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riccardo chailly prima scala 2022
Ma perché Riccardo Chailly, l’altro giorno, ha lasciato improvvisamente la conferenza stampa di presentazione del Teatro alla Scala?
Dopo non aver detto alcuna parola sulla stagione, ma riferito solo degli spettacoli che dirigerà (“Don Carlo” apertura del 7 dicembre, “La rondine” di Puccini e quattro concerti) il direttore si è alzato e, preso sottobraccio dalla moglie ha lasciato il teatro.
Semplici urgenze di appuntamenti o urgenze fisiologiche? Oppure è la presenza di Riccardo Muti in cartellone ad averne alterato lo spirito?
muti chailly
Muti tornerà alla Scala con la Chicago Symphony Orchestra, guarda, guarda, tanto per fare incazzare, il 27 gennaio 2024, ovvero il Giorno della Memoria che porterà seco tutta la retorica toscaniniana.
Nel frattempo, è riuscito a incastrare la figlia Chiara Muti come regista, nella stagione scaligera: sarà la regista del “Guillaume Tell” diretto da Michele Mariotti.
riccardo chiara muti
Mariotti è figlio di Mariotti e la Muti di Muti: si conferma, in fa diesis minore, l’eterno familismo italico, secondo alcuni amorale e qui a-musicale. Ma, del resto, l’elenco del familismo musicale è lungo come un jumbotram: difficillimo – come scriveva il critico Paolo Isotta - trovare qualcuno non imparentato con un altro.
Per fortuna, Chailly, contro il quale Muti si era scagliato in camerino l’11 maggio del 2021 – a Scala appena riaperta dopo il Covid – si è risparmiato di ascoltare la solita falsa e bolsa retorica: “Speriamo che il maestro Muti voglia tornare a dirigere un’opera alla Scala” cosa della quale non frega niente a nessuno nel mondo della musica, ma si ripete come un mantra, un riflesso pavloviano per un mix ingiustificati timori, per evitare casini… tanto leccare non costa nulla. Specie adesso, che la Destra è al Governo e quindi, “non si sa mai, signora mia”.
Anche perché la Destra, nel settore della Cultura – anziché cercare figure indipendenti e nuove – ripete le logiche di pseudo appartenenza, proprie del cinquantenario della Sinistra con meno cartucce a disposizione. E Muti, vuoi per il sostegno indefesso che gli diede Fedele Confalonieri, vuoi per quelle retoriche piazzate sulle bande e su Toscanini passa per essere una specie di difensore di una italica traditio a menù fisso più che à la carte. Ma se non è stata prostata, quella dell’altro giorno alla Scala, allora dimmelo tu cos’è.
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