Giovanni Sallusti* per Dagospia
GIOVANNI SALLUSTI
*autore del libro ''Politicamente Corretto - la dittatura democratica'' - Giubilei Regnani editore
Caro Dago,
c’è qualcosa di peggio dell’ideologia Politicamente Corretta. È l’ideologia politicamente corretta, quando incrocia l’ottusità della burocrazia. I nonsense arcobaleno normalizzati a procedure, magari con timbro del Consiglio d’Istituto.
È quello che è accaduto al Liceo classico e musicale-coreutico Camillo Benso conte di Cavour, il più vetusto di Torino e uno dei più antichi d’Italia (le origini risalgono al 1568). Lestissimo, però, ad adeguarsi allo spirito del tempo impazzito della contemporaneità, quello dettato da Fedez e da Michela Murgia, piuttosto che da Luigi Einaudi o Cesare Pavese (per citare due alunni dello storico istituto).
POLITICAMENTE CORRETTO GIOVANNI SALLUSTI
La decisione risale a maggio, ma è salita all’onore delle cronache in questi giorni (Stampa e Repubblica, ormai indistinguibili l’una dall’altra, si sono abbandonate a resoconti entusiasti, rispetto a cui urge rivalutare l’agenzia Stefani come esempio di distacco obiettivo durante il Ventennio): l’intera comunicazione istituzionale della scuola, dal sito internet alle circolari interni, rivolte a docenti e studenti, e anche il materiale esterno per le famiglie, prevede l’introduzione di esso.
No, di essa, dannato riflesso patriarcal-reazionario. No, non proprio essa, non vogliamo nemmeno cadere nello psicoreato, gravissimo al tempo del Soviet politically correct (si sono divorati J.K. Rowling, figurati caro Dago quanto ci mettono col sottoscritto), per cui i generi sessuali sono due, il maschio e la femmina.
Insomma, ess*: l’inclusivissimo, civilissimo, correttissimo (non grammaticalmente, ma un liceo classico mica deve ancorarsi ad anticaglie quali la struttura della lingua) asterisco!
liceo cavour torino
Proprio così, nelle severe aule sabaude è tutto un proliferare di “student*”, “ragazz*”, “alliev*”, “iscritt*”, e via infierendo sull’idioma dell’Alighieri, del Manzoni e di simili beceri maschi bianchi sessisti, peraltro ricordati nelle antologie di letteratura esclusivamente grazie al loro status di privilegiati.
vincenzo salcone
Ha chiarito il preside Vincenzo Salcone, intervistato a microfoni Uniti dal Giornale Unico dell’Asterisco: “Il Cavour è considerato un liceo classico molto impegnativo dove il percorso di studi richiede grande disciplina” (il che potrebbe apparire un’ovvietà, risultando ancora assai difficile imparare i paradigmi dei verbi greci studiandoli saltuariamente, o approfondire l’Eneide senza impegnarsi).
BLOCCO STUDENTESCO CONTRO L'ASTERISCO A SCUOLA
Ma “questo è solo un lato della medaglia” (meglio, un lat*, a volte anche i funzionari più zelanti della neolingua inciampano). “Il rigore, la durezza anche, di un certo tipo di insegnamento che proponiamo, trovano dall'altra parte un'attenzione estrema alla persona, che è al centro della nostra azione educativa”.
liceo cavour torino
Persona che è anche corpo, che è anche situata e definita da certe caratteristiche biologiche e sessuali, ci verrebbe da dire rimestando qualche appunto filosofico liceale, ma certo era l’era pre-Salcone, pre-Asterisco. “L'identità e l'uguaglianza di genere sono elementi a cui attribuiamo una importanza fondamentale nella nostra comunità scolastica. E il linguaggio che utilizziamo rispecchia questo sentire”.
asterisco
Un triplo carpiato logico, in bilico tra Orwell e Ionesco: per rispettare tutte le identità e non discriminare in base al genere sessuale, abolisco le une e l’altro nel linguaggio, frullandoli nell’Identità Indistinta e nel Genere Unico, gli ultimi, sfavillanti ossimori prodotti dall’incessante catena di montaggio ideologica del Politicamente Corretto.
asterisco e schwa
Infatti, “l’asterisco specifica che per noi tutti sono uguali a prescindere dalla loro identità e orientamento sessuale”. Non ha nulla a che fare con le persone in carne e ossa (come potrebbe d’altronde, essendo la loro edulcorazione scientifica e fin semiotica?), è un segnale di riconoscimento: siamo anche noi dei Buoni, anzi ci poniamo all’avanguardia del buonismo inclusivista, a-sessuato, post-grammaticale.
asterischi e schwa
“Anche negli scambi di mail tra e con i docenti ci siamo abituati a scrivere in un modo nuovo, più inclusivo e rispettoso delle diversità”. I professori di un liceo classico storico, nobile e “rigoroso”, che si sono “abituati a scrivere in un modo nuovo”, un caso plastico e definitivo di rieducazione totale (e totalitaria), perché spontanea. È lo stadio finale e irreversibile della censura: l’autocensura. “Ora amava il Grande Fratello”, è la fine della distopia di “1984”.
