Paolo Colonnello per "La Stampa"
vittorino andreoli
«Stiamo impoverendoci in una società malata che in questo momento ha una febbre altissima: dopo due anni di pandemia e con la prospettiva di una guerra atomica, c’è quasi da stupirsi che le stragi familiari non siano di più…».
Il professor Vittorino Andreoli, 82 anni, uno dei guru della psicoanalisi in Italia lo ammette senza problemi: «Ho paura anch’io. E chi non ce l’ha in questo periodo?».
Lo spunto arriva dalla strage familiare di ieri a Samarate, due passi da Malpensa, dove un affermato architetto milanese, Alessandro Maja, ha ucciso moglie e figlia sedicenne e ridotto in fin di vita il figlio maggiore.
Ultima mattanza tra le mura domestiche di una serie impressionante: nella stessa zona, quella del varesotto, in quattro mesi si sono susseguiti tre casi simili: il primo gennaio a Morazzone, dove Davide Paitoni ha ucciso il suo bambino di 7 anni e poi ha tentato di uccidere anche la moglie, l’altro a Mesenzana il 24 marzo, quando Andrea Rossin ha accoltellato i suoi due figli prima di uccidersi con la stessa lama.
vittorino andreoli
Cosa c’è nella mente di questi padri assassini?
«Disperazione, autodistruzione, paura di non farcela».
Tre casi in pochi mesi: esiste una fenomenologia?
«Certo è allarmante. Si tratta di episodi distruttivi ma non si può parlare di violenza poiché la violenza ha sempre uno scopo personale, per esempio la vendetta, la gelosia».
Mentre in questi casi?
«Si uccidono le persone più care per poi uccidere, o tentare di uccidere, se stessi».
Depressione?
VITTORINO ANDREOLI
«Non c’entra niente. Il depresso uccide se stesso e basta. Qui invece a prevalere è il senso d’impotenza, cioè la disperazione di quando si percepisce che la propria condizione non possa più cambiare. Va detto che a una regressione economica corrisponde sempre una regressione di civiltà».
Eppure sono stragi avvenute in una delle zone più ricche d’Italia, le persone che le hanno compiute non erano così povere all’apparenza…
«Ecco, l’apparenza è la parola chiave. Da una parte questi fatti avvengono solitamente in provincia, luoghi dove l’apparire, il sembrare, è importantissimo e quando succede che magari viene a mancare la possibilità di apparire come si era o si vorrebbe essere, questo può pesare moltissimo e può fare sentire il fallimento di un’esistenza».
vittorino andreoli
Quindi dietro queste stragi si nascondono problemi economici?
«Non è così semplice. Siamo dentro un fenomeno di regressione economica, cioè di impoverimento e nella fascia media anche 500 euro che vengono a mancare dal reddito precipitano una famiglia da una condizione ordinaria a una di povertà. S’iniziano a non intravvedere vie d’uscita e così si percepisce la propria incapacità non solo di vivere ma prima ancora di far vivere la famiglia».
È un disagio che riguarda soprattutto la classe media?
«Si, perché è una classe che ormai ha sempre meno margini di guadagno e anche una piccola mancanza di denaro determina la differenza tra la qualità della vita e la mera sopravvivenza, circostanza alla quale ormai non siamo più abituati e che può portare i più deboli a pensare di scomparire, insieme ai propri affetti».
alessandro maja e la moglie uccisa 2
Il motore perciò è principalmente l’impotenza?
«Si, piccole cose si sommano e divengono grandi ostacoli d’impotenza, prevale la rabbia, la voglia di bruciare il mondo e non solo».
Ovvero?
«C’è in questo momento anche una percezione del futuro tragica: non siamo ancora usciti del tutto dalla paura del virus ed ecco che ripiombiamo nel terrore della guerra, con un’economia che sta crollando. Il futuro in due anni da radioso è diventato drammatico».
Chi sono gli assassini?
«Normalmente sono delle persone perbene, proprio come raccontano i loro vicini. E nella loro distruttività non hanno odio, sentono quasi il dolore della persona che uccidono e che di solito è quella che amano».
alessandro maja
C’è anche chi però uccide i figli per vendetta verso il coniuge. Come la mettiamo?
«Io parlo del fenomeno a livello generale. Certo, ci sono anche le vendette. Ma si tratta pur sempre di gente che non vede più una via d’uscita che vive nella paura della perdita».
Perché questi omicidi sono così cruenti?
«Perché si uccide per disperazione, con quello che si ha sottomano, coltelli, cacciaviti, martelli. Non si tratta di mostri ma di persone in crisi».
Ne prova compassione?
«Io non giudico, cerco soltanto di capire. Lo sa che abbiamo un trenta percento di suicidi in più tra gli adolescenti? Vogliamo fermarci su queste cose invece che solo sulle coltellate? Oggi è faticoso convivere con i narcisisti della tragedia che imperversano sugli schermi. Bisogna avere la forza di indignarsi».
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