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    LA VENDETTA DELLA CAMORRA NON SI PRESCRIVE – L’INGEGNERE SALVATORE COPPOLA, UCCISO A NAPOLI CON DUE COLPI DI PISTOLA IN FACCIA, 15 ANNI FA FU ARRESTATO PER RICICLAGGIO E FAVOREGGIAMENTO E COLLABORÒ CON LA GIUSTIZIA: RACCONTÒ I LOSCHI AFFARI DEL CLAN MAZZARELLA CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE NEL SETTORE EDILIZIO – IL 65ENNE ERA USCITO DAL “PROGRAMMA DI PROTEZIONE” E AVEVA RIAPERTO LO STUDIO...


     
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    Estratto dell’articolo di Gennaro Scala per il “Corriere della Sera”

     

    omicidio di Salvatore Coppola omicidio di Salvatore Coppola

    Aveva riaperto un ufficio nel suo quartiere. L’ingegnere Salvatore Coppola si era fatto rivedere in giro. Era stato in carcere, aveva accusato i boss e i colletti bianchi, svelato affari ed era finito sotto protezione «provvisoria». Quindici anni dopo la sua prima deposizione la camorra gli ha presentato il conto.

     

    Martedì sera è stato ucciso proprio nel suo quartiere, San Giovanni a Teduccio. Quasi sotto il nuovo ufficio e a pochi passi dall’Università e dalla Apple Academy, il luogo di cultura e speranza che mancava in quella periferia e che attrae le menti migliori di Napoli. [...]

     

    Salvatore Coppola Salvatore Coppola

    L’ingegnere, 65 anni, è stato raggiunto da almeno due pallottole al volto mentre si trovava nel parcheggio di un centro commerciale. In strada e nel negozio c’erano decine di persone. Le indagini puntano dritte al passato pericoloso del professionista che fu coinvolto in un’inchiesta che fece luce su un’intricata rete di rapporti tra camorra locale, colletti bianchi e funzionari della Pubblica amministrazione.

     

    Fu arrestato per riciclaggio e favoreggiamento e condannato. Quello stesso anno iniziò il suo percorso di collaborazione con la giustizia, poi interrotto nel 2011. In una deposizione in aula, nel 2016, spiegò anche perché. Riferì che la «commissione ministeriale, pur con il parere favorevole della Procura di Napoli, non intese andare oltre nel programma di protezione». Quando gli fu chiesto se fosse stato sottoposto a minacce, Coppola rispose categoricamente di «no». Si sentiva al sicuro. [...]

     

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    Da non molto aveva riaperto un ufficio che si occupava di edilizia e ristrutturazioni a pochi passi dal luogo dell’omicidio. Era il nuovo corso della sua vita, il suo modo di guardare al futuro. Ma potrebbe essere proprio il suo passato ad essere tornato a bussare alla sua porta. Gli investigatori non escludono la pista della vendetta. Sul territorio sarebbero tornati alcuni personaggi legati al clan che potrebbero aver sconvolto gli equilibri sul territorio.

     

    [...] Nel corso di questi anni ha più volte presenziato come teste nei processi che riguardavano la criminalità organizzata. A Roma, il 12 aprile del 2021, quando fu ascoltato dal sostituto procuratore Francesco Minisci nell’ambito dell’inchiesta «Affari di famiglia» che fece luce sulla radicalizzazione della camorra nella Capitale, Coppola lasciò intendere che vivere in certe zone, inevitabilmente, può portare a contatti pericolosi: «Ero un ingegnere immobiliarista e conoscevo personalmente il capo del clan, Vincenzo Mazzarella, mi occupavo di aste giudiziarie. Sono nato a San Giovanni a Teduccio, quartiere periferico a est di Napoli. Vivendo in quella zona sono venuto a contatto per questioni professionali con questa struttura. Non ero affiliato, ma un punto di riferimento».

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