Fabrizio Roncone per corriere.it
L’assenza, il silenzio, il dubbio.
Che pensa, davvero, Beppe Grillo?
Pensa che va bene così.
Come sempre lucido, cinico, feroce.
GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO
Osserva il Movimento che esplode, implode, si spacca e frantuma, una scissione realizzata e una annunciata, tra tonfi, sputi e urla, assemblee come tonnare, draghiani e rivoltosi, contiani e dimaiani, un mischione mortificante di professionisti della poltrona e burattini impazziti, con nuovi eroi di governo come Davide Crippa e coatte ribelli in cerca del terzo mandato.
Beppe, e adesso?
Sta andando esattamente come voleva che andasse. Un passaggio drammatico, ma obbligato. Necessario. Ha deciso tutto l’ultima volta che è sceso a Roma: il vecchio trucco dell’Elevato che arriva e sistema le cose non funzionava più. La linea dettata con iperboli di perfidia, il carisma che convinceva i più testardi, gli occhi strabuzzati per ipnotizzare: si è accorto che i parlamentari lo guardavano con aria annoiata, scettica, distratta. Avevano altre urgenze: mi conviene andare con Di Maio o restare con Conte e far cadere il governo? Chi dei due potrebbe ricandidarmi?
BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MARIO DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI
Grillo non ha mai avuto simpatia per Giuseppe Conte. Resta scolpita una frase drammatica: «Giuseppe è l’uomo dei penultimatum». E poi quella sua voce di velluto, la pochette titillata, l’eloquio da supercazzola tipo «Le urgenze che abbiamo posto a Draghi non sono urgenti»: quando sento Conte — dice in privato — mi vengono le bolle.
Quanto a Di Maio: tutti sanno che l’ha sempre chiamato «il piccoletto» (sprezzante). Nel suo spettacolo Insomnia lo fulminava con questa battuta: «Io sono l’unico a conoscere tutte le cose vere della vita di Luigi. Io sono l’unico in grado di metterlo in difficoltà».
Di Maio lo sapeva: e infatti se ne è andato. Conte invece s’è infilato, da solo, in un angolo. Altre immagini in dissolvenza dall’assemblea permanente: gran via vai di auto blu, deputate con borse Louis Vuitton, Casalino come un divo del cinema anni Trenta tra minacce inaudite e volgari compromessi, patetici bizantinismi, sondaggi in picchiata.
CONTE GRILLO
Grillo non c’è perché, pensa, devono andare a sbattere da soli. Litigate, dividetevi, epuratevi. Seguirà domanda finale: Conte può essere ancora il vostro capo?
Grillo sente tutti i giorni Virginia Raggi.
Grillo le ha detto: tieniti pronta. Tra un po’, si torna all’antico. Arrabbiati contro tutto e contro tutti (e ci sarà anche Dibba, che rientrerà dalla Russia bello carico: a leggere i suoi reportage, Putin potrebbe avergli ispirato qualche buona ideuzza).
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