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    ETEROGENESI DEI CONFINI - L’EUROPA DELL’EST SI E’ SALVATA GRAZIE ALLE FRONTIERE CHIUSE (E A QUARANTENE RIGIDE): IN TUTTA LA RUSSIA SI CONTANO APPENA 148 CADUTI (MENO DI QUELLI DELLA LOMBARDIA NELLA SOLA GIORNATA DI IERI), L'UNGHERIA HA AVUTO LA METÀ DEI DECESSI DELL'ABRUZZO, 109 CONTRO 224 - L'UCRAINA SI E' FERMATA A POCHE DECINE DI VITTIME - LA POLONIA E' MESSA MEGLIO DELLA VALLE D'AOSTA - IN GRECIA IL CONTO È FERMO A 98 MORTI CONTRO I NOSTRI 20.000…


     
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    Lorenzo Mottola per “Libero quotidiano”

     

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    Come fa l' Ungheria ad aver avuto la metà dei decessi dell' Abruzzo (109 contro 224), l' Ucraina ad avere poche decine di vittime, più o meno quelle del Molise, o la Polonia ad esser messa meglio della Valle d' Aosta sul fronte della lotta al Coronavirus?

     

    L' Europa dell' est finora sembra esser stata risparmiata dalla valanga che ha travolto mezzo pianeta. In tutta la Russia si contano appena 148 caduti, circa la metà di quelli registrati nella sola giornata di ieri in Lombardia - così come in Grecia il conto è fermo a 98 morti contro i nostri 20.000. Per non parlare della Slovacchia, dove solo due persone hanno perso la vita.

     

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    La risposta che daranno la maggior parte di commentatori è scontata: i Paesi meno ricchi truccano i dati per tranquillizzare cittadini e investitori. Il che in alcuni casi potrebbe pure essere possibile, anche se difficilmente al mondo si troveranno statistiche tanto farlocche quanto quelle che diffondono le autorità italiane quotidianamente, visto che per stessa ammissione del nostro commissario all' emergenza Covid-19 Angelo Borrelli abbiamo totalmente perso il controllo del numero di persone uccise dall' epidemia già mesi fa. Non è possibile, però, pensare che dal confine con il Friuli-Venezia Giulia in poi tutti mentano e che la situazione sia uguale a quella di Spagna, Francia e Regno Unito, altrimenti gli effetti di tutto ciò non sarebbero facilmente occultabili.

     

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    GLI EFFETTi sul terrItorio In altre parole, gli ospedali verrebbero presi d' assalto e si vedrebbero i cadaveri nelle strade, come successo in Sud America e in altre zone del mondo particolarmente deboli dal punto di vista sanitario. Insomma dev' esserci un' altra giustificazione. E in attesa che qualche virologo trovi una spiegazione scientifica - visto che abitualmente la risposta che otteniamo dai nostri esperti in questi casi è "boh" - possiamo azzardare un' ipotesi politica.

     

    Già a inizio marzo i tedeschi segnalavano fastidiose code ai confini con la Polonia, lamentandosi per l' eccesso di prudenza dei vicini. Lo stesso è accaduto in Slovenia, così come l' Ungheria ha subìto accuse di ogni genere per aver sprangato immediatamente le proprie frontiere.

     

    Insomma, il cosiddetto "gruppo di Visegrad", cioè l' internazionale dei paesi sovranisti ex comunisti, e tutti i Paesi vicini hanno fatto esattamente l' opposto di quanto ha deciso di fare il governo Conte a febbraio, ovvero hanno reso meno accessibile il loro territorio.

     

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    Ovviamente non è tutto qui. I governi dell' est hanno imposto quarantene rigide. E questo è avvenuto molto prima che i pronto soccorso venissero occupati da decine di malati come successo dalle nostre parti. Certo, c' è stato più tempo per reagire: i primi casi di contagio nella Repubblica Ceca (a oggi 139 morti) risultano risalire al 5 marzo scorso. Da noi a inizio febbraio il virus già galoppava.

     

    DIFFERENZE DEMOGRAFICHE Ovviamente, anche la diversa composizione demografica di questi Paesi ha certamente aiutato. In Ucraina, così come in Russia, la maggior parte dei cittadini colpiti dall' infezione ha circa 40 anni. Le autorità di Kiev accusano i più giovani di essere poco prudenti, mentre gli anziani si atterrebbero scrupolosamente alle indicazioni delle autorità sanitarie. Va anche detto, però, che il numero di persone in età da pensione in queste aree del mondo è molto più basso rispetto all' Italia.

     

    In generale, poi, l' isolamento è una caratteristica naturale di alcune aree dell' ex blocco sovietico, tanto che certe nazioni non hanno avuto neppure bisogno di imporre particolari limitazioni ai traffici con l' estero. È ormai noto il caso della Bielorussia, ultima federazione a sospendere il campionato di calcio in Europa. A Minsk suggeriscono ancora vodka e saune come cura per il Corona.

     

    Roberto Burioni probabilmente avrebbe qualcosina da ridire. Insomma, è la storia che lo insegna: chiudere in caso di epidemia è una delle poche soluzioni. Tanti lo hanno ricordato in questi giorni: Milano fu una delle poche città parzialmente risparmiate dalla peste nera del '300 grazie alle misure adottate dai Visconti, che decisero di blindare le frontiere per arginare il morbo. Noi, però, oggi abbiamo Giuseppe Conte.

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