Andrea Sparaciari per https://it.businessinsider.com/
LETIZIA MORATTI CON LA U-MASK
Quasi una dose di vaccino su 11 in Lombardia è stata somministrata a un cittadino classificato nella categoria “altro”. Una nebulosa che al 12 aprile contava 180.483 affiliati (su 2.054.076 vaccini totali somministrati). Certo, la Lombardia non raggiunge il picco di Sardegna, Calabria e, soprattutto, Sicilia, che viaggiano tra il 30 e il al 40%, tuttavia sempre un buon piazzamento.
marco degli angeli
Anche perché, come denuncia il consigliere regionale M5s, Marco Degli Angeli, «non c’è trasparenza nei dati che formano la categoria “altro”, visto che ogni Ats (Agenzie Tutela Salute) ha riunito in quel gruppo pazienti appartenenti a gruppi differenti. Così i dati sono poco chiari, c’è molta confusione e il controllo sulle somministrazioni diventa quasi impossibile».
Lo scorso 10 marzo Degli Angeli aveva chiesto a ogni singola Ats della Lombardia un report dettagliato che riportasse quali e quanti vaccini fossero stati effettuati, nonché il dettaglio delle categorie di appartenenza dei cittadini vaccinati, partendo dal fatidico V-day del 27 dicembre 2020.
LETIZIA moratti ATTILIO fontana GUIDO bertolaso
Quanto ha ottenuto ha dell’incredibile: «Una Ats ha dichiarato che il suo gestionale non consente di ricavare il dato richiesto in maniera puntuale. In altri casi alcune Ats non hanno restituito il dettaglio mensile dei vaccini effettuati oppure non hanno saputo elencare le categorie a cui il vaccino è stato somministrato. Altre volte ancora la farraginosità dei dati rende complicata l’analisi e, inoltre, sembrerebbe che, in alcuni casi, la somma dei numeri dei vaccini messi a disposizione appare non corrispondere matematicamente a quelli inoculati», attacca Degli Angeli.
regione lombardia vaccino 3
Nella documentazione che Business Insider Italia ha potuto visionare, infatti, non vi è alcuna omogeneità: le Ats di Pavia e della Montagna, ad esempio, nel loro database raggruppano alcuni vaccinati in una non bene specificata categoria “altro”, senza alcuna spiegazione delle caratteristiche del vaccinato.
Ci sono invece Ats, come quella di Bergamo o di Brescia, che in modo tra l’altro differente, azzerano la categoria “altro”, inserendo i vaccinati in altri macro raggruppamenti (ad esempio, forze dell’ordine, operatori sanitari, volontari Areu, ecc…). La Ats Città metropolitana di Milano, la più grande di tutte, invece, nel suo report non riporta proprio la categoria “altro”, così come quelle dell’Insubria e della Brianza.
GUIDO BERTOLASO CON ATTILIO FONTANA E LETIZIA MORATTI
Una confusione incomprensibile, visto che tutte le Agenzie dipendono dall’assessorato al Welfare di Regione Lombardia, il quale dovrebbe aver dato regole univoche per catalogare ogni singolo destinatario di ogni singola dose di vaccino.
Così facendo, invece, le Ats rendono impossibile avere contezza del dettaglio e la domanda resta aperta: a chi sono state somministrate queste dosi? Inoltre, anche il modo di rendicontare risulta differente: alcune Ats hanno inviato fogli Excel («sembrano più delle reportistiche create manualmente e con fogli di calcolo», commenta Degli Angeli), altre hanno inviato stampate di estrazioni ottenute dal sistema Siavr, il software che gestisce la sanità regionale. Il che significa che i dati li hanno in qualche modo inseriti… Altre proprio non hanno inviato nulla.
attilio fontana e letizia moratti
Una babele di dati che rende assai difficile il controllo puntuale da parte del Pirellone sulle attività vaccinali e che pone seri dubbi circa i numeri inviati dalla Lombardia al Governo centrale per garantire che i vaccini non vengano sprecati, ma inoculati alle categorie prioritarie.
«Siamo in una regione fuori controllo – conclude Degli Angeli – che non riesce nemmeno a garantire uniformità nelle informazioni restituite dalle Ats territoriali. Qui non si tratta nemmeno di mancanza di trasparenza, ma di completa incapacità, improvvisazione organizzativa e manageriale da parte di una classe politica, che governa da più di 20 anni la nostra regione, creando danni sanitari, economici e di immagine devastante per i cittadini lombardi».
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