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armin laschet angela merkel
Dall'Europa non arrivano buone notizie. Partiamo dall'intervista del Corriere ad Armin Laschet, ministro-presidente del Nord Reno-Vestfalia, il più popoloso land tedesco e che si presenta come successore in pectore della Merkel. Sappiamo che fine hanno fatto gli altri.
Nella Cdu in molti fanno pressione perché Angela non si candidi di nuovo, anche per ragioni di salute: la cancelliera è un po' acciaccata, e i tremori dell'estate scorsa hanno lasciato il partito altrettanto scosso. Lei era pronta al passo indietro dopo aver sistemato la successione: una delfina, Ursula von der Leyen, a capo della Commissione. L'altra, Annegret Kramp-Karrembauer, alla guida del partito, pronta a correre per le elezioni federali del 2021.
armin laschet coronavirus
Senonché la povera Annegret si è trovata per le mani la bomba dell'elezione del presidente della Turingia – con il suo partito che improvvidamente appoggia il candidato di Afd – ed è stata fatta fuori prima ancora di misurarsi con il voto nazionale.
Ora parrebbe il turno di tre maschietti, tra i quali spicca il suddetto Armin. Ma ce n'è un quarto, ancora molto potente in Germania e che guida il Bundestag, che non lo apprezza affatto. L'ex ministro delle Finanze Schaeuble ha infatti suggerito alla Merkel di non mollare il timone per almeno un anno: la pandemia ha cambiato le carte in tavola e non si fanno scelte azzardate in tempo di crisi.
Merkel Schaeuble-1
Sappiamo però, dalla reazione positiva di molti nella Cdu alla sentenza anti-BCE, che la leadership di Angela non è più così solida. Lei ha guidato il paese durante gli 8 anni di Draghi a Francoforte, e se il quantitative easing è incostituzionale per la Germania, la sentenza parla a nuora perché suocera intenda.
La traballante situazione politica tedesca rischia di deflagrare tra poco più di un mese. Non è un caso infatti che i paesi del Nord stiano rimandando il più possibile anche una misera discussione (figuriamoci l'approvazione) del Recovery Fund.
Mentre il vispo Sassoli a Repubblica dice che servono 2mila miliardi, Fubini sul Corriere stima che il blocco Austria-Olanda-Finlandia (più gli altri paesi con basso debito pubblico che non sono nell'eurozona ma che dovrebbero garantire il fondo) è disposto a prevederne massimo 800.
PAOLO GENTILONI DAVID SASSOLI
Perché la deflagrazione? Perché il 1 luglio alla Germania torna, dopo 13 anni, la presidenza di turno dell'Unione Europea. Certo, è una tradizione sempre più simbolica, svuotata di parecchi poteri dal Trattato di Lisbona del 2009.
Ma il suo valore resta molto forte: dovrebbe essere Berlino, che prende il testimone dalla piccola Croazia, a guidare i lavori per lo sviluppo di questo fondo di cui tutti parlano ma che nessuno ha ancora definito nei dettagli.
macron conte
Von der Leyen doveva presentare uno schema il 6 maggio: tutto rimandato. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si è sfogato: non so se per fine giugno ce la facciamo ad approvare le linee guida di questo dannato Recovery Fund, che al nord chiamano Initiative per dargli ancor più un senso di vaghezza.
Le manovre del Nord Europa mettono sempre più in difficoltà Gentiloni e Sassoli. Anche perché la parte di grants, di soldi a fondo perduto, si fa sempre più esigua. Ora si parla di 200 su mille miliardi. Da distribuire tra 27 paesi dell'UE, essendo il budget dell'Unione la base di capitale su cui fare leva per avere più finanziamenti.
Infine il Mes sanitario. Gira su Twitter uno specchietto illuminante, che rende le frasi di Conte (''Lo useremo solo se la Francia lo farà per prima'') ancora più ridicole. Il Mes garantirebbe un rendimento dello 0,1% sui suoi titoli, quindi l'Italia, che deve offrire l'1,5-1,8% per vendere i suoi Btp, risparmierebbe un bel po' di soldi in interessi.
ursula von der leyen e angela merkel
Peccato che al momento la Francia si indebiti allo 0%: compri mille euro in OAT (buoni del tesoro francese) e tra 10 anni ne ricevi…mille (meno l'inflazione). La Germania, lo sappiamo, è in territorio negativo da anni, con i suoi bund decennali che viaggiano intorno a -0,5%.
Insomma, in questo momento sono solo 4 i paesi che avrebbero un vantaggio a indebitarsi col Mes: Portogallo, Italia, Grecia, Spagna. Remember PIGS? Sono tornati, o forse non se ne sono mai andati (manca l'altra I, l'Irlanda, che si indebita a tasso zero).
giuseppe conte roberto gualtieri 1
È in corso una gigantesca partita a Traversone, o ''Ciapa no'': nessuno vuole fare per primo il gesto del mendicante che allunga la mano verso Lussemburgo, il paradiso fiscale dove ha sede quell'inferno giuridico che si chiama Mes (fu creato con la firma dei ministri del tesoro dell'Eurogruppo davanti a un notaio).
Anche perché, e qui si entra nel regno dell'imprevedibilità, c'è un fattore non secondario. Nel momento in cui l'Italia prende i soldi, il fondo guidato da Klaus Regling diventa creditore senior sugli altri, dunque da rimborsare per primo.
Quindi, come scriveva Cottarelli ormai mesi fa, bisogna anche valutare l'effetto psicologico: un minuto dopo i rendimenti ''normali'' per l'Italia potrebbero salire oltre l'1,5%, perché i mercati possono pensare che l'Italia è così disperata (lo è) da voler prendere 36 miliardi a tassi migliori perché non riesce a finanziarsi sui mercati ordinari (e questo non è vero, come dimostra il Btp di oggi).
Quindi si rischia che quel risparmio di centinaia di milioni in interessi ogni anno ottenuto grazie al Mes, venga spazzato via in un attimo con un aumento dei tassi sui Btp, che comunque andranno emessi per centinaia di miliardi (altro che 36). Ecco perché Conte rischia l'osso del colle politico se a fine giugno si presenterà con un pugno di mosche in mano.
Dice a Rep. il premier Conte che userà il Mes solo se lo farà anche la Francia. Ma Parigi si finanzia già a tassi inferiori del Mes: ci perderebbe 1 miliardo, mentre l'Italia risparmierebbe 5/6 mld. Il motivo per cui la Francia non usa il Mes è quello per cui dovremmo farlo noi. pic.twitter.com/eTw4PalCeu
— Luciano Capone (@lucianocapone) May 16, 2020