Melania Rizzoli per “Libero Quotidiano”
MELANIA RIZZOLI
Perché nella stessa famiglia un congiunto si ammala di Covid-19, e addirittura muore, mentre gli altri componenti del nucleo familiare non si contagiano o al massimo risultano positivi senza presentare alcun sintomo?
È uno dei grandi misteri che ancora circondano il morbo cinese tuttora in gran parte sconosciuto, sul quale la scienza sta indagando da mesi, perché scoprire questo "quid" potrebbe essere la chiave per sconfiggere la pandemia che ha stravolto le vite umane del mondo intero.
Fino ad oggi, a seconda dei dati epidemiologici, la popolazione è stata divisa in sani, malati, guariti e deceduti, senza classificare la componente elevatissima di soggetti infetti ma senza sintomi, vista la complessità di individuare nella loro totalità questa parte di individui.
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Gli asintomatici infatti, possono essere definiti soggetti che a breve si ammaleranno in minima quantità rispetto a quelli che invece rimarranno perfettamente sani o senza segni di infezione, i quali non possono essere definiti malati nemmeno se ospitano il virus, non essendo chiaro se siano o no una fonte ineludibile di contagio, e questi fortunati individui scientificamente sono stati classificati come "tolleranti al Sars-Cov2" perché appunto tollerano la vicinanza del Coronavirus senza infettarsi, oppure in caso di contatto non sviluppano la malattia virale, dimostrando di essere capaci di convivere tranquillamente con il virus letale che solo in Italia ha mietuto in un anno fino ad oggi oltre 88mila vittime.
NON SOLO ANTICORPI
spesa coronavirus
Non sono note le ragioni per cui molte persone sviluppino questa "tolleranza", ma è chiaro che non è solo una questione di anticorpi, di geni o di gruppi sanguigni, perché coloro che evitano il virus nonostante siano stati a contatto stretto con un contagiato, risultano dotati della capacità di mediare con l'intruso, scendendo continuamente a patti con esso, invece di scatenare e sviluppare risposte immunitarie e infiammatorie violente, quelle che poi favoriscono gli importanti "danni collaterali" che hanno causato la morte di migliaia di pazienti.
È stato dimostrato infatti che ad uccidere il paziente non è direttamente il Coronavirus, bensì la sproporzionata reazione messa in atto dal sistema difensivo per reagire contro l'estraneo, che incendia le cellule con una drammatica risposta infiammatoria che alla fine sfugge al controllo danneggiando irreparabilmente gli organi vitali fino a spegnerli.
coronavirus microscopio
In seguito a tale certezza la prospettiva della ricerca è attualmente orientata non tanto a "come combattere il Coronavirus", bensì a "come aumentare la tolleranza ad esso", spostando quindi l'attenzione scientifica dalla virologia ai meccanismi di biologia cellulare e biochimica nell'interazione tra l'ospite uomo e l'agente patogeno, virale o batterico che sia.
I soggetti più esposti ad un eccesso di reazione infiammatoria sono notoriamente quelli tra i 70 e gli 80 anni, i più colpiti durante la pandemia, proprio perché "meno tolleranti" alle tempeste flogistiche (tempeste di citochine), come pure coloro che sono risultati affetti da sovrapposte patologie metaboliche e coardiovascolari (diabete, ipertensione, coronaropatie, obesità, vasculiti) tutte condizioni nelle quali la risposta infiammatoria risulta funzionalmente imprecisa, violenta e pericolosa.
ASINTOMATICO
Mentre dopo i 90 anni il sistema di attivazione dell'infiammazione rallenta notevolmente, in alcuni casi crolla del tutto, diventando poco o affatto sensibile agli insulti flogistici, cosa che spiegherebbe perché numerosi centenari evidenziati dalle cronache, pur contagiati, sono sopravvissuti egregiamente al Covid-19.
Negli adolescenti e nei bambini invece, la risposta immunitaria antinfiammatoria si attiva molto rapidamente di fronte a un'infezione, addirittura sconfiggendola nel giro di poche ore, e sebbene essa sia ancora immatura negli infanti, risulta più forte ed efficace che negli adulti nei confronti delle flogosi.
coronavirus ospedale di varese 3
È stato ampiamente dimostrato infatti, che le nostre cellule riconoscendo il virus come estraneo, per combatterlo attivano l'infiammazione, per cui oggi la scienza è orientata, anziché ad inseguire il Corona, a tentare di controllare la risposta infiammatoria nei soggetti in cui diventa eccessiva, cercando un modo per indurre un vero e proprio suicidio controllato di tali cellule con tutto il loro carico virale, con conseguente spegnimento dell'infiammazione potenzialmente letale, il meccanismo con il quale hanno, per esempio, agito le terapie a base di anticorpi monoclonali, che hanno guarito rapidamente molti pazienti con grave polmonite virale, compreso l'ex presidente Usa Trump.
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In questo modo si potrebbe ambire a riprodurre, in tutte le persone ammalate, quel perfetto attacco al virus evitando lo sviluppo di sintomi o danni collaterali, capacità che oggi appartiene solo ai fortunati "tolleranti".
Occhio alla pancia
cibo
Studi scientifici inoltre, da tempo concordano sul fatto che un'alimentazione corretta è già metà della terapia, poiché in decenni di vacche grasse l'eccesso di cibo ingerito dalle popolazioni ha favorito l'insorgere e la diffusione su larga scale delle malattie metaboliche e cardiovascolari succitate, concausa della incapacità di controllo delle infiammazioni, per cui ridurre gli apporti calorici è imperativo, visto che le persone obese che hanno contratto il Coronavirus hanno avuto il 113% in più di probabilità di essere ricoverate, il 76% di finire in terapia intensiva e il 48% in più di morire.
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In attesa dei vaccini contro il Corona per ora non ci resta quindi che continuare a rispettare le note misure di contenimento, e in attesa di trovare il modo di "convivere con il virus" o diventare "tolleranti", evitiamo di stare in casa a cucinare e mangiare senza sosta, poiché il rapporto tra l'alimentazione eccessiva e non corretta con un aumento dell'infiammazione di base è ormai certa, come è certo che il sovrappeso e l'obesità spalancano le porte del nostro corpo a molte gravi malattie, compreso il Covid19, casomai lo si incontrasse. riproduzione riservata.
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