LUC MONTAGNIER, DA NOBEL A IDOLO NO-VAX L'ASCESA E LA CADUTA DEL SIGNORE DELL'AIDS
Piergiorgio Odifreddi per "la Stampa"
Piergiorgio Odifreddi
Luc Montagnier è morto ieri a Parigi, a 89 anni. Io l'ho conosciuto nel 2015, a un meeting quinquennale che si tiene a Lindau, sul lago di Costanza. Vi sono invitati tutti i premi Nobel scientifici, e quella volta ce n'erano sessanta: una compagnia in cui una persona normale si trova ovviamente a disagio e in imbarazzo, anche se in realtà fa più impressione un premio Nobel isolato, che tanti messi assieme. Infatti Jim Watson, che è il più famoso scienziato vivente, non c'era: lui evita ogni meeting con più di due o tre premiati, perché sa che la sua luce brillante ne risulterebbe un po' offuscata.
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C'era invece Montagnier, e confesso di aver provato tenerezza per lui. Il meeting era organizzato in modo che a ogni grande tavola si sedesse un solo Nobel, così da impedir loro di fare comunella, e permettere invece un contatto con i fortunati invitati, che consistevano in massima parte di dottorandi e ricercatori selezionati in tutto il mondo. Ebbene, la tavola a cui si sedeva Montagnier rimaneva inesorabilmente e invariabilmente vuota, e nessuno andava mai a sedersi vicino a lui e alla moglie!
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Un giorno ci sono andato io, e gli ho chiesto se aveva voglia di darmi un'intervista sulle sue posizioni eccentriche, soprattutto sulla religione. Mi ha chiesto chi ero, da dove venivo, perché volevo parlargli, e gli ho spiegato che non ero un giornalista, ma un matematico, e che avevo firmato un libro con un papa: forse poteva fidarsi, o almeno poteva provare. Ha voluto consultarsi con la moglie, e dopo averlo fatto mentre io mi ero allontanato, mi ha risposto di no. Evidentemente non voleva mettere in discussione le proprie idee, e faceva benissimo, tanto queste erano balzane.
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Nel 1983 Montagnier aveva però scoperto a Parigi, insieme a Françoise Barré-Sinoussi, il virus dell'Aids, e l'aveva chiamato LAV (Virus Associato alla Linfoadenopatia). Più o meno simultaneamente, lo stesso virus era stato scoperto negli Stati Uniti da Robert Gallo, che dimostrò il suo legame con l'Aids e lo chiamò HTLV (Virus T-Linfotropico Umano). Ne nacque una feroce disputa di priorità ai due lati dell'Atlantico, che fu sanata soltanto qualche anno dopo grazie a un intervento diretto dei presidenti francese Mitterand e americano Reagan, nel quale fu anche deciso di usare per il virus il nuovo nome HIV (Virus dell'Immunodeficienza Umana).
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Nel 2008 Montagnier e Barré-Sinoussi (pure lei presente a Lindau) ricevettero il premio Nobel per la medicina per la loro scoperta, ma Gallo fu lasciato fuori. Cavallerescamente, Montagnier riconobbe che anche Gallo avrebbe avuto diritto a vincerlo, perché la scoperta del virus era altrettanto importante della dimostrazione del suo legame con l'Aids. Ma così vanno le cose a Stoccolma, dove le scelte e le motivazioni dei premi Nobel sono spesso imperscrutabili, e sempre insindacabili.
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Una cosa però è sicura: un Nobel scientifico premia una particolare scoperta in fisica, chimica o medicina, e non certifica per niente la validità di tutto ciò che i vincitori possono dire o pensare nel resto della loro vita, soprattutto al di fuori del proprio campo di studi. E poiché uno scienziato è un uomo come tutti gli altri, e non un oracolo, il fatto che una volta gli sia andata bene e abbia detto qualcosa di intelligente, o scoperto qualcosa di geniale, non gli impedisce altre volte di dire stupidaggini o prendere cantonate.
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In genere non ce ne accorgiamo, perché gli scienziati sono di solito tenuti fuori dai dibattiti televisivi e mediatici, ma quando vincono un premio Nobel ci sono tirati dentro per i capelli, e spesso fanno figuracce. Su Wikipedia inglese c'è addirittura una pagina intitolata Nobel disease (non tradotta in italiano), dedicata a un florilegio delle scemenze che sono uscite dalla bocca dei Nobel.
La più lunga citazione in quella pagina è dedicata a Montagnier, a causa delle sue affermazioni sui vaccini che causano l'autismo, sulla memoria dell'acqua, sulla validità dell'omeopatia, sulla verità dei miracoli di Lourdes, e così via. Queste cose, oltre a non fare onore allo scienziato e alle sue ricerche sull'HIV, dimostrano che fidarsi delle sue ultime prese di posizione a proposito del Covid-19, in particolare sulla cancerosità e tossicità dei vaccini a m-RNA, non è altro che un appello all'autorità mal riposto, effettuato da parte di chi non ha idea di come funzioni la scienza.
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