michael gove
GOVE, JOHNSON NON È ATTACCATO A VENTILATORE POLMONARE
(ANSA) - Boris Johnson "non è attaccato a un ventilatore polmonare". Lo ha precisato il ministro Michael Gove. Johnson è da ieri in terapia intensiva per l'aggravarsi delle sue condizioni dopo essere stato colpito dal coronavirus. "Il primo ministro ha ricevuto un po' di sostegno attraverso l'ossigeno ed è tenuto sotto stretto controllo", ma "non è un ventilatore" quello a cui è collegato, ha detto Gove alla Radio Lbc, assicurando che se le sue condizioni dovessero cambiare il governo farà una dichiarazione ufficiale.
micheal gove e boris johnson campagna per la brexit
1 - UN MESE TERRIBILE BORIS IMPREPARATO (PER INDOLE E IDEE) ALL'EMERGENZA
Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
Stavolta Boris Johnson ha sottovalutato il suo avversario: ed è finito k.o.
D' altra parte, lui aveva preso sottogamba il coronavirus fin dall' inizio: quando spiegava ai concittadini che bastava lavarsi bene le mani e il Covid-19 se ne sarebbe stato alla larga; o come quando ha dato spazio alle teorie sull' immunità di gregge dei suoi consiglieri medici, che trovavano opportuno far contagiare tutta la popolazione.
BORIS JOHNSON CORONAVIRUS
Johnson adesso sta affrontando la battaglia della sua vita: non solo per la sua salute, ma per la sua sopravvivenza politica. Perché dall' esito della pandemia - e del suo personale decorso - dipenderà il modo in cui passerà alla storia.
Boris, di carattere, non era attrezzato per affrontare un' emergenza di questo tipo.
Lui è uno che sprizza ottimismo, che vuole comunicare buonumore, essere gioviale, fare battute: e invece ha dovuto indossare una maschera tragica e provare a esprimere compostezza e rigore.
Ma soprattutto, si è trovato a dover prendere decisioni che cozzavano con i suoi istinti: Johnson è un ultra-liberale, anzi un libertario, e l' idea di promulgare divieti come quelli richiesti dall' epidemia faceva a pugni con le sue convinzioni. Anche per questo ha esitato, nella speranza che la Gran Bretagna potesse fare a meno di seguire la «via italiana». E dicono che in questi giorni non vedesse l' ora di riaprire tutto e far ripartire il Paese.
WINSTON CHURCHILL
Lui, fino a qualche settimana fa, sognava di essere il premier che ha realizzato la Brexit, che ha portato a compimento il progetto di una Global Britain , finalmente libera di riprendere nel mondo il posto che le spetta per storia e destino. E anche sul piano personale, questo doveva essere un anno importante, suggellato dalle nozze con la giovane fidanzata Carrie Symonds e dalla nascita del bambino che lei porta in grembo già da sei mesi. Invece si è trovato a lottare con un nemico invisibile, insidioso, che non risparmia nessuno, neppure un primo ministro: e che rischia di mettere a tappeto non solo lui, ma il suo intero progetto politico.
GIUSEPPE CONTE PENSA DI ESSERE CHURCHILL
2 - IL FATTORE CHURCHILL E L'IMPRUDENZA I PUNTI DEBOLI DI BORIS
Vittorio Sabadin per “la Stampa”
È stata l' ammirazione per Winston Churchill a costare cara a Boris Johnson. Qualche anno fa aveva scritto un libro, «The Churchill Factor», nel quale rievocava gli anni della Seconda Guerra Mondiale e parlava con invidia del modo nel quale Churchill era riuscito a unire il paese, portandolo alla vittoria attraverso immani sacrifici. Johnson pensa davvero di essere l' erede di quello spirito, lo ha usato nei discorsi sulla Brexit, negli slogan come «Get Brexit done», semplici e facili da capire per tutti, nella tenacia con la quale è riuscito alla fine a unire il suo partito in un obiettivo comune.
Poi è arrivato il coronavirus, la più importante minaccia al benessere e alla pace del paese dalla fine della guerra. Che cosa avrebbe fatto Churchill? si deve essere domandato Boris Johnson. E ha cercato di imitarlo fin da subito, sottovalutando e deridendo un nemico al quale nulla importa della retorica dei discorsi.
BORIS JOHNSON CORONAVIRUS
winston churchill con portadocumenti nel 1929
Nel suo primo intervento in Parlamento dopo la nomina a primo ministro nel maggio del 1940, Churchill aveva promesso al paese solo «lacrime, sudore e sangue». Johnson lo ha seguito dicendo che molte persone avrebbero perso i loro cari, una frase infelice che non ha risvegliato l' orgoglio di nessuno. Ha aggiunto che lui avrebbe continuato a stringere mani, un' affermazione arrogante che non teneva conto di quanto già si sapeva sulla pericolosità del virus.
boris johnson presenta la sua biografia di winston churchill
Quando Johnson ha fatto sapere di essere stato contagiato, un' annunciatrice della tv ha sorriso nel dare la notizia e ha poi dovuto scusarsi. Ma a molti è venuto da sorridere, perché quella triste novità è apparsa come una catarsi che trasformava per l' ennesima volta gli annunci di Johnson in una tragedia, questa volta personale. Ma è stato l' ultimo tentativo di assomigliare a Churchill, avvenuto tre giorni fa, a costare caro al premier britannico.
Febbricitante, pallido e malato, Johnson ha voluto farsi fotografare davanti al numero 10 di Downing Street con un braccio alzato, nella stessa identica e famosa posa che aveva assunto Churchill, rinunciando solo a fare con le dita il segno della V di vittoria, perché non c' era nessuna vittoria da celebrare. Johnson aveva probabilmente la febbre alta, ma come Churchill aveva voluto indossare solo una giacca in una giornata fredda.
boris johnson
E' stata quell' imprudenza ad aggravare la sua condizione? Forse sì. Johnson ha fatto male a domandarsi come Churchill avrebbe affrontato questa guerra. Avrebbe fatto meglio a pensare che Churchill al suo posto sarebbe morto, perché beveva troppo, fumava, era sovrappeso, aveva il cuore malato e era già anziano.
Avrebbe dovuto essere per una volta meno sbruffone, e ascoltare di più i medici invece di consiglieri inaffidabili e oscuri come il suo mentore Dominic Cummings. Tutti sperano che Johnson si riprenda presto e torni alla guida del paese che attraversa la sua nuova ora più buia. Ma non si può non pensare ancora una volta che quando la storia si ripete, la prima volta è per una tragedia, la seconda è per una farsa.
boris johnson con la sua biografia di winston churchill boris johnson