto e anzi in molti, soprattutto a sinistra, ci speravano. Ma ora che è arrivato obbliga la politica a iniziare subito una campagna elettorale che sarà lunga 14 mesi e che mostrerà una doppia guerra fratricida, senza esclusione di colpi, che si combatterà dentro la sinistra e dentro il Pd. Perché Pisapia ha detto no? “Perché l’avevo chiarito fin dalla campagna elettorale del 2011: se avessi vinto avrei fatto un solo mandato”. Per coerenza, dunque, e non per stanchezza. “perché la politica non deve essere una professione, ma un servizio”.

     

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    Non che non fosse stanco, “Giuliano”, come lo chiamano i suoi amici e i milanesi che se lo ricordano giovane militante della sinistra. Stanco di vedersi rinfacciare le cose che non è riuscito a realizzare perché una città come Milano è una grande macchina difficile da governare. Stanco di essere considerato una specie di traditore dalla parte più a sinistra dello schieramento che l’ha sostenuto e che lo immaginava come una sorta di Che Guevara arrivato a conquistare Palazzo Marino.

     

    Stanco dell’arroganza degli Squaletti del Pd, i Bravi Ragazzi renziani di Milano che nessuno conosce fuori dalla circonvallazione (e pochi anche dentro), ma che pretendono di dargli ordini, credendo davvero di essere loro il più grande partito della città. Non è stata comunque la stanchezza a fargli fare il gran rifiuto, perché l’uomo è combattivo e le sfide, semmai, lo galvanizzano. Ma sa che il prossimo mandato sarà, per chiunque vinca, difficilissimo: senza soldi, a gestire una città sempre più complicata, in una fase politica che non è più quella in cui ha vinto.

     

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    Giuliano Pisapia in questi anni ha perso qualche battaglia, ha fatto qualche compromesso, ha creato qualche delusione. Ma resterà nella storia di Milano l’uomo che è riuscito a compiere il miracolo: riportare il centrosinistra alla guida della città che ha visto passare il craxismo, il leghismo, il berlusconismo. Ha fatto vincere, sotto quell’incredibile arcobaleno, la “rivoluzione arancione” e poi, malgrado i molti disillusi, ha saputo tenere Palazzo Marino fuori dalle bufere giudiziarie che hanno spazzato tutti gli altri palazzi del potere ambrosiano. Un sindaco onesto, al di là di ogni dubbio.

     

    Non è poco, di questi tempi. E in fondo, quello che ha retto meglio la fine della fase che aveva fatto vincere altri sindaci più o meno “arancioni”, da Luigi De Magistris a Napoli fino a Marco Doria a Genova, per non dire di Ignazio Marino a Roma. Resterà il sindaco che ha aperto una fase nuova, dimostrando che la sinistra pulita può vincere anche nella terra di Craxi, di Bossi e di Berlusconi.

     

    ferruccio de bortoli ferruccio de bortoli

    Ora si facciano sotto altri, anche anagraficamente più giovani, per tentare di gestire una fase che avrà a che fare con buchi di bilancio e grandi difficoltà a rientrare dagli investimenti fatti per una M4 di cui la città poteva fare a meno e per i terreni di Expo che dopo la fiera nessuno vuole. Sotto a chi tocca. Dentro il Pd, a Pierfrancesco Majorino che tenterà di unire gli antirenziani, che a Milano sono forti; o a Lia Quartapelle, volto umano dei Bravi Ragazzi maestri d’arroganza che nel nome di Renzi (e nella scia di Penati) qui hanno conquistato il partito; o a Emanuele Fiano, che tenterà una mediazione tra le diverse anime. Piacerebbe tornare nella sua città anche a Ivan Scalfarotto, che per Renzi ha dimenticato i Girotondi.

     

    A Stefano Boeri non dispiacerebbe avere la rivincita . Andrea Guerra, l’ex ad di Luxottica, sarebbe per il renzismo il candidato perfetto. Umberto Ambrosoli sarebbe l’anima della Milano civica e fuori dai partiti. Giuseppe Sala, commissario di Expo, sarebbe la carta vincente se Expo dovesse essere un trionfo (e se alla fine dell’esposizione le manette non torneranno a scattare).

     

    GIULIANO PISAPIA E MARCO DORIA GIULIANO PISAPIA E MARCO DORIA

    Tra 14 mesi, poi, sarà libero anche Ferruccio de Bortoli, in uscita dal Corriere della sera, “papa straniero” che potrebbe portare la pace dopo il conflitto sanguinoso che si è già aperto e che potrebbe perfino finire – chissà – col restituire a un centrodestra smarrito e diviso la guida della città.

     

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