PHELPS 21
Francesco Persili per Dagospia
In questi tempi precari una certezza c’è ed è l’oro di Michael Phelps nei 200 misti. Da Atene 2004 a Rio 2016: per 4 edizioni consecutive dei Giochi lo Squalo di Baltimora è salito sul gradino più alto del podio. Come era accaduto in precedenza solo nel disco con Al Oerter (4 trionfi tra il 1956 e il 1968) e nel salto in lungo col figlio del vento Carl Lewis (col suo poker di primi posti tra il 1984 e il 1996). È il 22esimo oro per il nuotatore portabandiera Usa a Rio.
PHELPS
Un dominio incontrastato, una dittatura sportiva quella di Mister Olimpia che ha mancato per 6 centesimi il record del mondo di Lochte. L’atleta perfetto è quello che non riesce a staccarsi dal suo habitat naturale: l’acqua. Mezz’ora dopo aver fatto emozionare fino alle lacrime mamma Debbie e la compagna Nicole, sempre presente in tribuna col figlio Boomer in braccio, Capitan America si è rituffato di nuovo in piscina per la semifinale dei 100 farfalla. Ha staccato il pass per la finale e solo a quel punto è tornato tra gli umani: “Sono stanco. Mi fanno male le gambe”.
PHELPS
Non è più il "soldato" Phelps, il robot a una sola dimensione (acquatica). I tormenti esistenziali, le cadute (dalle foto che lo ritraevano mentre fumava cannabis all’arresto per aver guidato in stato d’ebbrezza fino al ricovero in clinica per disintossicarsi dall’alcol) lo hanno reso imperfetto e più umano.
L’arrivo del figlio Boomer ha infine restituito una nuova gerarchia alla sua vita. Il nuoto è importante ma non è più l’unica cosa che conta. Dopo Rio, dirà addio alle vasche, agli ori, alla sua “incredibile” carriera. Ma prima c’è un’ultima gara individuale da onorare. A modo suo.
michael phelps
L’importante è finire con un altro oro al collo, issarsi ancora sul gradino più alto dell’Olimpo e spalancare un sorriso in faccia al mondo. Mentre Boomer, beato lui, dorme in braccio alla mamma.
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