Innocenzo Genna per www.huffingtonpost.it
INNOCENZO GENNA
La notizia che Enel venderebbe la sua quota in Open Fiber al fondo australiano Macquarie sembra smuovere il dossier Rete Unica, ma lascia sul terreno qualche interrogativo.
L’uscita di Enel dalle telecomunicazioni italiane è stata finora raccontata come un passaggio scontato per l’operazione di fusione tra Open Fiber e infrastruttura TIM che dovrebbe portare alla creazione della c.d. “Rete Unica”. Ma una spiegazione ufficiale per la necessità di una tale dipartita in verità non è mai stata data.
LUIGI GUBITOSI FRANCESCO STARACE
Enel è una delle più grandi realtà industriali italiane, capace di espandersi e investire con successo anche in mercati contigui al proprio core business elettrico, e il caso di Open Fiber lo dimostra.
open fiber
La società elettrica ha dichiarato più volte di voler crescere nel settore telecom, cosa che in effetti è avvenuta in America latina con l’acquisto di Ufinet, e di voler addirittura esportare all’estero il modello Open Fiber (cioè il modello dell’operatore di rete all’ingrosso, c.d. wholesale-only, che si limita a fornire accesso agli altri operatori, senza agire nei mercati retail). Date queste capacità ed intenzioni, perché Enel non farà parte del progetto di Rete Unica nazionale?
LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI
Il paradosso della presente situazione è che un grande operatore nazionale come Enel, che dispone di indubbia capacità finanziaria per investire ed espandersi nelle telecom, e che ha anche la volontà di farlo, uscirà dalle telecomunicazioni italiane e andrà presumibilmente a investire i proventi di questa transazione all’estero, in America latina o altrove. Si tratta di uno scenario sorprendente che suscita qualche domanda sulla linearità della politica industriale del nostro Paese.
margrethe vestager
Sui motivi per cui Enel e Rete Unica debbano prendere strade separate si possono fare solo supposizioni, ma le spiegazioni ufficiose non mancano. La principale è che un operatore come Enel avrebbe interesse a una soluzione di continuità, e cioè a strutturare la futura Rete Unica secondo il modello attuale di Open Fiber, e cioè il wholesale-only.
Enel diventerebbe invece un azionista industriale scomodo qualora il progetto di Rete Unica venga strutturato in modo diverso, e cioè con un soggetto dominante, vale a dire TIM, che mantenga il controllo dell’intera società, con la possibilità di piegare la rete al proprio business retail. L’uscita di Enel andrebbe quindi vista come l’unica soluzione possibile tra due azionisti con idee e progetti incompatibili.
open fiber fibra ottica
Peccato però che l’idea del controllo della Rete Unica da parte di Tim sia del tutto inconciliabile con le regole fondamentali dell’antitrust, tanto che lo stesso commissario europeo alla concorrenza, la danese Margaret Vestager, ha già sinteticamente evidenziato come proprio i legami verticali tra rete ed operatori saranno il punto cruciale della sua valutazione.
Vestager di questa operazione ha detto pochissimo fino a ora, come si conviene quando di un’operazione si parla tanto ma non si conoscono i dettagli: in effetti, la notifica di AccessCo potrebbe avvenire solo nella seconda metà del 2021, e nel frattempo ancora non si hanno neppure notizie del trattamento antitrust di FiberCop, che costituisce un passaggio preliminare alla Rete Unica.
GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI
Pertanto, se le poche, stringate dichiarazioni della Vestager riguardano proprio il controllo della Rete Unica da parte di un operatore verticalmente integrato, un motivo ci sarà.
In altre parole, il sacrificio di Enel, dettato dalla necessità di lasciar spazio libero al progetto di Rete Unica controllata da TIM, rischia di diventare inutile, una volta che l’intera operazione finirà sotto la lente dell’antitrust europeo. L’Italia potrebbe perderci due, se non tre volte: con la perdita, per le telecom italiane, di un grande attore industriale e finanziariamente capace; con lo smacco di vedere risorse nazionali investite in reti digitali all’estero; e con la situazione di stallo, dannosa per la ricorsa del Paese ad una migliore digitalizzazione, che scaturirebbe dalla lunghezza e complessità dell’intera operazione (anni, non mesi).
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
Nel frattempo, qualcuno pensa che i fondi del Recovery Fund valgano tutto questo azzardo. Anche qui, temo che sia prevalsa una interpretazione ottimistica della vicenda. È tutto da dimostrare che i fondi europei possano andare ad un operatore monopolista e verticalmente integrato, e inoltre i tempi tra il Recovery Fund e quelli della creazione della Rete Unica appaiono completamente sfasati.
LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI
Bene farebbe quindi il governo a mettere nero su bianco che la Rete Unica sarà un soggetto neutrale, e ciò wholesale-only e non controllato da TIM o da altri operatori, e lasciare le porte aperte a tutti i maggiori player nazionali interessati allo sviluppo della fibra ottica.