Marco Juric per la Repubblica- Estratti
mourinho tiago pinto
Prima la bocciatura di Renato Sanches. Poi la dichiarazione di intenti: “Voglio continuare con la Roma, ma dobbiamo cambiare strategia sul mercato”. José Mourinho dopo la sconfitta di Bologna indica la strada ai Friedkin. Boccia il mercato giallorosso e sterza, definitivamente, rispetto alla strada intrapresa nelle ultime stagioni dalla direzione sportiva: “È meglio lavorare con i giovani che hanno un potenziale da sviluppare piuttosto che con giocatori che non hanno niente da sviluppare in vista del futuro”.
La bocciatura di Sanches
Musica per le orecchie dei tifosi romanisti, che da tempo si sono schierati con lo Special One. Molto meno per Tiago Pinto, autore dell’ultimo calciomercato romanista, messo sul banco degli imputati dall’allenatore giallorosso. Con una mossa manifesto della sua insoddisfazione.
pinto mourinho
La sostituzione dopo diciassette minuti di Renato Sanches. La “scommessa” personale del general manager giallorosso. Una bocciatura in piena regola e allo stesso tempo un attacco frontale a chi lo ha acquistato. “Chiedo scusa a Renato, mi dispiace da morire. Ma dovevo fare quel cambio”. Come a dire: non è colpa tua, ma di chi ti ha portato a Roma. Insieme a tutti i calciatori “che non hanno nulla da sviluppare”.
I nuovi non ingranano
Sanches per Mourinho è lo specchio di una campagna acquisti che ha indebolito mostruosamente la Roma. Perché da un lato ci sono i numeri. Quelli di un bilancio in miglioramento grazie ad una gestione dei calciatori positiva per 41 milioni, con oltre 54 milioni di plusvalenze. Dall’altra c’è il campo. Che non soddisfa lo Special One e racconta un andamento troppo altalenante e non in linea con le aspettative. La Roma è già stanca. I calciatori sono pochi, spesso infortunati e non rendono come vorrebbe l’allenatore. In più i nuovi acquisti non ingranano. Nessuno. Tranne Lukaku, ovviamente. L’uomo copertina della proprietà. Arrivato a fine mercato e acquistato dal presidente Friedkin in persona.
I guai fisici di Aouar
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Se non è un fallimento, poco ci manca. Detto di Sanches, il resto della truppa dei nuovi non è da meno. Aouar non gioca mai. Solo cinque presenze da titolare per l’algerino che oltre alle difficoltà tecniche, dimostra una fragilità fisica preoccupante. Due infortuni in tre mesi, con l’ultimo stop (lesione al flessore) che lo terrà fermo fino a gennaio. Paredes, arrivato come sostituto di Matic, gioca ma non incide.
Sempre titolare, l’argentino è il vigile superfluo in un centrocampo senza dinamismo. A lui Mourinho si aggrappa solo per la personalità in campo. Il resto è gestione al piccolo trotto della mediana. “Non abbiamo il motore di Moro”. L’ammissione di inferiorità dello Special One dopo Bologna è lo specchio di questa inadeguatezza.
In difesa la situazione non migliora. Per cause di forza maggiore (l’infortunio di Smalling), Ndicka è titolare inamovibile. Il fiore all’occhiello della campagna acquisti a parametro zero (4 mln di ingaggio) “gioca, ma era stato acquistato per fare la panchina”. Così Mourinho poche settimane fa ha bollato l’ivoriano. Ringraziandolo per la disponibilità ma rimandando a data da destinarsi un giudizio di utilità alla causa romanista. Su Kristensen poche erano le aspettative e altrettante sono per adesso le risposte in campo. Escluso dalla lista Uefa per questioni di ffp, il danese gioca solo in campionato.
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A Sassuolo ha salvato la baracca romanista con un gol e un rigore procurato. Per il resto è un buon rincalzo, davanti a Celik (7 milioni) nelle gerarchie. Ma sempre dietro a Karsdorp quando c’è da scegliere il titolare nei big match. Infine Azmoun. L’attaccante di scorta. Utilizzato da Mourinho quando c’è da scombinare i piani offensivi. Dietro a Dybala c’è lui. Ma come è ovvio che sia, non è la stessa cosa.