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    PERCHÉ VENGONO SEMPRE TUTTI IN ITALIA A FARE I RAVE? – L’ULTIMO È QUELLO IN PROVINCIA DI TORINO, DOVE 10MILA FATTONI SI SONO RADUNATI PER SBALLARSI AL RITMO DI TECHNO. MA NEGLI ULTIMI TEMPI GLI EVENTI DI QUESTO TIPO SEMBRANO ESSERSI MOLTIPLICATI. ANCHE PERCHÉ È SEMPRE PIÙ FACILE ORGANIZZARLI: BASTANO LE CHAT GIUSTE DI TELEGRAM, QUALCHE CAMION CON GRUPPI ELETTROGENI E IMPIANTI DI AMPLIFICAZIONI, DISCHI, DJ E UN FIUME DI DROGA… - VIDEO


     
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    1 - BORGARETTO, IN 10 MILA AL RAVE PARTY CLANDESTINO

    Massimiliano Rambaldi per www.lastampa.it

     

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    Il popolo dei rave é tornato a colpire nella notte tra Nichelino e Borgaretto. Almeno 10 mila persone, secondo le prime stime (la maggior parte francesi ed olandesi), hanno occupato una zona abbandonata di una ex fabbrica vicino a Stupinigi, lungo la strada che collega i due comuni.

     

    Ieri sera la tangenziale é rimasta bloccata per ore all'uscita della Palazzina di Caccia e le strade attorno erano un fiume di camper, furgoni e auto di giovani provenienti da tutta Europa. Il posto scelto é lo stesso dove qualche mese fa i carabinieri sventarono un altro tentativo di raduno illegale degli amanti dello sballo. Polizia, carabinieri e guardia di finanza stanno presidiando la zona.

     

    Sul posto anche il prefetto

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    L'intervento dei carabinieri ieri sera ha evitato l'arrivo di altre 10 mila persone. Sono molti infatti quelli che hanno lasciato Borgaretto dopo l'individuazione dei punti del rave, organizzato via Telegram, convinti ad andare via dall'immediato e massiccio dispiegamento di forze dell'ordine. E così è stato.

     

    Organizzato via Telegram

    Era stato presentato nel dark web come uno degli eventi più grandi d'Europa e ci si aspettava circa 30 mila persone. Sul posto c’è il prefetto Claudio Palomba che sta facendo un incontro con il comandante provinciale dei carabinieri di Torino, generale Claudio Lunardo, il questore Vincenzo Ciarambino, il sindaco di Nichelino Giampiero Tolardo e i vertici dei vigili del fuoco e della Croce Rossa.

     

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    In 4 mila sotto un capannone

    «La situazione è complessa, ma è ben gestita e sotto controllo», dice il sindaco di Nichelino. «Attualmente stimiamo che ci siano circa quattro mila persone all'interno di un capannone abbandonato; ci sono molti mezzi parcheggiati lungo la strada, ma si sta gestendo con le forze dell'ordine e la Croce Rossa il deflusso». Ancora Tolardo: «Purtroppo queste iniziative sono imprevedibili, visto che chi organizza i rave usa dei canali di comunicazione criptati evitando fino all'ultimo di svelare dove si tiene la festa».

    Dentro il rave clandestino di Borgaretto, ecco dove in 10 mila ballano senza regole

     

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    Carroattrezzi in azione

    Si stanno rimuovendo i mezzi, tra cui numerosi camper, che convergendo nella zona da diverse aree d'Italia e dalla Francia hanno bloccato nella notte la tangenziale di Torino, dove ora la circolazione è tornata regolare.

     

    Tre feriti tra le forze dell’ordine

    Tensioni tra i giovani che si sono radunati al rave party. Eugenio Bravo, segretario generale del sindacato di polizia Siulp Torino, parla di tre poliziotti feriti, uno alla testa, colpito da una pietra durante una sassaiola contro le forze dell'ordine, gli altri due «nel tentativo di essere investiti da un camion di questi individui che male tollerano la presenza delle forze dell'ordine».

     

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    «Il ministro Lamorgese non incide»

    «Un altro rave party che crea disagio alla cittadinanza con assembramenti, disturbo alla quiete pubblica e uso spavaldo di droga. È la volta di Torino, a Stupinigi si sta replicando il disastro per mano del ministro incapace e stavolta o è mancato il minimo controllo oppure si è lasciato fare. In ogni caso il ministro Lamorgese, più techno che tecnico, dovrà venire a riferire in Parlamento perché non ammetteremo di vedere ulteriormente Torino e l'Italia umiliate dal tour degli sballi. Con un'interrogazione chiediamo l'intervento immediato di un ministro che avrebbe già dovuto dimettersi da tempo». Così la deputata torinese di Fratelli d'Italia, Augusta Montaruli.

