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    PEZZO DI M-ERDOGAN - IL DITTATORELLO DI ANKARA CENSURA WIKIPEDIA: “HA DIFFAMATO IL NOSTRO PAESE” - IL GOVERNO TURCO CHIEDEVA MODIFICHE AL PROFILO DI ERDOGAN E AD ALTRE PAGINE: AL RIFIUTO DEL SITO E’ SCATTATO IL BAVAGLIO - DA DIECI ANNI ERDOGAN FA IL BULLO: NEL 2008 BLOCCO’ YOUTUBE E IN UN ANNO HA CHIUSO 111MILA SITI


     
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    Monica Ricci Sargentini per il “Corriere della Sera”

     

    TURCHIA - SOSTENITORI DI ERDOGAN TURCHIA - SOSTENITORI DI ERDOGAN

    È a Londra per ricevere il premio 2017 dell' Indice sulla censura alla libertà di espressione, Alp Toker, quando Turkey Blocks, il gruppo di monitoraggio delle attività online da lui fondato, dà la notizia che Wikipedia non è più accessibile in Turchia perché bloccata dall' Autorità delle comunicazioni (Btk). «Sono stati utilizzati dei filtri per bloccare i contenuti - dice Toker al Corriere -, noi abbiamo messo in piedi un sistema che usa tre diverse tecnologie per monitorare la situazione dell' accesso al web. Ci rendiamo subito conto quando qualcosa non va. E purtroppo avevamo ragione».

     

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    Non è la prima volta che i cittadini turchi si trovano impossibilitati ad utilizzare alcuni siti o i social network. La battaglia del governo Erdogan contro il potere del web è iniziata nel 2008 quando fu bloccato YouTube. Oggi la legge consente alla Btk di bloccare un sito per 24 ore senza il bisogno del mandato di un tribunale. Da maggio 2016 a oggi sono stati chiusi ben 111mila siti. Ma questa volta la decisione è stata subito avallata anche da un giudice di Ankara come misura protettiva «per la sicurezza nazionale e l' ordine pubblico».

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    La colpa di Wikipedia, a quanto si apprende dall' agenzia Anadolu che cita il ministro dei Trasporti, è «di essere diventata la fonte di informazione per gruppi che conducono una campagna diffamatoria contro la Turchia nell' arena internazionale». Apparentemente Ankara sarebbe stata messa sullo stesso piano di alcuni gruppi terroristici non meglio identificati. Ieri, però, sui social network qualcuno sussurrava che ad irritare il governo dell' Akp siano stati i ripetuti cambiamenti, in senso peggiorativo, al profilo del presidente Recep Tayyip Erdogan.

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    Nonostante gli avvertimenti delle autorità turche Wikipedia non ha rimosso alcun contenuto e, a quel punto, è scattato il blocco totale del sito di informazione, al quale era impossibile accedere sin dalle 8 di ieri mattina. Ankara ha fatto sapere che la misura sarà tolta soltanto se il sito deciderà di aprire un ufficio nel Paese e obbedire alle sue leggi, oltre che a quelle internazionali.

     

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    L'enciclopedia online, però, non sembra disposta a cedere al ricatto di Ankara. Ieri il suo fondatore, Jimmy Wales, ha espresso in un tweet il suo appoggio a chi ha gridato alla censura: «L'accesso alle informazioni è fondamentale. Cittadini turchi io sarò sempre al vostro fianco nella battaglia per questo diritto». E mentre chi poteva ricorreva all' escamotage del Vpn, la rete di comunicazioni privata che permette di navigare nonostante i divieti, l' opposizione protestava per la censura: «Ormai siamo come la Corea del Nord», twittava un deputato del partito repubblicano Chp.

     

    erdogan al funerale delle vittime dell attentato erdogan al funerale delle vittime dell attentato

    Intanto, grazie all' ormai eterno stato d' emergenza, ieri sono stati approvati due nuovi decreti. Il primo prevede la sospensione dal lavoro di circa 4mila tra dipendenti pubblici, professori universitari, militari e agenti di polizia che vanno ad aggiungersi alle 120 mila persone che in questi mesi hanno perso il lavoro mentre gli arrestati sono ormai circa 47 mila. Il secondo vieta la messa in onda di programmi tv per appuntamenti di appuntamenti al buio. Anche questi rappresentano, evidentemente, una minaccia alla sicurezza nazionale.

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