1 – ITALIA, PERCHÉ VINCE IL POPULISMO
Anteprima di “Perché è successo qui”, il nuovo libro di Maurizio Molinari, pubblicata da “la Stampa”
DI MAIO SALVINI
Aggrediti dalle diseguaglianze, sorpresi dai migranti, flagellati da imposte e corruzione, bisognosi di protezione e sicurezza, feriti dalla globalizzazione, inascoltati dai partiti tradizionali e rafforzati nella capacità di esprimersi dall' avvento dell' informazione digitale, gli italiani con le elezioni del 4 marzo 2018 hanno reagito consegnando le proprie sorti al primo governo populista dell' Europa Occidentale con il risultato di innescare un domino di eventi sul Vecchio Continente dalle conseguenze imprevedibili.
Le dodici ragioni in cui si declina la spiegazione del «perché è successo qui» offrono la possibilità di esplorare altrettanti percorsi nell' identità nazionale ovvero gli aspetti meno conosciuti e più sorprendenti della nazione in cui viviamo. Troppo a lungo considerata immutabile nei costumi e nell' approccio alla vita pubblica. Da qui la necessità di addentrarsi lungo i percorsi della rivoluzione populista con prudenza e ingenuità. Per tentare di conoscere meglio la nazione e chi la abita. Senza dare nulla per scontato e senza aver paura di scoprire le verità più scomode perché capaci di rimettere in discussione la nostra identità nazionale.
maurizio molinari
Ci sono cinque tabù della politica italiana che giocano a favore di populisti e sovranisti. Sono temi largamente condivisi dai cittadini ma di cui si parla poco e male nella vita pubblica, generando una omertà di fatto che alimenta il sentimento di protesta.
Posizioni estreme
I tabù sono: il timore dell' islam, la competizione economica con i migranti, la paura di perdere l' identità nazionale, l' insofferenza per l' Europa come insieme di regole e il fascino di leader autoritari come Vladimir Putin.
CONTE DI MAIO SALVINI
Ognuno di questi tasselli descrive una tipologia di malessere che si esprime nel sostegno a posizioni estreme, interpretate con efficacia dai leader della Lega e dei Cinquestelle. Nominare tali tabù significa affrontare i nodi che sono alla genesi del sentimento di protesta che produce populismo e sovranismo.
L' islam genera timore perché è diventato la seconda confessione del Paese ma in pochi la conoscono, anche a causa della carente integrazione dei musulmani. Ad esempio, in occasione di Eid al-Fitr, la festa che conclude Ramadan, decine di migliaia di musulmani nel giugno 2018 hanno pregato in luoghi pubblici in più città: per loro è stato l' esercizio di un sacrosanto diritto ma molti non musulmani lo hanno vissuto come la conferma di un' invasione in pieno svolgimento perché le preghiere si sono svolte all' aperto e non dentro le moschee. Si è così riproposta l' incomprensione che vede il corto circuito tra due fattori: troppi italiani ancora ignorano cosa sia l' islam (che prevede preghiere di massa in luoghi pubblici) e troppi immigrati musulmani ancora esitano a integrarsi nei costumi locali (secondo i quali le preghiere pubbliche si svolgono solo in luoghi e occasioni particolari).
MOLINARI PERCHE' E' SUCCESSO QUI
Elettorato anti-establishment La somma fra percezione di un' invasione musulmana - nei numeri ancora molto limitata -, incomprensione di altre fedi e competizione nel lavoro genera la sensazione di essere aggrediti fino al punto di perdere la propria identità, locale e nazionale, nel quadro di un' Europa che in troppi conoscono solo come fonte di norme e regolamenti che costringono abitudini e comportamenti.
Nulla da sorprendersi dunque se l' attenzione va verso modelli politici differenti: a livello globale Vladimir Putin, perché rappresenta la figura di un leader forte con un' identità nazionale granitica e poco rispetto per le norme democratiche, e a livello locale movimenti come Lega e Cinque Stelle i cui personaggi più rappresentativi - Matteo Salvini e Beppe Grillo - godono di una tipologia di sostegno da parte dei sostenitori che sfiora a volte il culto della personalità. È interessante notare, sul fronte della popolarità, come secondo un' indagine condotta dal sito Sputniknews.com - di base in Russia - il maggiore livello di popolarità di Putin in Italia è fra i giovani compresi fra i 18 e 24 anni - 44 per cento - e fra gli over 65 - 43 per cento - che sono anche le due fasce elettorali dove Cinque Stelle e Lega raccolgono maggiori favori.
