Maria Elena Vincenzi per “la Repubblica”
PIETRO GENOVESE
Non c' è nessun concorso di colpa. Gaia e Camilla quella notte a Roma erano sulle strisce pedonali e hanno iniziato ad attraversare con il verde. Ma su corso Francia tre auto stavano facendo una gara di sorpassi. Loro, strette mano nella mano, se ne sono accorte e, dopo un attimo di esitazione in cui il semaforo è diventato giallo e poi subito rosso, hanno deciso di raggiungere l' altro lato della strada.
Ed è stato proprio allora che sono state travolte dal suv di Pietro Genovese, figlio 22 enne del regista Paolo. È questa la ricostruzione fatta dal giudice Gaspare Sturzo nelle motivazioni della sentenza con la quale il 19 dicembre scorso ha condannato il giovane a otto anni di reclusione per duplice omicidio stradale.
Non hanno sbagliato Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli.
Non sono state incaute, anzi. In 192 pagine il magistrato ricostruisce testimonianze, video e perizie.
corso francia gaia camilla
E conclude escludendo qualsiasi concorso di colpa.
Il giudice, che durante la lettura del dispositivo a dicembre si era commosso, non fa sconti a Genovese, pur comprendendo che a quell' età si possa sbagliare. Ma se quella sera non si fosse messo al volante, questa tragedia sarebbe stata evitata. Se avesse guidato con maggiore prudenza le avrebbe viste come loro hanno visto lui.
la macchina di pietro genovese2
«È assai elevato - scrive Sturzo - il grado di colpa dell' imputato, sotto il profilo del quantum di evitabilità dell' evento, essendo l' incidente frutto anche di una negligente scelta di mettersi alla guida dopo aver fatto uso di alcol, pur sapendo che era obbligato a non bere qualora avesse voluto condurre un' auto, secondo la sua età e per il tempo in cui aveva preso la patente ».
Non solo, Genovese, che ha superato i limiti di velocità e usava il cellulare, aveva anche avuto precedenti esperienze negative alla guida e «una normale diligenza di una persona avveduta avrebbe tratto da tutti questi precedenti "avvertimenti" un insegnamento tale da evitare le condotte che oggi hanno portato ai fatti in imputazione ».
funerali gaia e camilla
L' imputato ha capito quello che ha fatto. Anche a processo le sue dichiarazioni hanno confermato «la sua capacità comprendere perfettamente la gravità dei fatti. È vero che, nonostante gli arresti domiciliari, aveva ricevuto alcuni amici e ascoltato, probabilmente ad alto volume della musica, infastidendo qualche vicino, ma anche questo elemento deve essere inquadrato in un complesso di immaturità dell' imputato, dovuto alla giovane età e forse al tentativo di sbandierare una goliardia, qualche istinto di bullo, per nascondere le sue insicurezze e qualche eccesso di solitudine ». I legali dei genitori di Gaia e Camilla hanno espresso soddisfazione per la sentenza: tutti gli avvocati hanno parlato di riscatto e riabilitazione delle due vittime.
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