Nino Materi per "Il Giornale"
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Già il nome, Noah, sembra uno schizzo di tempera pronto a sfrecciare sulla pista di pattinaggio della tela bianca. Lui ha 4 anni, vive a Milano, ma ha già esposto a New York, città che sta alla scuola dell'Action painting come i Navigli (il quartiere dove abita Noah) stanno alla tradizione dell'arte romantica e figurativa.
La sua è la storia di un bambino che, nella forza del gesto e del colore, ha trovato i migliori alleati per «riempire» la carenza di difese immunitarie che gli creano qualche difficoltà nel frequentare la scuola e uscire di casa. Nulla di grave per fortuna; anzi, proprio «grazie» a questa situazione, Noah ha scoperto di avere un talento eccezionale per la pittura. Senza aver mai visto un'opera di Pollock, de Kooning, Rothko, Kline, Congdon o altri interpreti della pittura d'azione, Noha si è ritrovato per incanto nel flusso della corrente d'avanguardia più celebre d'America: un baby espressionista astratto, a sua insaputa
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I genitori di Noah - i coniugi D'Alessandro - sono un mix di felicità e legittimo orgoglio nel raccontare al Corriere della Sera la genesi «fenome(Noah)le» del loro bambino: «L'avventura è iniziata quando nostro figlio aveva un anno e mezzo - spiegano mamma e papà -. Un giorno hanno iniziato a comparire macchie viola sul corpo, sempre di più.
I medici ci spiegarono che i suoi capillari stavano man mano scoppiando, lui perdeva peso. Pareva una vasculite da stress e alle dimissioni ci hanno raccomandato di non trascurarlo». L'esito degli esami non è rassicurante: «Sistema immunitario debole».
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I genitori di Noah, quasi per farsi coraggio, decidono di fare un regalo al bambino. Vanno sul sicuro: fogli e colori. Un'abbinata che tutti i piccoli accolgono con un sorriso, ma che in Noah si trasforma addirittura in irrefrenabile gioia creativa: «In pochi minuti realizzò il primo quadro. Bellissimo. Da allora sono passati due anni e mezzo e lui non si è più fermato. Dipinge ogni giorno e sempre con maggiore passione», sottolineano i genitori, Erika e Giuseppe. Che da qualche tempo hanno realizzato anche un profilo Instagram, artistic.
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Noah, per far conoscere via social le emozioni artistiche di Noah. Risultato: migliaia di «mi piace» da parte di persone (compreso qualche gallerista) che vede nelle sue tele qualcosa di «davvero grande». Inoltre si è avviato anche un circolo virtuoso che ha spinto tanti bambini a emulare lo stile di Noah utilizzando gli attrezzi più incredibili: c'è chi ha messo del colore sotto un dischetto di ovatta e poi gli ha dato un colpo di martello, chi ha preso un'automobilina immergendo le ruote nel colore per poi far sfrecciare la macchina su un foglio bianco; chi usa come pennello una scopetta per raccogliere le briciole; chi «soffia» il colore con l'aria dell'asciugacapelli.
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Roba da lasciare a bocca aperta il mitico Mucciaccia di Art Attack. Al pari dei genitori di Noah che non fanno mai mancare pennelli e tubetti all'artista di famiglia. Anche se Noah, come nella migliore tradizione pop, non disdegni anche l'uso di mani e materiali d'ispirazione ready made: «È capitato che nei suoi quadri inserisce le cose più stravaganti, perfino la polenta. Diluendola poi con i colori». Un geniale dripping in salsa douchampiana, ottimo per dare ragione a Picasso, che soleva ammettere: «Una volta dipingevo come Raffaello, ma ci è voluta una vita intera per disegnare come i bambini». Noah riuscirà a fare il percorso inverso?
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