Nino Materi, Luigi Mascheroni per "il Giornale"
scuola 1
«Noi studendi chiediamo che...». Sì, nella petizione sul web, loro la parola «studenti» la scrivono con la «d» al posto della «t». Vabbè, ma cos' è che «chiedono»? «Di abolire il tema di italiano». E non solo all'esame di Maturità (cancellazione tra l'altro già avvenuta lo scorso anno, causa emergenza Covid), ma addirittura dalla normale «attività curriculare» (copyright, Ministero della Pubblica istruzione). Del resto, l'ignoranza è stata debellata; come già accaduto, tempo addietro, con la povertà.
Insomma, passi per andare a scuola, ma addirittura prendersi la briga di usare la penna (esistono ancora le penne?) adoperandola su un foglio di carta è considerato dagli «studendi» promotori del referendum anti-scrittura un carico di lavoro troppo usurante. Oltre che anacronistico. Vuoi mettere l'obsolescenza di una frase espressa nero su bianco con la praticità di un messaggino postato a colpi di emoticon? Non c'è gara.
scuola 7
«Creatività» batte noia, dieci emoji a zero. tutti gli altri a esprimersi «più correttamente» e «più politicamente», una setta di giacobini che in nome di una presunta purezza Una Nouvelle Vague linguistica che trova consensi addirittura tra chi (per estrazione geprofessa il peggiore dei crimini: lo stupro di una lingua, che è femminile, bellissima: la nostra. E dall'altra c'è un Paese reale nerazionale, formazione culturale e ruolo istituzionale), dovrebbe tutelare i valori che per fortuna non parla così, che continua a stupirsi non della proposta dell'asterisco, ma della disinvolta convinzione con dell'italiano - diciamo così di antico conio. E invece si scopre che perfino il 70enne cui viene manifestata, e che vorrebbe resistere, non tanto a una follia (che di solito passa) ma a un'ideologia, ben più pericolosa.
scuola 6
La ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi (nella foto) è dalla parte degli «studendi», tanto da aver solennemente annunciato di «rispettare e condividere le legittime istanze degli studenti» (lui, almeno, la «t» l'ha messa giusta ndr). Va però precisato come il nuovo corso di una comunicazione più «agile» non passi solo attraverso l'abiura del tema, ma colga al volo pure le più «moderne» istanze del politicamente (e grammaticalmente) corretto. Una nota di plauso va quindi al liceo classico «Cavour» di Torino che da ieri ha dato il via all'era dell'«asterisco asessuato», rispettoso del «genere fluido» (qualsiasi cosa ciò voglia dire ndr).
scuola 8
Il preside ne va orgoglioso: «In tutte le comunicazioni ufficiali introdurremo un asterisco ogni qual volta compaiano i termini student* o alliev* o ragazz*, ma anche nel caso dei pronomi indefiniti che li precedono, come alcun*, o di aggettivi, come bravissim*». Il conte Camillo Benso si rivolterà nella tomb*. speranza è che l'uso di schwa e asterischi sia solo un vezzo malato. Passerà?
scuola 5
La sensazione invece è che sia qualcosa pensato per includere e che invece finisce per escludere la maggioranza del Paese. Sono provvedimenti ideologici che anziché difendere l'identità di ognuno alla fine annientano prima i generi, poi le persone. Così non sei né maschio né femmina né individuo: sei un simbolo grafico. E poi ci siete voi ragazzi, nel senso di maschile neutro. Vi sentite rivoluzionari: siete esecutori passivi di agende culturali promosse dalla sinistra più illiberale e reazionaria della storia; non è neppure colpa vostra: dovreste essere istruiti e invece venite indottrinati.
scuola 1
Pensateci. E voi professori e politici: lasciateli fuori dalle declinazioni. Le transizioni sessuali non sono materia di circolari e grammatiche. Il degrado della scuola è già pesante: fermiamoci qui.