Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
MELONI PIANTEDOSI
Dei 14 mesi da capo di gabinetto di Matteo Salvini ha fatto tesoro. E al secondo round della battaglia contro le Ong, in cui adesso veste i panni di comandante, Matteo Piantedosi è arrivato più che preparato. Badando bene a evitare gli stessi errori fatti dal leader della Lega e soprattutto a blindarsi da possibili affondi della magistratura. Le navi umanitarie sta provando a fermarle più o meno con gli stessi strumenti di Salvini, i migranti sta cercando di tenerli lontani dal suolo italiano, ma senza correre il rischio di ritrovarsi in futuro sul banco degli imputati come il leader della Lega, ancora in attesa del verdetto dei giudici di Palermo sul caso Open Arms.
La strategia del ministro
MATTEO PIANTEDOSI MATTEO SALVINI
La strategia del nuovo ministro dell’Interno è stata studiata a tavolino con il codice penale alla mano, con scelte in grado di neutralizzare eventuali interventi delle procure di turno. Tanto per cominciare: acconsentendo a far scendere dalle navi bambini, minori, donne incinte e chiunque necessiti di cure mediche […], Piantedosi non solo ha affermato il suo «impegno umanitario» ma si è soprattutto messo al riparo da una possibile imputazione di omissione d’atti d’ufficio e omissione di soccorso. Le stesse accuse, per intenderci, che vennero mosse a Salvini da Luigi Patronaggio.
migranti a bordo della humanity 1
L’allora procuratore di Agrigento prima, ad agosto 2018, salì a bordo della Diciotti ferma a Catania; un anno dopo salì sulla Open Arms, bloccata da giorni davanti al porto di Lampedusa. Piantedosi in entrambe le inchieste era stato indagato, ma la sua posizione è sempre stata archiviata. Stavolta l’allora capo di gabinetto del Viminale, oggi diventato ministro, ha disinnescato la miccia facendo subito scendere fragili e minori e fornendo assistenza a chi è rimasto a bordo con pasti caldi, viveri, rifornimenti. […]
Il massimo rischio che Piantedosi ha messo in conto è quello di un’ipotetica, residuale, accusa di omissione d’atti d’ufficio per non aver ottemperato all’obbligo di assegnare alle Ong un porto di sbarco. È l’obbligo che la legge assegna al Viminale per dichiarare concluso il salvataggio in mare di naufraghi, perché tali (stando alle convenzioni internazionali che l’Italia ha firmato) vanno considerati i migranti soccorsi. Un reato, l’abuso d’ufficio, praticamente inesistente e che nessuna procura si sognerebbe mai di contestare.
sulla nave humanity 1
Anche il decreto notificato alle navi umanitarie, scritto dagli uffici del Viminale e cofirmato da Difesa e Infrastrutture, è stato pensato con una struttura diversa da quella del decreto sicurezza. Non afferma infatti la presunta «offensività» della nave umanitaria, ma si limita a dare un’autorizzazione temporanea all’ingresso in acque nazionali limitatamente al periodo che serve per l’assistenza. […]
piantedosi salvini meloni
E proprio sul decreto Piantedosi si incentrerà ora il braccio di ferro con le Ong, che rifiutano di lasciare il porto con le poche decine di migranti di fatto respinti dall’Italia. Il Viminale non pensa ad azioni di forza, e confida che a risolvere l’impasse entrino in gioco altri attori. A cominciare dalla Procura di Catania, che potrebbe valutare l’apertura di un fascicolo per resistenza a pubblico ufficiale nei confronti dei comandanti che disobbidiscono all’ordine impartito dalla Capitaneria di porto di tornare in mare, come il decreto prescrive. […]
humanity 1 a catania humanity 1 a catania 1 GIORGIA MELONI MATTEO PIANTEDOSI