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    LA "FURBATA" DI FRANCESCO PROFUMO - PER POTER ASPIRARE ALLA POLTRONA DI PRESIDENTE DI INTESA, IL COCCO DI GUZZETTI MOLLA QUATTRO MESI PRIMA DELLA SCADENZA LA COMPAGNIA DI SAN PAOLO. UNA SGRAMMATICATURA PIUTTOSTO GROSSOLANA DEL CODICE DI COMPORTAMENTO, CHE HA REGISTRATO IL “VIBRANTE DISAPPUNTO” DI ALCUNI AZIONISTI DI PESO DI INTESA (IL CEO CARLO MESSINA VORREBBE GROS-PIETRO PER L’ETERNITÀ) - IN POLE POSITION PER LA SUCCESSIONE C’È MARCO GILLI, GIÀ RETTORE DEL POLITECNICO DI TORINO (ALL’EPOCA SUCCESSE PROPRIO A PROFUMO) – IL GRANDE DUELLO TRA GUZZETTI E PALENZONA PER LA POLTRONA DELL’ACRI…


     
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    Estratto da www.lospiffero.com

     

    francesco profumo francesco profumo

    Detto fuori dai denti: per essere uno che ogni due per tre la mena con la “postura istituzionale” (sottinteso, che lui avrebbe e altri no) imprescindibile per rivestire cariche ai vertici delle fondazioni, la recente condotta di Francesco Profumo non è propriamente quella di un grand homme d’Etat.

     

    Le sue dimissioni anticipate di un paio di mesi della naturale scadenza del mandato ma posticipate di un mese nell’effettività non solo sono una macchia sulla reputazione di uomo delle istituzioni del quasi ex presidente della Compagnia di San Paolo, ma costituiscono una sgrammaticatura evidente e piuttosto grossolana del codice di comportamento che dovrebbe regolare i rapporti tra enti e rappresentanze. Inutile girarci attorno,

     

    fabrizio palenzona foto di bacco fabrizio palenzona foto di bacco

    Profumo ha lasciato anzitempo la fondazione di corso Vittorio Emanuele per poter maturare i 12 mesi di “freezing” (o “cooling off”) imposti dal protocollo Mef-Acri, periodo di “decantazione” necessario per poter aspirare alla poltrona di presidente della conferitaria Intesa Sanpaolo.

     

    La solita norma all’italiana: dettata per evitare le porte girevoli e il passaggio senza soluzione di continuità da un ente azionista alla banca controllata, la regola è bellamente aggirata con il calendario alla mano.

     

    gian maria gros pietro foto di bacco gian maria gros pietro foto di bacco

    Di fronte a quello che è un “conflitto di interesse” in carne e ossa, passa persino in secondo piano il fatto che, a precisa domanda, soltanto una settimana prima Profumo aveva escluso l’intenzione di dimettersi, anche in quella occasione spargendo litri di retorica (“Non ho ansie sul futuro, credo si debba portare a compimento ciò che si è cominciato”).

     

    Il milioncino scarso attualmente percepito da Gian Maria Gros-Pietro può essere un motivo valido per perdere la faccia (peraltro già compromessa quando rinunciò alla candidatura a sindaco di Torino in cambio di futuri incarichi, che arrivarono puntuali e copiosi). E, giusto per non parlare di soldi, anche quel mese in più in Compagnia (le dimissioni decorrono dal 22 febbraio) buttalo via, soprattutto se ti aspetta un anno di stenti.

     

    carlo messina francesco profumo carlo messina francesco profumo

    Ma se all’interno della cinta daziaria qualcuno ha storto il naso – parlando di una “pagina non esaltante per la Compagnia”, pari a quanto accadde con il passaggio di testimone tra Piero Fassino e Sergio Chiamparino, quando la fondazione venne trattata alla stregua di una dependance domestica – a Milano la mossa non è stata accolta affatto bene.

     

    Smentendo le voci di una decisione concertata con i vertici della banca – il ceo Carlo Messina vorrebbe Gros-Pietro per l’eternità – alcuni azionisti di peso hanno trasmesso il loro “vibrante disappunto” direttamente al secondo piano del Palazzo delle Colonne. Il tentativo di ipotecare con un anno di anticipo la presidenza della banca non è parsa una genialata agli occhi di chi, come i fondi internazionali, sono pronti a cogliere ogni stormir di fronde sui mercati.

     

    MARCO GILLI MARCO GILLI

    Se il passo indietro si rivelerà per Profumo un passo falso lo dirà solo il tempo, ma certo non sarà sufficiente la “mezza promessa” che gli avrebbe fatto Giuseppe Guzzetti in cambio del sostegno alla corsa di Giovanni Azzone per la guida dell’Acri. Il grande vecchio, a cui Profumo si è votato anima e corpo, per ora vuole incassare e poi si vedrà. Le primavere, come le quasi 90 sul groppone di “Sua Santità”, passano e non sempre preludono a un’estate radiosa.

     

    GIOVANNI AZZONE GIOVANNI AZZONE

    Intanto, anche per piazzare l’attuale numero uno di Cariplo alla presidenza dell’associazione tra le fondazioni potrebbe non essere sufficiente né l’imboscata orchestrata da Profumo ai danni di Fabrizio Palenzona né la sua accelerata impressa alla successione. Il 21 febbraio è convocata l’assemblea straordinaria di Acri, l’ultima con l’ex ministro col loden in sella, per eleggere il suo erede ma è possibile che la decisione possa slittare.

     

    CARLO MESSINA GIUSEPPE GUZZETTI CARLO MESSINA GIUSEPPE GUZZETTI

    Dando ulteriore spago a Palenzona, per nulla rassegnato a mettersi il cuore in pace e rinunciare a un obiettivo, quello di far accomodare le sue generose terga sulla poltrona di via del Corso. Furbizio è attualmente in svantaggio – avendo contro le fondazioni big (Cariplo, Compagnia, Carifirenze e CrCuneo) – ma sta tessendo la rete tra Crt e gli enti medio-piccoli: la doppia votazione (per consistenza del patrimonio e quella numerica di associati) con maggioranze congiunte, meccanismo previsto dallo statuto, gli consente di restare più che mai in partita.

     

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