Marco Imarisio per corriere.it
musetti pietrangeli
Nella classifica dei migliori giovani che si contendono un posto nelle finali milanesi della Next Generation ci sono quattro italiani nei primi dieci posti, nove nei primi venti. Partiamo da qui, da una cosa mai vista nella storia del nostro tennis. Si parla tanto di Jannik Sinner, di Lorenzo Musetti, per tacere di Matteo Berrettini, che non è certo un ottuagenario. Ma dietro di loro c’è un’onda che sta per arrivare. Qualcuno ce la farà, qualcuno si perderà, come è normale che sia. Il tempo dei predestinati forse è finito con Roger Federer. Proprio la finale di Amburgo vinta da Musetti ci dimostra come anche il tanto celebrato Carlos Alcaraz abbia ancora tanto da lavorare.
musetti
Il presidente della Federtennis Angelo Binaghi non è un uomo facile. Possiede alcuni spigoli, alcuni anche aguzzi. Ma gli va dato atto di aver lavorato molto bene, decentrando, con un settore pubblico pronto ad aiutare l’impresa privata di genitori e circoli. In questo modo, è riuscito a invertire la tendenza del tennista italiano «con le spallucce vittimiste», come diceva Nanni Moretti in Aprile, che perde sempre per il vento, la sfortuna, mai per colpa sua, e gioca solo vicino a casa.
Quelli che non cambiano mai siamo noi appassionati, invece. Sempre pronti a dividerci, ad autonominarci commissari tecnici. Lorenzo Musetti è una meraviglia. Un dono per chiunque ancora cerca la bellezza in un mondo abitato ormai solo dalla forza bruta. Il modo in cui ha fatto impazzire Alcaraz con tocchi di controbalzo, variazioni, tagli, è solo un assaggio del suo potenziale cristallino, unico nel panorama attuale. Adesso Nicola Pietrangeli, lo nomina suo erede, contrapponendolo in modo implicito alle badilate dei nostri due giocatori più forti. Non ha torto, dal suo punto di vista. Musetti verrà sempre amato per come gioca, Berrettini e Sinner lo saranno solo per quanto vinceranno.
musetti
Ma è appena il caso di ricordare cosa si diceva del gioiello di Carrara pochi giorni fa, prima dell’impresa tedesca. Non c’è con la testa, in caduta libera, sbaglia le scelte in campo e fuori, ormai è andato. La musica era questa. Come se un ragazzo di vent’anni, e il discorso vale per tutti gli altri, non avesse diritto ai suoi periodi di luce e buio. Non abbiamo mai avuto una tale concentrazione di talento. Non abbiamo mai avuto così tanti giocatori con i quali praticare il nostro sport preferito: Guelfi contro Ghibellini, Coppi contro Bartali. Il futuro ci appartiene, almeno nel tennis. Proviamo allora semplicemente a godercelo, ognuno con le sue preferenze, tanto ce ne sarà per tutti i gusti
carlos alcaraz lorenzo musetti