SALVINI DI MAIO ALLA FINESTRA DI PALAZZO CHIGI
Ed è altresì interessante notare che fra coloro che si dichiarano di destra c' è più sostegno a Putin rispetto a chi si dichiara di sinistra - 42 a 34 per cento - così come il livello più alto di apprezzamento per il leader del Cremlino è fra gli elettori di Fratelli d' Italia, il partito di Giorgia Meloni che ha nel simbolo la Fiamma dell' ex Movimento sociale italiano. Ovvero, c' è una sovrapposizione fra l' elettorato anti-establishment italiano e la convinzione che il presidente russo incarni la versione «più forte» e convincente di leadership in circolazione.
2 – Italia società del malessere
Ferruccio De Bortoli per il “Corriere della Sera”
FERRUCCIO DE BORTOLI
Nell' innovazione politica non temiamo rivali. Ma non è un primato di cui andare fieri. Sperimentiamo due populismi al governo in una volta sola. Secondo Steve Bannon, il troppo ascoltato ideologo americano, saremmo al centro dell' universo politico contemporaneo. Un esperimento pilota.
Bontà sua. Ma come è potuto accadere tutto ciò? Se lo chiede Maurizio Molinari nel suo ultimo libro dal titolo Perché è successo qui (La nave di Teseo). Un viaggio del direttore della «Stampa» - si legge nel sottotitolo - all' origine del populismo italiano che scuote l' Europa.
salvini a san lorenzo 4
«Sono due forze - scrive Molinari riferendosi a Cinque Stelle e Lega - che non hanno partecipato alla scrittura della Costituzione, alla formazione della Repubblica, alla creazione dell' Unione Europea, alla guerra fredda contro l' Urss e alla genesi della società interclassista forgiata dalla riforma agraria degli anni Cinquanta». Il segno della discontinuità, o se volete della rottura degli schemi classici della nostra democrazia rappresentativa, è tutto racchiuso in questa frase lapidaria. Siamo in un altro mondo.
L' analisi on the road dell' autore - che da quando ha assunto la direzione del quotidiano torinese, nel gennaio del 2016, ha percorso sul territorio italiano quasi 200 mila chilometri - è lucida, spietata, ma non rassegnata. Il sovranismo all' italiana è una riedizione tribale del nazionalismo.
SALVINI DIRETTA FACEBOOK
Esalta la retorica del leader forte facendo leva su un istinto mai represso dell' antropologia politica del Paese. Ha bisogno di avere un nemico: l' establishment, i poteri forti, la globalizzazione. Nel difendere e nel riscoprire le radici identitarie ha lo sguardo costantemente rivolto al passato. E, dunque, nel ritracciare i confini, non solo geografici, ma anche culturali, rivaluta il ruolo protettivo dello Stato.
In questa veste vintage affascina anche il pubblico giovanile. Le memorie del Novecento si diradano. I valori della pace e della solidarietà sono ingialliti dal tempo, svuotati dall' impoverimento dei ceti medi, dalla paura delle invasioni migratorie. Il senso della Storia conosce, di conseguenza, rivoli imprevisti. E il paradosso, come nota Molinari, è che queste forze, con la testa inebriata dalle peggiori suggestioni del Novecento, si sono dimostrate le più preparate e spregiudicate nell' uso della Rete.
vladimir putin giuseppe conte
Molto più abili dei loro avversari, che restano convinti di essere gli interpreti unici del progresso, della modernità. Una dimestichezza nello scorrazzare per i social network che potremmo definire una sorta di avanguardismo digitale, cui la violenza delle parole non fa difetto. Lo squadrismo del web è all' opera. I moderati si ritraggono. Il rumore di fondo è tutto sovranista.
