ALBERTO MATTIOLI per "la Stampa"
la fenice
«Pensavo che non ce l' avremmo fatta. Il guardaroba era allagato, l' acqua era arrivata a lambire la platea, a pochi centimetri dalla buca dell' orchestra. In teatro era tutto spento, perché l' inondazione aveva fatto saltare i quadri elettrici. I tecnici hanno sfondato gli armadietti dei professori per salvare gli strumenti. Fuori, una città fantasma, spettrale, buia: negozi e ristoranti chiusi, commercianti che piangevano, gente che guardava senza parole la casa o il negozio pieni di fango».
Parola di Alex Esposito, bergamasco, 43 anni, basso, in cartellone alla Fenice come Filippo II nel Don Carlo di Verdi diretto da Chung che aprirà la stagione. La notizia è che il sipario si alzerà davvero, contro venti e maree, segnale di speranza e di rinascita per una città che si rispecchia nel suo teatro, nella Fenice, l' uccello che rinasce dalle sue ceneri.
la fenice
Stavolta non sono quelle dei due roghi della sua storia, nel 1836 e nel 1996. Stavolta il nemico è stato l' amico storico di Venezia, la sua laguna (e soprattutto, vabbé, l' imprevidenza e la corruzione di chi le ha tradite entrambe, Venezia e la laguna). E tuttavia, domenica alla 19, sarà di nuovo musica, bellezza, festa, Verdi: in una parola, Italia.
C' è un precedente, nel '66 a Firenze: il 4 novembre l' alluvione, il 27 L' incoronazione di Poppea, con le sedie di fortuna nella platea devastata del vecchio Comunale al posto di quelle portate via dall' Arno.
Esposito è uno specialista di parti diaboliche, con un carnet pieno di Mefistofeli (prossimamente, quello di Berlioz a Torino e quello di Gounod a Venezia e a Valencia) ma, come molti cattivi di professione, è in realtà un buono e quasi si commuove raccontando la corsa matta e disperatissima che in teatro hanno fatto tutti, dalla primadonna alla donna delle pulizie, perché la Fenice risorgesse una volta di più. «Alcune prove di scena le abbiamo fatte a casa del regista, Robert Carsen (per inciso, la dimostrazione di come sono cambiate le convenienze teatrali: nel Sette-Ottocento, in segno di deferenza, si provava a casa del castrato o della primadonna).
la fenice
Per quelle musicali ci siamo trasferiti tutti al Comunale di Treviso. C' era un' energia pazzesca. Quando è arrivata la conferma che lo spettacolo si sarebbe fatto, il coro è esploso in applausi e acclamazioni. È stato tutto mischiato, non c' era tempo per i soliti passaggi. Quindi magari ascoltavi Carsen che ti spiegava una scena e contemporaneamente provavi il tuo costume».
alex esposito
La conferma definitiva è arrivata ieri, quando il sovrintendente, Fortunato Ortombina, ha comunicato che i pompieri avevano dato via libera. Paradossale, dover verificare che gli impianti antincendio funzionino nonostante l' acqua.
fortunato ortombrina
«Mai preparata un' opera così - racconta Esposito -. Siamo carichi di adrenalina e moriamo dalla voglia di andare in scena. La prima è sempre un evento, stavolta di più». Come al solito, Verdi ha già detto tutto.
In questo caso, nell' Attila, quando racconta la fondazione di Venezia da parte dei profughi di Aquileia. La cabaletta del tenore è venuta subito in mente a tutti noi che consideriamo i teatri la nostra vera casa: «Ma dall' alghe di questi marosi / Qual risorta fenice novella / Rivivrai più superba, più bella / Della terra e dell' onde stupor!». L' alghe e i marosi non fermano la bellezza.
teatro la fenice
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