Estratto dell’articolo di Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”
PIERO AMARA
Non una «loggia massonica coperta», ma un reticolo di rapporti opachi di potere tra politici, magistrati, grand commis nella Roma del patto del Nazareno. Questo è il succo del decreto di archiviazione della giudice perugina Angela Avila che mette la parola fine al vaudeville della Loggia Ungheria. La loggia, per come fu rappresentata dall'ineffabile avvocato Piero Amara alla fine del 2019, non esiste. Né lui né i suoi sodali siciliani hanno mai fornito la fantomatica lista degli affiliati […] una sfilza di nomi […] seguiti da fumettistici soprannomi: Escobar, Nano, Zorro, Babbaleo, Lepre, Uccello, Camaleonte.
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Prima hanno promesso la consegna della lista. Poi hanno indicato altri detentori, ma le perquisizioni hanno fatto buca. Infine hanno raccontato che la preziosa cartuccella sarebbe custodita a Dubai da tal Patrick, agente segreto iraniano. Troppo poco, anzi nulla, per un'associazione segreta.ù
«Manca una ricostruzione della struttura organizzativa», nota la giudice. Manca la sede delle riunioni: nella basilica di San Giovanni in Laterano o nell'omonima piazza pariolina? Quanto ai riti – dal saluto con l'indice premuto tre volte sul polso alla domanda «Sei mai stato in Ungheria?» come codice di riconoscimento – nessuna conferma.
piero amara
Ma soprattutto […] sono i riscontri a specifici episodi narrati da Amara a smentire la fola di una «nuova P2». Perché, argomenta la giudice aderendo all'impostazione della Procura, i dimostrati «singoli rapporti di colleganza» sono logicamente incompatibili con «un'azione organizzata, programmata e pianificata da parte di un gruppo di persone segretamente associate, diretta a interferire sulle istituzioni».
Amara […] resta enigmatico e inaffidabile […] ma dei suoi torrenziali verbali […] qualcosa resta. Alcuni episodi che ha raccontato sono veri. E lo collocano al centro di «una serie di iniziative dirette a influenzare l'esercizio delle funzioni pubbliche, con illecite pressioni e avvalendosi di una significativa rete di relazioni». Tutto si svolge, come racconta Denis Verdini, all'ombra del patto del Nazareno.
piero amara intervistato a piazzapulita
Amara ha rapporti con lui, all'epoca architrave del governo Renzi, e, indirettamente, con Luca Lotti, sottosegretario a Palazzo Chigi. Lotti viene appellato da Amara & C. in diversi modi: LL, Capo, Luca. Interrogato, Lotti ridimensiona i rapporti e nega di aver comunicato su chat criptate col soprannome «Siffredi2». «Il sistema Amara», come l'ha definito il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, operava in Sicilia, Puglia, Lazio e Piemonte, «per soddisfare interessi personali funzionali al consolidamento di posizioni di potere».
piero amara 3
L'inchiesta ha ricostruito almeno tre casi di alti magistrati che, in corsa per una nomina a procuratore, si sono rivolti a lui per una spintarella al Csm. E il magistrato della Corte dei Conti Raffaele De Dominicis, che aveva nelle mani un fascicolo sul premier Renzi, chiedeva ad Amara di procurargli un appuntamento con Lotti a Palazzo Chigi. Così come ha trovato un parziale riscontro il fatto che Amara perorò un incarico professionale dalla società Acqua Marcia per il futuro premier Giuseppe Conte.
giuseppe conte al forum in masseria 2
Le chat estrapolate dal suo cellulare e un appunto sequestrato a Firenze in tempi non sospetti smentiscono la prima versione minimalista di Verdini sui rapporti con Amara. Risulta infatti che Verdini si rivolgesse a lui per farsi indicare nomi da suggerire a Lotti per le nomine governative al Consiglio di Stato e alla Corte dei Conti. «Mi serve urgente curriculum!», «Mi devi dare un altro nome!», scriveva quando saltava una nomina. I due interloquivano a tutto campo.
Verdini Denis
Dal parastato siciliano all'Eni, dal Csm (per cui viene citato Cosimo Ferri) all'Ilva, su cui Amara chiedeva di far capire a Lotti «di non rompere le palle». In un appunto compare il nome dell'attuale ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Che si sarebbe rivolto ad Amara per un'intercessione con il mondo renziano, nel 2016. «Attualmente vicecapo della polizia, punterebbe a diventare capo della polizia oppure direttore dell'Aisi», il servizio segreto.
matteo piantedosi
Verdini conferma: «Effettivamente Amara me ne parlò. Era in disgrazia nel ministero». Prima smentisce l'incontro. Ma i pm trovano un suo documento, e Verdini ammette: «Non ricordavo, ma se l'ho scritto è vero. Piantedosi non era valorizzato e voleva un'occasione per parlare con il ministro». Piantedosi ha dato mandato ai suoi legali per tutelare la sua reputazione in ogni sede giudiziaria.