1 – TRA I MERCENARI IN LUTTO PER IL LEADER "ERA UN PATRIOTA, COLPITO ALLE SPALLE"
Estratto dell’articolo di Giovanni Pigni per “La Stampa”
memoriale improvvisato per prigozhin davanti alla sede della wagner a san pietroburgo
Un piccolo memoriale improvvisato è apparso ieri mattina di fronte al palazzo in acciaio e vetro che ospitava il Wagner Center, il quartier generale pietroburghese di Evgeny Prigozhin.
Gente di tutti tipi – padri di famiglia con bambini, giovani, pensionati – si avvicinano alla spicciolata per depositare dei fiori.
Si tratta di uno dei raduni spontanei comparsi in tutta la Russia per commemorare il capo della Wagner, Evgeny Prigozhin, il suo braccio destro Dmitry Utkin e gli altri mercenari rimasti uccisi in una catastrofe aerea il giorno prima.
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memoriale improvvisato per prigozhin davanti alla sede della wagner a san pietroburgo
Salito alla ribalta con l'invasione dell'Ucraina, Prigozhin ha saputo catalizzare un sentimento di crescente rabbia e frustrazione nella società russa sullo sfondo degli insuccessi militari dell'anno scorso. Ha rappresentato un movimento nazionalista radicale che parte dal basso e che si contrappone all'élite, percepita come corrotta e incompetente, contro la quale Prigozhin si scagliava regolarmente.
«Era un vero patriota, e non un funzionario corrotto che ha paura di perdere la sua poltrona», dice Tatyana, una pensionata sessantenne, con la voce rotta dalle lacrime. «È una grande tragedia per la società russa», concorda Oleg, 37 anni, imprenditore. Sulla maglietta, il teschio simbolo della compagnia di mercenari.
memoriale improvvisato per prigozhin davanti alla sede della wagner a san pietroburgo
[…] Tutt'ora le circostanze della sua morte sono ignote, e forse non si sapranno mai. «È stato un colpo alle spalle, un tradimento», dice Oleg. Come molti dei presenti, non crede alla teoria secondo cui dietro la morte di Prigozhin ci sia lo zampino dei servizi segreti ucraini e occidentali. «Ci dicono che i nemici sono gli europei, gli americani - dice Oleg - ma la cosa più orribile è quando i nemici sono in casa, ma prima o poi ce ne libereremo», si sfoga.
Intanto, al memoriale si avvicinano alcuni uomini in mimetica, alcuni con il volto coperto e le spalline della Wagner. Il memoriale inizia a riempirsi di altri fiori, compare il tricolore russo e persino la mazza, il simbolo della ferocia con la quale i mercenari eliminavano i traditori della patria. «Era prevedibile che accadesse. Hanno solo aspettato un po' per non farne un martire», dice Roman, 32 anni, ex combattente della Wagner e veterano della battaglia di Bakhmut.
memoriale improvvisato per prigozhin davanti alla sede della wagner a san pietroburgo
Come altri mercenari, è sicuro che Prigozhin sia stato vittima di una resa dei conti interna al Paese. È di questa opinione anche un altro mercenario, noto con il nome di battaglia "Karat", comandante di una brigata d'assalto della Wagner. «Lo Stato non ha lasciato correre», dice, riferendosi all'ammutinamento. «È stata un'azione pianificata dai servizi segreti russi», dice.
Dopo la ribellione di due mesi fa, le operazioni della Wagner sono rimaste sospese in un limbo. Secondo le ultime dichiarazioni di Prigozhin, la compagnia si sarebbe trasferita per qualche tempo in Bielorussia e continuerebbe ad operare in Africa. Ora, con la scomparsa della sua leadership, le sorti della Wagner appaiono ancora più incerte.
«Non fate nulla di stupido», è stato l'avvertimento rivolto ai mercenari dal canale Telegram Grey Zone vicino alla leadership della Wagner. «Chi ha eliminato Evgeny Viktorovich sappia che noi non ci fermeremo», dice Karat. «Morivamo per il nostro popolo, per il nostro Paese, per la nostra terra e continueremo a farlo».
2 – I SEGRETI DI PRIGOZHIN
Estratto dell’articolo di Francesco De Remigis per “il Giornale”
vladimir putin
[…] Ancora poco si è […] scavato sul possibile lato d’intelligence, per così dire, presumibilmente messo in piedi a mo’ di assicurazione personale dal n°1 dei «professionisti» della guerra: un altamente probabile cassetto di segreti (e dossier) custodito dal fondatore della Wagner Evgenij Prigozhin, dato ora per morto.
Dietro il suo aereo esploso potrebbero esserci manovre legate a informazioni sensibili, che avrebbero potuto (e forse potrebbero ancora) infangare l’esercito russo e l’onore dello zar in vista delle elezioni 2024. Prove di violazione dei diritti umani (anche a danno del popolo della Federazione), reclutamenti forzati, errori. Documenti che sarebbero potuti arrivare anche alla Corte penale dell’Aja. E rivelazioni a uso interno su presunte amanti di Putin, figlie segrete, intrallazzi.
Certo, a Prigozhin era stata garantita da Putin in persona la chiusura del processo penale per istigazione alla ribellione, aperto dall’Fsb a carico degli ammutinati contro le gerarchie di Mosca; una promessa confermata dal portavoce del Cremlino Peskov, che però, in modo piuttosto sibillino, aveva parlato della semplice «parola» data dal presidente della Russia.
MEME SU EVGENIJ PRIGOZHIN
In sostanza la cornice di un accordo: tra il ricco ex oligarca e l’uomo più potente di Russia, che aveva contribuito a far diventare milionario Prigozhin prima di annoverarlo nella lista dei «traditori».
[…] Regolamento di conti, vendetta o messinscena, l’ipotesi di una soluzione di compromesso non onorata dallo zar si consolida, su Prigozhin. […] Qualcosa era filtrato dal quotidiano investigativo Proekt, che a giugno citava una fitta rete di società offshore e intercessori per ripartire case e proprietà alle figlie dello zar e all’ex moglie. Il parcheggio dei paramilitari in Bielorussia aveva rimesso tutto agli umori del Cremlino, mentre Prigozhin scorrazzava in Africa.
schianto aereo sul quale viaggiava prigozhin 8
Ma nelle ultime ore in Russia più di un canale Telegram ha ripreso in mano la pista delle informazioni scomode che potevano tenere Putin perfino sotto ricatto, e renderlo dunque ancora più debole. Dossier costruiti dall’ex cuoco mattoncino dopo mattoncino, operazione dopo operazione, tra uno storione affumicato con limone e burro e un buon vino serviti a oligarchi e capi di Stato, prima della carriera paramilitare e durante la stessa.
La presunta vendetta non esclude del tutto neppure l’idea di una sparizione orchestrata insieme, per salvare faccia e portafoglio. Ma il potere origlia sempre. E per rubare i segreti (o la posizione di un jet) basta una mazzetta ben infilata sotto la giacca di qualcuno; anche nei teatri di crisi dove la brigata era impiegata, dal Medio Oriente alla Libia, nell’Africa sub-sahariana alla Siria.
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