Alessandro Barbera e Gianluca Paolucci per “la Stampa”
ignazio visco
Un prestito da 480 milioni di euro concessi da Banca d' Italia a Cassa di risparmio di Teramo rimborsato dopo l' acquisizione da parte di Popolare di Bari. Non c' è traccia di questo passaggio nel pur dettagliato resoconto - ben sette pagine - con cui Banca d' Italia ricostruisce l' annunciato dissesto della banca pugliese.
Vigilare sulle banche in uno dei Paesi a più alto tasso di corruzione dell' Occidente non è semplice. Ieri mattina Ignazio Visco lo ricordava alla presentazione di una fiction dedicata all' eroe borghese, Giorgio Ambrosoli, liquidatore della banca privata di Michele Sindona.
«Oggi viviamo in un clima difficile, si è spesso alla ricerca di illusori capri espiatori. La Banca d' Italia era allora, è adesso e resterà sempre un' istituzione all' esclusivo servizio dello Stato». Visco non fa nomi, ma allude alle polemiche innescate dai Cinque Stelle dopo l' esplosione del caso pugliese.
SALVATORE ROSSI IGNAZIO VISCO
Un caso che - con tutto il rispetto all' istituzione- per l'ennesima volta denota una certa lentezza nel prendere decisioni a fronte di una precaria situazione finanziaria. L'omissione della ricostruzione di Banca d' Italia sul prestito è rilevante per almeno due ragioni.
La prima: l' acquisto di Tercas fu sollecitato proprio da via Nazionale. La seconda: per le dimensioni e le condizioni finanziarie di Bari 480 milioni non sono poca cosa.
banca tercas
Della vicenda si trova traccia nel bilancio del 2013 della banca salvata e commissariata nel week-end con un complesso intervento statale da novecento milioni: «A novembre è stato erogato dalla Banca (Popolare di Bari, ndr) a Banca Tercas un finanziamento per euro 480 milioni. Detto finanziamento è stato concesso per permettere a Banca Tercas di estinguere un precedente mutuo erogato dalla Banca d' Italia». Fonti della vigilanza spiegano così l' accaduto: «Si trattava di un prestito per far fronte ad una carenza di liquidità. I tempi per restituire questo tipo di erogazioni non sono lunghissimi, nell' ordine di mesi. Non appena ce ne sono state le condizioni, è stato restituito».
marco jacobini 3
In apparenza, tutto regolare. Con un però: la restituzione di quel prestito viene imposta ad una banca a sua volta in condizioni precarie. La prova ancora più evidente che l' acquisizione di Tercas da parte di Bari fu una scommessa finita molto male.
Facciamo un passo indietro a quell' autunno del 2013. Tercas è sull' orlo del fallimento.
Dopo il crac del Banco di Napoli e il fallimento Sindona, piuttosto che far fallire una banca, a Palazzo Koch cercano istituti più grandi in grado di assorbirla. Bari non potrebbe intervenire perché dal 2010 le è vietato espandere le attività dopo una durissima ispezione: più di 1,2 miliardi di crediti deteriorati.
tercas sede teramo
A giugno 2014 Bankitalia toglie i vincoli a Bari, e un mese dopo approva l' acquisizione di Tercas. All' operazione partecipa anche il Fondo di tutela dei depositi con 330 milioni. Il risultato si vede nei conti dell' anno successivo: i crediti deteriorati di Bari passano da 1,2 a 2,6 miliardi. Nel 2014 Bari converte il credito residuo verso Tercas - ovvero il prestito servito a rimborsare Bankitalia - in nuove azioni Tercas con un aumento di capitale.
Eppure nel 2013 era stata proprio la vigilanza a segnalare l' eccessiva esposizione di alcuni imprenditori. Un caso emblematico è quello dei Fusillo e dei Curci, ai quali fa capo la holding Maiora Group. Nel 2011 vendono un immobile ad un fondo gestito da Sorgente Sgr: con l' incasso abbattono il debito verso la Popolare, la quale a sua volta sottoscrive tutte le quote. Quello che era un prestito «difficile» è diventato un investimento. La vigilanza segnala, Bankitalia redarguisce, la sostanza non cambia.
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Tra il 2014 e il 2015 la Popolare di Bari rafforza il proprio capitale per 550 milioni di euro tra emissioni di nuove azioni - 330 milioni - e obbligazioni subordinate, altri 220 milioni. È in questo periodo che la base sociale di Bari si dilata fino agli attuali settantamila soci. L' Europa nel frattempo non ha aiutato: nel 2015 la Commissione di Bruxelles dichiara l' intervento del Fondo interbancario su Tercas aiuto di Stato. Solo pochi mesi fa la Corte di giustizia ha dato ragione all' Italia annullando la decisione della Commissione. Ma ormai la frittata era fatta.