Giuliano Zulin per “Libero quotidiano”
VIGNETTA BENNY - LUCA ZAIA
Poi ci si domanda come mai Luca Zaia sia il governatore più amato d' Italia... Ti credo: per l' ottavo anno consecutivo ha deciso di non mettere le mani nelle tasche dei veneti. Anche nel 2019 i contribuenti non dovranno pagare l' addizionale Irpef. Durante il suo mandato i cittadini hanno risparmiato ben oltre un miliardo di euro. Un miracolo. E non è che, evitando di imporre una tassa locale, i servizi ne risentiranno. O addirittura saranno tagliati. Anzi...
Nella finanziaria approvata a tempo di record, venti giorni prima della scadenza di fine anno, Zaia ha inserito anche norme in favore della sanità, del welfare e dei più bisognosi. Continueranno gli investimenti per rinnovare il parco macchinari delle strutture ospedaliere regionali. Una trentina di milioni arriverà alle scuole paritarie, le quali - ha sottolineato il presidente leghista - accolgono 90mila bambini, facendo risparmiare allo Stato 250 milioni. E ancora 8,3 milioni per accudire i malati psichiatrici e poco meno di un milione in favore dei minori vittime di maltrattamenti e abusi.
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La manovra complessiva è di 17 miliardi, metà di quella nazionale, e ovviamente gran parte del bilancio se lo mangia la sanità. Una voce obbligata. Non mancano comunque le grandi opere: 10 milioni per la sicurezza dei viadotti (dopo Genova non si sa mai...) e soprattutto 160 milioni per la Pedemontana, strada che piace a tutti, tranne che ai cinquestelle.
Ma come fa Zaia a rinunciare a quel miliardo di Irpef? Per dire, la Regione Piemonte applica un' addizionale massima del 3,3% sulle buste paga dei propri contribuenti, così come il Lazio. Anche la Campania non scherza: 2%. Così come Emilia Romagna e Liguria: la percentuale più alta arriva al 2,33%. La ricetta è semplice. Ed è la stessa applicata dai bravi ristoratori: se vuoi guadagnare, devi stare attento alle spese. Un metodo semplice, che tuttavia non entra mai nella testa dei governi centrali, dato che la spending review rimane sempre sulla carta.
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Il Veneto è storicamente una delle regioni italiane col miglior rapporto tra spesa sanitaria ed efficienza dei servizi erogati. È stata, fino all' anno scorso, tra le "regioni riferimento", ai fini del riparto delle risorse per il Servizio Sanitario Nazionale (cioè una di quelle regioni che fissano il livello di spesa/servizi a cui le altre devono tendere). È tuttavia stata esclusa - non senza proteste - a novembre 2017 dal governo Gentiloni, quando le 5 regioni "riferimento" individuate come possibili per il 2018 sono state Toscana, Marche, Umbria, Emilia-Romagna e Lombardia.
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E dire che, come ha più volte spiegato Zaia, se lo Stato applicasse il modello gestionale veneto, potrebbe risparmiare 30 miliardi l' anno. Un dato parla per tutti: a fronte di tagli per 2 miliardi di euro in 7 anni, il bilancio della sanità regionale del 2016 - ultimo dato disponibile - si è chiuso con un attivo di 13,7 milioni. Di cosa vogliamo parlare?
Immaginate cosa potrebbe fare il Veneto, così come la Lombardia, se finalmente ottenessero l' autonomia. Quello che non hanno capito a Roma, dal Pd a M5S, è che proprio l' autonomia ridurrebbe la spesa pubblica - dato che le competenze passerebbero a livello regionale - con minor aggravi per l' amministrazione centrale. Chi non capisce un concetto così semplice o è poco intelligente o è in malafede.