Viaggiando nella notte italiana Molinari descrive cinque tabù. Tipologie di malessere che hanno alimentato il consenso dei due populismi. Il timore dell' Islam; la competizione economica con i migranti; la paura di perdere l' identità nazionale; l' indifferenza e il disamore per l' Europa e, infine, il fascino dei leader autoritari come Vladimir Putin.
MATTEO SALVINI E MATTEO RENZI
Analizza le ragioni per le quali la nostra società, bianca e cattolica per secoli, fatichi ad accettare una dimensione multiculturale. È vero che abbiamo una percentuale di immigrati inferiore a quella di altri Paesi, ma gli «stranieri di colore e di fede» sono cominciati ad arrivare solo negli anni Novanta. Il fenomeno ci ha colti impreparati, indifesi, senza un vissuto storico multiculturale. Intanto, la nostra società invecchiava, diventava ancora più diseguale e corrotta. I diritti dei più deboli sottovalutati.
I giovani costretti a emigrare a loro volta oppure tenuti in quella immensa «discarica delle vite» che è costituita dagli oltre due milioni che non lavorano né studiano. «Se i partiti tradizionali - nota Molinari - avessero dedicato più tempo e risorse al rafforzamento dei diritti dei cittadini ciò avrebbe consentito al Paese di avere uno scudo di anticorpi per fronteggiare la valanga populista. Più i diritti sono garantiti, più i cittadini si identificano con lo Stato, più entusiasmo c' è nei confronti dell' interesse collettivo».
SALVINI DI MAIO CONTE
Il Partito democratico invece ha raccontato, in campagna elettorale, un Paese che non c' era. La modesta crescita riguardava solo una piccola minoranza degli italiani.
Si è scatenato così quello che l' autore definisce «un micidiale corto circuito»: più i leader del Pd parlavano di ripresa, più cresceva la collera del ceto medio. Chi si sente escluso dalla globalizzazione diffida dell' Europa e del libero commercio di cui coglie i rischi dimenticandosi le opportunità. I maggiori consensi la Lega li ottiene in distretti industriali del Nord Est che esportano fino al 90 per cento della loro produzione.
SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA
Molinari esamina la sorprendente leadership di Matteo Salvini e arriva alla conclusione che riassume in sé le caratteristiche di altri capi sovranisti, dal bavarese Seehofer al polacco Kaczynski. Ha il dinamismo rivoluzionario che piace a Bannon. Il linguaggio del corpo fa premio sulla serietà degli argomenti. Conta l' incessante interazione con il pubblico della Rete. Non c' è intermediazione, distanza. Tutto appare autentico perché autografo e in diretta.
La coerenza non è più da tempo una virtù della politica. In questo delirio del «leader minuto per minuto» la democrazia rappresentativa appare un orpello novecentesco. Una nazione tribale, a corto di memoria e di spirito civico, si illude di fare da sola, di lottare contro tutti. E, ultimo paradosso, ammira Putin, ignara della cyberguerra che il Cremlino incoraggia per indebolire le democrazie occidentali.
E sembra dimenticare che la storia, le nostre relazioni, i nostri interessi anche familiari e individuali, sono tutti legati dall' appartenenza all' Occidente. Nel vuoto di proposte concrete dei partiti tradizionali ed europeisti, soprattutto contro diseguaglianza, migrazioni e corruzione, il populismo prospera. L' opposizione semplicemente non c' è.
giuseppe conte sebastian kurz 5
Come reagire, allora? Occorre dare risposte credibili al ceto medio soprattutto in tema di giustizia economica, di avvenire per i figli. Serve un piano serio per integrare i migranti sulla base di un scambio fra parità di diritti e assoluto rispetto della legge. Ma ci vogliono leader capaci e coraggiosi. E Molinari chiede di rompere un ultimo tabù: un premier donna. «Chi meglio di una donna potrebbe guidare il nostro Paese nella sfida alle diseguaglianze, lì dove questo tallone d' Achille della società nazionale è rappresentato soprattutto da famiglie con figli che provano disagio per non poter coronare i propri sogni?». Sarebbe una grande prova di soft power. Nel mezzo del Mediterraneo. Un segnale anche all' Islam. Non solo di casa nostra.