Valentina Tosoni per “la Repubblica”
COPERTINA DEL LIBRO DI PIERO ANGELA
«Ho avuto l’impressione di vivere in un film di fantascienza quando ho visto al telegiornale le strade deserte con le macchine della polizia che passavano con l’altoparlante e quell’annuncio "restate in casa"».
Piero Angela, 91 anni, il primo e più autorevole divulgatore scientifico della televisione italiana, racconta la sua quarantena.
Non si esce fino a dopo Pasqua, i contagi diminuiscono, ma non dobbiamo mollare la presa per non vanificare ciò che ci ha portato fino a qui.
piero angela
«È vero, i contagi diminuiscono, ma questa sarà una cosa lunga: lo dicono tutti, i virologi per primi. Dobbiamo stare attenti ad abbassare la guardia, questo virus è molto pericoloso e bisogna tenerlo a distanza.
Questa cosa è stata gestita navigando a vista giorno per giorno. Un po’ tutti non hanno capito da subito la gravità e la velocità del contagio. Mi riferisco anche a grandi esperti di virus ed epidemie, che poi si sono ricreduti. Ma il nostro governo, appena le cose sono apparse nella loro gravità, ha preso le decisioni giuste. Forse poteva fare meglio, ma è facile dirlo oggi».
Come sta trascorrendo il suo tempo a casa?
PIERO ANGELA
«Ho un sacco di cose da fare. Per il nostro Superquark web sto preparando servizi, lavoro che si può fare per telefono. E poi finalmente trovo un po’ di tempo per suonare il pianoforte perché io sono un jazzista. Per un po’ non mi ci sono dedicato per via del braccio sinistro che mi sono rotto. Adesso ricomincia a funzionare e posso di nuovo suonare e quando sarò guarito voglio fare un disco. È un progetto che ho da tempo e questa è l’occasione per studiare e per prepararmi un po’».
A chi non deve lavorare o studiare cosa suggerisce di fare?
«Io sto dando un consiglio un po’ a tutti, specialmente a coloro che hanno una certa età: scrivano le loro memorie. È una cosa non solo utile per passare il tempo, per riscoprire la propria vita, per riflettere, ma anche per lasciare ai propri nipoti e pronipoti un mondo che va perso.
piero angela prima puntata di quark nel 1981
A me piacerebbe avere un diario, uno scritto sulla storia di famiglia fatto dai miei bisnonni: io non so neanche bene chi fossero, cosa facevano, cosa pensavano. Ho sollecitato anche mia sorella, che ha un anno più di me e sta benissimo di testa, a scrivere quella parte di storia che non conosco.
Sono stato fuori Torino per tanto tempo: prima ho studiato, poi sono stato inviato all’estero e lei ha ricordi che mi mancano. Cercare le proprie radici è importante. Adesso si possono cercare anche quelle genetiche, è un test che abbiamo fatto… anche per vedere quanta parte di Neanderthal abbiamo in noi».
Parlando del Covid 19 ha dichiarato: "È dura ma non è la guerra". Ci spiega il senso?
piero angela prima puntata di quark nel 1981.
«C’è una bella scritta che circola sul web: "i nostri nonni sono stati obbligati a partire per la guerra, a noi chiedono di stare seduti sul sofà". Ma anche stando a casa si prendevano tante bombe in testa.
Io ho preso tanti di quei bombardamenti e non colpivano per caso, erano bombe dirette alle popolazioni civili. Erano bombardamenti terroristici fatti per fiaccare il morale delle popolazioni. Nel dopoguerra si partiva dalle macerie, ma c’era ottimismo. Io ero giovanotto, quando è finita la guerra avevo 17 anni e ricordo che tutti guardavano con fiducia il futuro.
piero angela prima puntata di quark nel 1981
Insomma, c’era uno spirito diverso, ci si adattava a guadagnare poco. Oggi credo che ricostruire una società così complessa non sarà facile, ci vorrà molta buona volontà e abilità e allora bisognerà dar retta agli esperti. Purtroppo, ci lasciamo spesso convincere da persone che sanno muovere bene gli istinti primordiali e non da quelli che parlano alla mente razionale.
Questo è quello che io cerco di fare da tanti anni». Però ora sembra esserci un ritorno ad avere fiducia nella scienza, nelle competenze.
«Adesso tutti dicono: ascoltiamo la scienza. Sono promesse da marinaio, perché sono convinto che passata questa vicenda tutto riprenderà come prima. È come quando uno passa e vede un incidente stradale, rallenta e diventa prudente poi, dopo un po’, riprende a pigiare sull’acceleratore. Però certamente la lezione è: bisogna affidarsi a persone competenti quando occorre prendere delle decisioni difficili e mi auguro che questo possa rimanere nel nostro cervello e nei nostri comportamenti».
piero alberto angela