Tommaso Labate per “il Corriere della Sera”
ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE
«Vogliamo che le nostre proposte abbiano un seguito per gli italiani? Ecco, questo obiettivo lo otteniamo solo stando al governo. Oppure, se proprio dobbiamo uscire, facendolo sulla base di un percorso chiaro, non che ti alzi una mattina e non voti più la fiducia...». Gli amici e colleghi che ne hanno raccolto le confidenze negli ultimi giorni lo ascrivono di diritto all'ala governista dei Cinque Stelle, anche se magari lui non si definirebbe tale.
E lui stesso, che nell'ultimo anno ha centellinato le uscite pubbliche riducendole all'osso, era sul punto di farne una che non sarebbe passata inosservata, lanciando un endorsement a favore della permanenza nella maggioranza che sostiene Mario Draghi, anche se all'ultimo ha preferito la via della prudenza per evitare strappi con Giuseppe Conte.
giuseppe conte alfonso bonafede
Uno sceneggiatore con poca fantasia potrebbe intitolare questa storia «lo strano caso di Alfonso Bonafede». Strano anche perché l'uomo che aveva provocato la frattura tra Conte e Renzi che aveva poi portato alla morte del Conte bis - con la riforma sulla giustizia poi smantellata dalla Cartabia - adesso si muove come una talpa che scava di nascosto il tunnel che può salvare la vita a un altro, di governo.
giuseppe conte alfonso bonafede
Quello guidato da Mario Draghi. Quando gli chiedono se si è pentito di aver portato Conte nei Cinque Stelle, Bonafede risponde simulando l'azione di una cerniera che tappa la bocca, come l'emoticon di WhatsApp più usata dai grillini nell'ultima settimana. Le uniche tracce pubbliche della sua posizione, maturata negli ultimi giorni, le ha lasciate ieri intervenendo all'assemblea del Movimento, dove ha sottolineato che «il più grande errore in questo momento sarebbe dividerci in fazioni: falchi, contiani, responsabili e governisti».
Un approccio che l'ha portato anni luce distante dalla posizione barricadera dei tanti che, in apertura di riunione, hanno cecchinato la presa di posizione del capogruppo alla Camera Davide Crippa, che in accordo col Pd aveva chiesto di iniziare il dibattito di domani dalla Camera e non dal Senato.
alfonso bonafede, luigi di maio e giuseppe conte
Bonafede, insomma, non si iscrive al partito di chi crede che solo un bagno d'opposizione può risollevare i numeri del Movimento, nei sondaggi e alle urne. Anzi, come ha detto ieri in assemblea, è convinto che vadano esplorate tutte le condizioni perché ci sia «chiarezza» sulla permanenza all'interno della maggioranza. «Non c'è bisogno di alcuna onda emotiva» perché «le persone e le imprese non vogliono sapere chi vince tra i politici; vogliono sapere, per esempio, se gli sblocchiamo il superbonus», ha scandito.
luigi di maio alfonso bonafede flash mob del movimento 5 stelle per l'approvazione della spazzacorrotti 13 4
Quando l'ultimo conto alla rovescia in vista del D-day di domani in Parlamento è appena cominciato, l'ex ministro della Giustizia evita di consumare uno strappo con Conte. Al contrario, ripete, «abbiamo fiducia in Giuseppe, che condurrà varie interlocuzioni in queste ore rimanendo concentrato sugli obiettivi».
Ma «dentro e fuori da questa assemblea», ha concluso con un appello, «in un momento delicatissimo per gli italiani, ciascuno di noi deve essere ambasciatore del buonsenso». E il buonsenso, nella sua visione personale delle cose, è quello che l'ha spinto a tirare il freno a mano rispetto a una fuga in avanti che sarebbe stata considerata uno schiaffo alla leadership del Movimento.
LUIGI DI MAIO ALFONSO BONAFEDE
«È sbagliato tirare per la giacchetta Conte, tra ultimatum sì e ultimatum no. Le sue parole rimettono al centro del dibattito gli italiani e gli obiettivi contenuti nei 9 punti sono le nostre priorità», chiarisce Bonafede sull'oggi. Ma il domani, per lui, ha i contorni definiti di una crisi di governo che rientra, di un'alleanza col Pd da confermare, di fratture da evitare. Tra coloro che sperano che il premier di ieri torni a confermare la fiducia al suo successore, mentre scava come una talpa il tunnel che può mettere in salvo la maggioranza, c'è insomma anche lui. Anche se non si vede ancora.