PIERO MARANGHI
Lettera di Piero Maranghi a Dagospia
Caro Dago,
c’è un diritto di primogenitura, in questo dibattito, che mi spinge a voler esser io ad offrire l’ultimo intervento, perlomeno nella fase pre-concertuale.
Non l’avrei fatto dopo la splendida lettera di Giacomo Papi! Avevamo costruito una Torre di Babele, tutti insieme che, con la seconda uscita di Alberto Mattioli, è diventata un condominio, con i suoi centesimi e millesimi, la chiave per usare l’ascensore e gli schiamazzi del secondo piano.
Proviamo a risollevare, da bravi meneghini, il valore dell’edificio.
alberto mattioli foto di bacco
La ‘rissa intellettuale’ di cui parla Mattioli la fa solo lui, direi principalmente con se medesimo.
Sui mali dell’opera, mi sembra che l’isteria melodrammatica con cui espone sia nociva almeno tanto quanto il conservatorismo arteriosclerotico che stigmatizza; io comunque non sono ascrivibile a nessuna delle due categorie, giusto per parlare un po’ dell’io che alberga in me.
Ancora rilevo che gli ‘issimi’, riservati a Merlo, Gabanelli e Papi, lasciano un sapore fortemente cerchiobottista, non aggiungono nulla, direi che abbassano e certo distraggono. Lo conforto confermando che, certamente, sulle linee artistiche, lui ed io, avremo sempre opinioni discordanti, ma anche qui direi chissenefrega, tutto attaccato.
PAOLO CONTE
Infine, siccome ha il buon gusto di spoilerare pubblicamente chi si incontra a casa mia, gli ricordo che tra i frequentatori assidui ci sono anche Pierluigi Panza (fronte del NO) e Giacomo Papi (secondo me anche quello di Papi è un NO e non un ni). Chissenefrega II di chi frequenta casa mia, mi viene da dire.
In mezzo a tutta questa melassa, con immancabile riferimento al provincialismo italico e alla retorica del Tempio, vorrei riportare in primo piano i temi più rilevanti:
- il tema è Cosa, non Chi
- quando Papi dice che la musica di Paolo Conte in Scala diventa più grande ed insieme il teatro più normale, Papi dice il vero?
- dopo il ‘precedente Conte’ chi decide saprà porre argini o è già un liberi tutti?
- davvero opera, balletto, musica sinfonica sono così in crisi? Mi spiego, tra 236 anni - Mozart/Da Ponte per Don Giovanni 1787- Conte o Paoli si ascolteranno ancora? Tra 215 – 5a Sinfonia di Beethoven 1808 - i pronipoti faranno le code per Mina o Dylan alla Scala? Tra 110 – Stravinsky e la Sagra della Primavera 1913 – si discuterà della musica rap e di Blanco che calpesta i fiori?
Dominique Meyer lascalatv
Un’ultima riflessione: ieri un dirigente del Teatro mi ha scritto che ‘con Conte incassiamo quanto con un opera lirica’. Appunto! gli ho risposto. Incassate quanto con un’opera lirica e spendete meno, guadagnate quindi, soddisfate quell’abominio della ‘cultura che fa mangiare’.
Allora davvero vi aspettate che, per politici e amministratori, non sia questa la via più semplice per mandare in soffitta musica e teatro, che stanno lì da secoli, per dare, nella storia, un quarto d’ora di gloria a qualcosa che, per manifesta insufficienza strutturale, un secolo di vita, a parte rarissime eccezioni, proprio non lo può festeggiare?
LA LETTERA DI MILENA GABANELLI SUL CASO SCALA PUBBLICATA DA REPUBBLICA
Per un sano e schietto dibattito post-concertuale, parliamo di questo, il resto è rumore.
Tuo
Piero Maranghi
P.S.
Per favore si smetta di dire che la musica pop è già entrata in Scala con i balletti su musiche dei Pink Floyd o Vasco Rossi, in quei casi citati il centro dello spettacolo è la danza, non la musica, musica su base registrata (Vasco o Pink Floyd non erano lì in teatro a suonare e non era il loro concerto).
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