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    INFODEMIA! L'UNICA VERA PANDEMIA È LA DISINFORMAZIONE – PIROSO: "HO PERSO I GENITORI E LA DOMANDA CHE MI FANNO TUTTI È: ‘SONO MORTI DI COVID-19?’. NO, MA ORMAI NON SI RIESCE PIÙ A PENSARE AD ALTRO – IL PROFESSOR CORBELLINI DICE CHE IL COVID È STATO IL VIRUS PIÙ MEDIATIZZATO DELLA STORIA DELLA MEDICINA. PER L'ASIATICA NEL 1958 ABBIAMO AVUTO TRA 1 E 3 MILIONI DI MORTI, CON OLTRE 500 MILIONI DI CASI - CHI, COME ZANGRILLO, CONSTATA I FATTI, È ACCUSATO DI ESSERE UN UNTORE..."


     
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    Antonello Piroso per “la Verità”

     

    piroso piroso

    Mio padre è venuto a mancare il 22 aprile. Si è ritrovato solo in una casa di riposo, la moglie ricoverata in ospedale per sospetto Covid-19, i figli che non potevano andare a trovarlo per via del lockdown e la paura di far entrare il coronavirus nella struttura. Mia madre l' ha raggiunto il 17 maggio, rientrata in quello stesso ospizio privato dopo essere stata dimessa con tre tamponi negativi all' attivo.

     

    Anche lei si è spenta sola, senza aver saputo o capito - così almeno credo - di essere diventata vedova. In meno di un mese mi sono ritrovato orfano, il che suona strano, detto da un quasi sessantenne, perché il termine si riferisce in genere a chi rimane sì senza padre, madre o entrambi i genitori, ma da minorenne.

     

    Puntualmente, dopo le condoglianze è arrivato il momento della domanda, se non espressa comunque sottintesa: «Sono morti di Covid?». No, non sono stati uccisi dal Bastardo, anche se potremmo considerarle vittime «collaterali»: perché a causa delle restrizioni se ne sono andati senza una carezza, una presenza, un funerale.

     

    Però il fatto che tutti l' abbiano pensato - un sito l' ha pure scritto, sbagliando - e qualcuno si sia addirittura spinto a concludere: «Del resto, la verità non la sapremo mai...», la dice lunga su quanto è successo alla nostra forma mentis nel trimestre febbraio-maggio, sottoposta a un' infodemia, un' epidemia (dis)informativa senza precedenti.

    giuseppe piroso onorina drovandi giuseppe piroso onorina drovandi

     

    Su cui il circo Barnum degli specialisti ha messo il carico da undici: su cause, effetti e rimedi si sono spesso contrapposti, contribuendo alla confusione generale che ha trasformato l' allarme in allarmismo, la doverosa preoccupazione in panico, le necessarie precauzioni in imperativi categorici da rispettare sine die, generando una paranoia globalizzata, alimentata anche dal collasso delle nostre strutture sanitarie che, di fronte alla velocità del contagio, sono andate in tilt e ci hanno portato a temere il peggio.

     

    Infettivologi, virologi, epidemiologi si sono l' un contro l' altro dialetticamente armati, e noi siamo stati chiamati a schierarci aderendo a questa o a quella interpretazione che si faceva dogma (non senza il mantra della premessa: «È un virus sconosciuto, gli stiamo prendendo le misure»), come se si trattasse di tifare per una squadra di calcio.

    Risultato? Per tre mesi in Italia si è potuto morire solo di coronavirus, con annesso dibattito sul «morire di», «morire per», «morire con», mentre gli altri decessi sono diventati invisibili. E che ce ne siano senza dubbio altri è provato dalla rilevazione dell' Istat sui decessi del 2019: 647.000, 161.750 a trimestre, 1.772 al giorno.

