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(ANSA) - Gabriele Vagnato, il giovane youtuber-tiktoker con più di tre milioni di follower, con la "finalità espressa (...) di svolgere 'un esperimento sociale'" che aveva lo scopo di individuare la personalità di chi ruba biciclette e che invece "si è trasformato nell'accusa calunniosa di un reato ad una persona estranea", ha portato "a termine la sua 'indagine'" per "ottenere popolarità ed introiti" dando "una identità al ladro della bici", al centro di un video pubblicato sui social, "ma senza accertarsi chi fosse il reale responsabile".
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Lo scrive il giudice monocratico del Tribunale di Milano Paola Braggion nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 18 dicembre ha condannato Vagnato a un anno di carcere, con sospensione della pena subordinata al versamento di 5 mila euro di provvisionale, per diffamazione a mezzo stampa. La vittima, che verrà risarcita con oltre 25 mila euro, è un artigiano milanese scambiato per un ladro di biciclette in una delle inchieste del 22enne pubblicata nell'ottobre 2022 sul suo canale Youtube.
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La vicenda, al centro del processo, era quella di un "esperimento sociale" in tre puntate: il tiktoker aveva lasciato vicino ad una palazzina in una zona periferica di Milano una bicicletta incustodita con un gps installato sotto il sellino, per vedere in quanto tempo qualcuno l'avrebbe rubata. Appena sparita, aveva cercato di rintracciare il ladro di cui ha postato una immagine nella quale era ritratto una persona con le mani sulla bici. In un momento successivo, pensando fosse colui che l'aveva portata via, ha messo sul web un video dell'uomo "sbagliato", il 56enne, che aveva incrociato in un bar vicino.
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Video che è rimbalzato ovunque e per il quale l'artigiano sarebbe finito in un "tritacarne" e additato da molti per una accusa "infondata e immeritata" con "conseguenze sia fisiche che psicologiche, tanto da dover ricorrere a cure mediche". Come si legge nelle motivazioni del Tribunale "in assenza di qualsiasi approfondimento" sulla corrispondenza tra il vero ladro e l'uomo diffamato e la mancata rimozione delle immagini dal web, come chiesto dalla figlia della vittima e ordinato da pm, "si deve ritenere che Vagnato non fosse in alcun modo interessato alla eventuale lesione della reputazione" dell'artigiano.
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Bensì, prosegue il giudice, "facendo credere agli utenti, con tre video che hanno creato l'attesa per la soluzione della vicenda, di essere riuscito ad identificare l'autore del furto", il giovane volto della tv e 'inviato' di Fiorello, sarebbe stato "evidentemente preoccupato solo di incrementare le visualizzazioni che comportavano l'aumento dei suoi introiti collegati al numero di visualizzazioni e della sua popolarità". Il giudice inoltre spiega i motivi per cui non ha concesso le attenuanti generiche: "non ha dimostrato di cogliere il disvalore della sua condotta e, oltre a non prestare ascolto all'invito di rimediare all'errore di persona, non ha neppure mai ottemperato al provvedimento del gip che ha disposto il sequestro del video diffamatorio".
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"Come provato in aula - ha commentato Consuelo Bosisio, legale dell'artigiano - l'aver accostato il mio cliente alla scena del furto sapendo che non si trattava del ladro è ancor più grave considerata la divulgazione via internet su varie piattaforme con l'unico scopo di popolarità e lucro. Un segnale importante ai leoni di tastiera - ha sottolineato l'avvocato - incuranti dei danni che possono fare a persone per bene come il mio assistito che ha avuto anche importanti problemi di salute".
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