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    IL SERGENTE GARCIA - PERFEZIONISTA, ‘SCASSACAZZI’, GRANDE COMUNICATORE: IL TECNICO FRANCESE HA “RIMESSO LA CHIESA AL CENTRO DEL VILLAGGIO” E IN 3 MESI, CON LA SUA COMPETENZA E CARISMA, HA CONQUISTATO IL RISPETTO DELLA ROMA DI TOTTI


     
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    Luca Valdiserri per "Il Corriere della Sera"

    Chi ci lavora insieme lo ha definito «un grande perfezionista». La descrizione, in realtà, era un pochino più colorita: iniziava per «sca» e conteneva due s e due z. Sia la versione edulcorata che quella originale, però, convergevano nel giudizio: bravissimo.
    Rudi Garcia ci ha messo tre mesi per conquistare Roma, un tempo straordinariamente breve anche per Asterix.

    rudi garciarudi garcia rudi garciarudi garcia

    Lo ha fatto a modo suo, che è il modo intelligente di un testimonial della latinità: fiducia nei propri mezzi, al confine della presunzione, tipica dei francesi; importanza dei valori umani, da condividere con il gruppo, che gli arriva dalle radici spagnoli (di più: andaluse); capacità di adattarsi alle situazioni senza la quale, in Italia, sei morto.

    Quindici punti, dodici gol segnati, uno solo subito, Roma sola in testa alla classifica. Dicono in tanti: ha riportato la normalità a Trigoria. Può essere, ma non bisogna scambiare la normalità per semplicità. Garcia è complesso. È un organizzatore, non recita a soggetto.

    rudi garciarudi garcia

    A Trigoria ha messo regole ferree: gli stranieri devono imparare l'italiano, lui è stato il primo; nessuna pietà per i ritardi; in allenamento si lavora sempre con il pallone perché è calcio e non atletica leggera. Ci sono le piccole manie: il caffé fa male, via dal bar di Trigoria quando la squadra è in ritiro. C'è un classico intramontabile, perfezionato, contro la stampa: per rendere segreti gli allenamenti vengono sguinzagliati degli steward che controllano il perimetro del centro sportivo. C'è il «gruppo dei saggi» ma ci sono i messaggi personalizzati giocatore per giocatore.

    RUDI garciaRUDI garcia

    Si è parlato tanto delle qualità psicologiche di Garcia, che ha recuperato De Rossi, Pjanic, Balzaretti, Maicon, Borriello... Si è parlato poco della sua bravura di allenatore. È partito per fare il 4-3-3, con la ricerca di una punta centrale e Totti largo a sinistra. Ha provato e ha capito che Totti preferiva fare il «falso nueve». Ha trovato la sintesi, non perdendo né la faccia né il campione, creando un attacco dove le posizioni non sono fisse. Nel derby, dopo il solito primo tempo di controllo, ha virato sul 4-2-3-1, avanzando Pjanic, e ha dominato la partita. Il dato che balza agli occhi è che la Roma ha segnato 12 gol su 12 nella ripresa. Regala i primi tempi all'avversario? Forse pensa che la squadra non possa ancora dare il 100% per 90' e «dimezza» la partita come un pugile che ha tanta classe ma non 15 round nelle gambe.

    Maud con Rudi GarciaMaud con Rudi Garcia

    È un comunicatore e potrebbe fare soldi con le t-shirt: «Il derby non si gioca, si vince» e «Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio». Vorrebbe comunicare di più, durante la partita, con il fido Bompard, che guarda il primo tempo in tribuna e poi relaziona in spogliatoio nell'intervallo. L'hanno già multato per uso di telefonino in panchina. Lo hanno espulso, con severità, contro la Samp e lui è andato in tribuna anziché in spogliatoio.

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    Pagherà volentieri un'altra eventuale multa. La Figc ha chiesto lumi all'Uefa su come sia lecito comunicare tra panchina e tribuna. Se daranno ragione a Garcia, tutti gli allenatori italiani lo copieranno. E forse lo ringrazieranno. Lui farà finta di niente, perché i complimenti si fanno solo a chi non si teme.

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