     

    maurizio belpietro antonello piroso maurizio belpietro antonello piroso

    A scanso di equivoci: non sto contrapponendo lutti a lutti, dolore a dolore. Segnalo solo la circostanza: le morti per ictus, infarti, tumori, suicidi e incidenti domestici - quelli stradali erano impossibili data la clausura - è come se fossero scomparsi (senza dimenticare gli interventi chirurgici già programmati ma non effettuati causa emergenza: 400.000, e ci sarebbe da chiedersi, pregando per loro, quanti degli sfortunati con le patologie più gravi sopravviveranno al rinvio di mesi).

     

    Ricordo il dato non per sminuire l' entità della tragedia rappresentata dal coronavirus, né la gravità della malattia per chi ne è stato colpito (ed è fortunatamente ancora tra noi), ma per sottolineare le tante perplessità che animano l' uomo della strada, o che è finito in mezzo a una strada per una crisi economica innescata da una «pandemia» che tale non è stata. Perché non ha riguardato «tutto il mondo», quanto prevalentemente una porzione di esso: quello occidentale. Il nostro. Diciamocelo francamente: se il cataclisma - che so: causato dall' ebola - avesse stroncato 378.000 vite nel cuore dell' Africa, ma fosse rimasto lì circoscritto, la nostra reazione sarebbe stata poco più che tiepida, «di qualcosa si deve pur morire», e amen.

     

    378.000 morti nel mondo -di cui quasi 34.000 da noi - sono un' enormità, certo, ma com' è possibile che 265.000 di esse, il 70%, siano concentrate in appena sei paesi, ovvero Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Brasile, Francia e Spagna?

     

    covid polmoni covid polmoni

    Conosco già la replica: che vuole, signora mia, succede per via dei conteggi che ciascuno ha fatto a modo suo.

     

    Dei magheggi veri o presunti fatti sui medesimi.

    Dei tamponi fatti solo ai sintomatici, oppure fatti anche agli asintomatici.

    Dei fattori ambientali e delle polveri sottili.

     

    E poi, guardi, i casi reali sono molti di più, quanti? Ah be', 10 volte tanto, forse 100, chi può dirlo, e via ipotizzando senza mai una certezza finale, e perfino l' Oms si è fatta Totò: «punto, due punti, punto e virgola: massì, facciamo vedere che abbondiamo?».

    Com' è possibile che l' India, un miliardo 380 milioni di abitanti, molti dei quali ammassati in slums, baraccopoli fatiscenti come le favelas di Rio de Janeiro, abbia meno di 200.000 contagi e meno di 6.000 morti, mentre il Brasile, che ha un settimo della popolazione (212 milioni) ha contagi più che doppi, 515.000, e decessi che sono cinque volte tanto, circa 30.000?

    covid 19 covid 19

     

    E com' è che la Cina, epicentro del terremoto virale, 1 miliardo 440 milioni, ha una massa di contagiati che sono meno della metà di quelli del subcontinente indiano, 83 mila, ma con un numero di decessi pressoché equivalenti, 4.600, nella loro irrilevanza?

    E perché la Francia, più o meno gli stessi contagiati della Germania, 188.000 contro 183.000, ha un numero di morti più che triplo, 28.800 contro 8.600?

     

    Come mai il Giappone, quasi 127 milioni di abitanti, ha poco meno di 17.000 contagiati, cioè gli stessi di Israele (poco più di 17.000), che però ha una popolazione che non arriva ai 10 milioni?

     

    antonello piroso antonello piroso

    Ma che dire della Nigeria, 206 milioni di anime, che ha un morto per milione di abitanti, in confronto al Belgio, 11 milioni e mezzo di abitanti, che di morti per milione ne ha addirittura 817, superando di gran lunga il secondo Paese in questa classifica, la Spagna, 580?

    Interrogarsi su queste stranezze, che non sono solo statistiche, non significa non aver rispettato le scelte del governo. Sono un cittadino che rispetta le prescrizioni legislative anche quando non le condivide, a cominciare da quelle in materia di tasse. Ma devo comunque autodenunciarmi: all' inizio, ho sposato la linea di chi «relativizzava» la portata del pericolo. Essendo ipocondriaco, cercavo tutte le notizie a favore di questa tesi per esorcizzare le mie paure.