     

    Identificati i giovani allontanati

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    Fin da questa notte chi si sta allontanando dal rave illegale organizzato in un capannone industriale tra Nichelino e Beinasco, nel Torinese, viene identificato, mentre la polizia stradale sta procedendo a sanzionare e rimuovere i mezzi parcheggiati e che hanno violato in codice stradale. Il servizio di ordine pubblico è diretto dai funzionari della Questura di Torino. Sul posto anche gli uomini della Digos, della Polizia Scientifica e quelli dei Reparti Mobili.

     

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    UN POPOLO SOCIAL E SENZA CONFINI L'ITALIA PATRIA DELLE FESTE PROIBITE

    Franco Giubilei per “La Stampa”

     

    Da più di trent' anni la musica techno e le sue tribù percorrono vie sotterranee per venire alla luce all'improvviso nelle loro manifestazioni più spettacolari, i rave party, nati negli Anni 80 per ballare fuori dalle discoteche, lontano da ogni controllo. Basta un'informazione sulle chat giuste di Telegram, camion con gruppi elettrogeni e impianti di amplificazioni, una console, dischi e dj, come accaduto l'ultima volta alle porte di Torino o l'estate scorsa a Viterbo, ed ecco servito il rave da seimila persone.

     

    Niente di nuovo sotto il sole dunque, semmai c'è da chiedersi se in Italia ci sia un aumento di eventi del genere, ma è una domanda dalla risposta non facile: la natura nomade del fenomeno fa sì che i rave si svolgano anche altrove in Europa, dalla Francia al Nord fino ai Paesi balcanici, a cominciare dall'Albania.

     

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    Natura nomade confermata da Pierfrancesco Pacoda, giornalista autore del saggio "Sulle rotte del rave", uscito per Feltrinelli: «Un rave è illegale di per sé, è da quasi quarant' anni che è così, dalle tribe inglesi come Spiral tribe e Mutoids, che girano per il mondo mettendo insieme punk, hippy e squatter inglesi».

     

    I primi raduni illegali da Detroit, negli Usa, hanno contagiato l'Europa a partire dal Regno Unito e non si sono più fermati. Certe caratteristiche dei rave discendono in linea diretta dalla scena acida americana Anni 60-70 di gruppi come Grateful Dead, abituati a servire performance musicali di otto-dieci ore a un pubblico imbottito di Lsd.

    PIERFRANCESCO PACODA - SULLE ROTTE DEL RAVE PIERFRANCESCO PACODA - SULLE ROTTE DEL RAVE

     

    Lunghezza e carattere psichedelico dell'esperienza somigliano troppo all'ambiente di un rave, dove il martellamento ipnotico delle percussioni è accompagnato da sostanze chimiche di vario genere, per non costituire un precedente importante: «È quel che resta del movimento hippy - dice Pacoda -. All'inizio c'era un pubblico più motivato anche politicamente, ma ora ogni etichetta è scomparsa e quel che importa a chi ci va è poter ballare in uno spazio libero. La techno d'altra parte non viene più proposta dalle discoteche, dunque le occasioni sono queste. Oggi a seguire eventi del genere c'è un pubblico vasto».

     

    Le droghe fanno parte a pieno titolo degli ambienti rave, così come l'acido lisergico e la marijuana appartenevano al mondo hippy e ai suoi concerti, ma è anche uno degli aspetti che preoccupano di più le autorità: «In Italia ci sono cooperative che lavorano sulla riduzione del danno e che potrebbero fare informazione sugli effetti di sostanze e pasticche, com' è accaduto con l'allestimento in un centro sociale bolognese di un laboratorio che analizzava le droghe in circolazione in certe serate - aggiunge Pacoda -. Non ha senso dire di non farlo, un approccio laico e moderno mirato alla riduzione del danno sarebbe più utile».

     

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    Il popolo dei rave ha dato vita a riedizioni postume della Summer of love del 1967, sempre "calando" pastiglie, perlopiù in modo pacifico. Un bell'impulso musicale venne dato anche dai dj che a Ibiza diffondevano una visione psichedelica della pista da ballo. Oggi la pubblicità dei rave corre su Telegram, perché meglio criptato e più complicato da violare, ma l'effetto resta lo stesso: migliaia di ragazzi che occupano un posto illegale per ballare, rivendicando quanto declamato dai Beastie Boys: "We got to fight for our right to party", cioè «dobbiamo lottare per il nostro diritto alla festa».

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