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    PIAZZA AFFARI CHIUDE IN RIBASSO DOPO L’EUFORIA PER IL REFERENDUM SCOZZESE (-0,74%) - ORA I TIMORI SI SPOSTANO SULLA CATALOGNA - ALIBABA ARRIVA A 99 $ - BERSANI: “SULLA RIFORMA DEL LAVORO SARÀ BATTAGLIA


     
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    1.BORSA, MILANO CHIUDE IN ROSSO: MALE BANCHE, GIÙ TELECOM

     (LaPresse/Finanza.com) - Piazza Affari ha chiuso in ribasso bruciando i guadagni della mattinata che erano stati favoriti dalla vittoria del 'no' nel referendum sull'indipendenza scozzese. Ora l'attenzione degli investitori sembrerebbe spostarsi verso sud. E precisamente in Catalogna dove il presidente, Arturo Mas, ha voluto ribadire che il processo verso l'indipendenza della Catalogna continua e si rafforza nonostante il rifiuto degli scozzesi a separarsi dalla Gran Bretagna.

    referendum in scozia le operazioni di voto 9 referendum in scozia le operazioni di voto 9

     

    Il Parlamento catalano ha intenzione di approvare una legge per autorizzare la consultazione il 9 novembre, che però ha già trovato la forte opposizione da parte del governo di Madrid. I mercati attendono anche la decisione di Moody's sulla Francia che arriverà questa sera a mercati chiusi. Numerose infatti sono state le indiscrezioni che danno come ormai certo un taglio del rating da Aa1 ad Aa2. In questo quadro a Piazza Affari l'indice Ftse Mib ha chiuso con un ribasso dello 0,74% a 20.972 punti.

     

    barcellona manifestazione indipendenza 5 barcellona manifestazione indipendenza 5

    Le vendite hanno colpito i titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha ceduto l'1,34% a 12,46 euro, Popolare di Milano l'1,62% a 0,634 euro, Intesa SanPaolo l'1,94% a 2,418 euro, Ubi Banca l'1,21% a 6,505 euro, Unicredit l'1,79% a 6,30 euro. In controtendenza il Montepaschi che ha mostrato un progresso del xxx a euro. Seduta brillante per Cnh Industrial (+1,54% a 6,225 euro), mentre Fiat (+0,06% a 7,78 euro) si prepara ad affrontare l'impegnativo mese di ottobre con la quotazione a Wall Street e i conti del terzo trimestre.

     

    Tolta l'incognita sulla quotazione a New York, gli analisti di Credit Suisse ritengono che il titolo potrà soffrire la mancanza di possibili catalyst positivi. Inoltre a fine ottobre in coincidenza con i conti del terzo trimestre è concreto il rischio di un taglio della guidance 2014.

     

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    Sotto i riflettori Telecom Italia (-1,32% a 0,894 euro) dopo che Vivendi è diventata ufficialmente il nuovo azionista del gruppo tlc italiano. Il consiglio di sorveglianza di Vivendi ha autorizzato la firma dell'accordo definitivo con Telefonica per l'acquisizione di Gvt. Il colosso francese riceverà anche il 7,4% di Telefonica Brasil, il cui prezzo di mercato è di 2,02 miliardi di euro, e il 5,7% di Telecom Italia, il cui valore di Borsa è di 1,01 miliardi di euro.

     

    Finmeccanica ha tirato il freno dopo i guadagni delle ultime sedute: il titolo del colosso pubblico, alle prese con la cessione del suo polo trasporti, ha lasciato sul parterre l'1,74% a 7,62 euro. Prese di beneficio su Stm (-4,04% a 6,165 euro) dopo la brillante performance di ieri che era stata favorita dalla conferma del Cfo Ferro delle previsioni per il terzo trimestre del 2014.

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    2.ALIBABA, TITOLO IN RIALZO DEL 46% NEL GIORNO DEL DEBUTTO

     (Reuters) - Il titolo Alibaba ha debuttato in rialzo di circa il 46% nel suo primo giorno di quotazione a Wall Street, portando il valore del sito cinese di commercio online a 244 miliardi di dollari.

     

    L'Ipo contribuirà a finanziare l'espansione della società negli Stati Uniti e altrove.

    Intorno alle 18 ora italiana, alla borsa di New York il titolo scambia a 99 dollari.

     

    3.LAVORO, BERSANI: IN AULA SARÀ BATTAGLIA, MOLTI GLI EMENDAMENTI

    LaPresse) - "Noi abbiamo assolutamente bisogno di una riforma, ma si rischia che si perda l'occasione per una riforma vera. Renzi vuole avvicinarsi al modello tedesco, ma così facendo ci stiamo allontanando da quel modello, in questi giorni c'è spazio per riflettere e per fare una riforma seria che riconosca i diritti dei lavoratori e non li cancelli o li frantumi". Così l'ex segretario Pd, Pier Luigi Bersani, in un'intervista a radio Montecarlo parla della riforma del lavoro. "La riforma ci vuole - aggiunge - ma deve essere seria e non certo una bandierina da sventolare di fronte agli elettori o all'Europa".

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    Quanto alle polemiche con i sindacati, sottolinea Bersani: "Non voglio credere che ci sia l'idea di fare un braccio di ferro inutile e sterile: servono novità". "Se il neo assunto - spiega l'ex segretario democratico - non ha tutte le garanzie, come gli altri suoi colleghi, va bene, purché sia solo per un breve periodo. Però a un certo punto bisogna arrivare alla pienezza delle tutele, compreso - e questo deve esser garantito sin da subito - il reintegro in caso di licenziamento ingiusto che esiste in tutta Europa". "Se Sacconi deve innalzare una bandiera, lo faccia pure, è un suo problema. Non può certo essere un problema del Pd che piuttosto deve pensare solo a riformare l'Italia", ha aggiunto Bersani.

     

    Rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se in aula la sinistra Pd presenterà delle modifiche, Bersani precisa: "Saranno presentati molti emendamenti, non solo sull'obbligo di reintegro in caso di licenziamento ingiusto". "L'importante - spiega - è che il Governo precisi le sue intenzioni, perché se l'interpretazione è quella sentita da Sacconi e altri, allora non ci siamo proprio. Andiamo ad aggiungere alle norme che danno solo precarietà ulteriore precarietà, andiamo a frantumare i diritti, non solo l'articolo 18, e allora sarà battaglia".

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    "Adesso - aggiunge l'ex segretario Dem - dobbiamo trovare un accordo. Mi viene da ridere quando sento parlare di tabù da infrangere o bandierine sull'articolo 18". Quanto alle accuse di immobilismo, "non ci si provi neanche - conclude - sono altri che non vogliono le riforme...".

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