     

    corbellini corbellini

    Solo che poi a prevalere sono state le voci che annunciavano, con le trombe dell' apocalisse, la fine del mondo prossima ventura, e io mi sono comportato di conseguenza: mi sono barricato tra le quattro mura domestiche, pronto a usare io il lanciafiamme (di deluchiana memoria) su chiunque si fosse avvicinato alla mia porta.

     

    Così ligio che perfino ai microfoni di Virgin Radio ho sostenuto la totale adesione ai diktat ufficiali, anche perché, se avessi fatto il contrario, o l' emittente mi avrebbe licenziato o sarei stato comunque denunciato per propaganda negazionista. Tanto più che, avendo una compagna dirigente di un ospedale romano e un cognato in Polizia, avrebbero provveduto loro a farmi portare via con un' ambulanza (ammesso ne avessero trovata una: purtroppo erano tutte impegnate). Di più: essendo un pro-vax, ma in questo caso mancando il vaccino, non ho mai pensato che fosse un' idea geniale puntare sull' immunità di gregge come il caso di Boris Johnson e della Gran Bretagna hanno ben illustrato.

     

    Aggiungete che ho un carissimo amico d' infanzia, oggi a capo di una grande Asl calabrese, che in quei giorni si dichiarava semplicemente terrorizzato nell' immaginare cosa sarebbe successo al Sud quando (non «se», ma «quando») il virus avesse sfondato la linea del Po attraversando la penisola.

     

    piroso piroso

    Quando però ci siamo sentiti in occasione della morte di mia madre, due settimane fa, era sbalordito: «A fine mese in Calabria saremo a zero contagi. Non c' è stato alcuno tsunami, e non riesco a capire cosa sia successo: anzi, non riesco a spiegarmi perché non sia successo», e vagli a spiegare che secondo alcune teste pensanti i «terroni» - che si lamentano sempre - sarebbero in realtà protetti da una sorta di «scudo genetico».

     

    Ovvio, si dirà: ringraziate la quarantena, altrimenti i morti sarebbero stati milioni.

     

    piroso piroso

    Così, per un Gilberto Corbellini, docente a La Sapienza di Roma - che sostiene: «Il Covid è stato il virus più mediatizzato della storia della medicina. Quando guardo i numeri, mettiamo anche che siano 100 milioni di contagiati, mi viene da pensare: per l' Asiatica nel 1958 abbiamo avuto tra 1 e 3 milioni di morti, con oltre 500 milioni di casi» - ci sarà sempre qualcuno che obietterà: «Per forza, perché non hanno chiuso tutto come noi», e saremo da capo a dodici. Sapendo però che, con questa logica, la fine dell' emergenza potrebbe non arrivare mai.

     

    ALBERTO ZANGRILLO ALBERTO ZANGRILLO

    Quando l' altro giorno mi sono messo in fila all' Ikea (non mi sono fatto mancare niente, in questo periodo) un solerte addetto all' ingresso rilevava la temperatura con il termoscanner. «Da quanto è in servizio?», gli ho chiesto.

     

    «Sei ore». «Persone con la febbre?». «Neppure una».

     

    zangrillo zangrillo

    Ma poi, sentendosi forse obbligato a non lasciarmi andare via con l' idea sbagliata che il virus sia stato sconfitto o sia più innocuo, ha aggiunto: «Lei lo sa, vero, che ci sono gli asintomatici?», e così mi ha rimandato alla casella di partenza.

     

    (Ps: Il dottor Andrea Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, ha dichiarato: «Il Covid da un punta di vista clinico non esiste più»; intendeva non la scomparsa del virus, ma la fine dei suoi effetti perversi sulla sanità, una cosa abbastanza ovvia, che la mia compagna mi aveva già anticipato: i posti di pronto soccorso non sono più presi d' assalto, le terapie intensive sono sguarnite, le sirene delle ambulanze si sono zittite.Lo hanno più o meno accusato di essere un untore. Non ne usciremo più).

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