Tommaso Ciriaco per la Repubblica
matteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la moda
Sfiancare Matteo Renzi, piegarlo fino a costringerlo a un programma comune e alle primarie di coalizione. Adesso la sfida di Giuliano Pisapia al leader dem è partita per davvero. Con un obiettivo: l' egemonia del campo progressista. «Noi stiamo facendo un progetto che in questo momento, purtroppo, è alternativo al Pd - scandisce l' ex sindaco - perché non ci hanno risposto sull' idea di costruire insieme un nuovo centrosinistra. E poi, non si può passare in un' ora da Berlusconi a Pisapia... ».
L' avvocato, insomma, è pronto a salpare anche da solo. L' appuntamento è per il primo luglio, con la convention nel tempio dell' ulivismo, in piazza Santi Apostoli. Enrico Letta manderà un messaggio. E Romano Prodi, la carta più preziosa del mazzo di Pisapia, potrebbe clamorosamente partecipare all' evento.
PRODI BERSANI
Portare Renzi sul terreno delle primarie - a poche settimane dal congresso del Pd - è un' impresa tutta in salita. Eppure, Pisapia ci crede. E in questa battaglia per l' unità può contare sui suggerimenti di Prodi. «C' è una morale che si può ricavare dal voto - ragiona proprio il Professore - e cioé che le coalizioni sono necessarie. Se uno ha istinto di sopravvivenza, allora lo capisce...». Molto potrebbe cambiare già il 25 giugno, l' altra data chiave di questa storia. Lo sostiene con i fedelissimi anche Pierluigi Bersani: «Temo che la notte dei ballottaggi Renzi si accorgerà di quanto sia necessaria una discontinuità... ». È il ragionamento che fanno in molti, in queste ore. Profetizzano una battuta d' arresto del Pd in occasione dei ballottaggi e sostengono che a quel punto il segretario dem sarebbe tentato da un nuovo rilancio nei gazebo.
prodi otto e mezzo
La tela "di sinistra", intanto, si estende di ora in ora. La tesse innanzitutto Pisapia. I suoi contatti con Prodi sono quotidiani. E nella "triangolazione" si è inserito pure Andrea Orlando. «Serve un centrosinistra competitivo - sostiene il Guardasigilli - e purtroppo la candidatura di Renzi a Palazzo Chigi ci consegna alla sconfitta». Servirebbe il ritorno alla coalizione, l' unica medicina in grado di curare il virus della frammentazione dei progressisti. Ma è possibile senza una riforma elettorale?
Da qualche giorno la legge è ferma al palo.
RENZI PISAPIA
E però l' obiettivo degli orlandiani è rimetterla in moto al più presto, in modo da permettere le alleanze pre-elettorali. «È chiaro - ragiona Andrea Martella - che dovremo assumere iniziative politiche e parlamentari in questa direzione, guidando la spinta federativa del centrosinistra». Il piano prevede una proposta parlamentare trasversale, da presentare nella commissione Affari costituzionali del Senato. Gli ambasciatori sono già al lavoro sulla sinistra e sui centristi. E pure i bersaniani concordano: «Se riprende un ragionamento sulla riforma - giura Davide Zoggia - è possibile che si vada in questa direzione».
il virile andrea orlando 1
Un passo alla volta. Adesso l' attesa è tutta per la convention. Lo slogan è un evocativo "Nessuno escluso", mentre la creatura si chiamerà "Insieme". E in effetti aderiscono sigle eterogenee, compresi i centristi di Bruno Tabacci e Lorenzo Dellai. Ma è nel Pd che molto si muove. E poco ha a che fare con l' unità.
Cuperlo è già con un piede e mezzo fuori dal Nazareno. «Gianni, il momento è ora - continua a consigliarlo la milanese Barbara Pollastrini - dobbiamo andare via». L' ex candidato alla segreteria nutre ancora qualche dubbio, ma nelle ultime ore ha spiegato in privato perché è vicino all' addio: «Ho sempre lavorato per l' unità del Pd, ma se il Pd va tutto o quasi da un' altra parte, qual è la cosa giusta?». Se Cuperlo è pronto ad abbracciare Pisapia, Bersani raccoglie solo complimenti dall' avvocato. «Lo stimo così tanto che mi sta bene stare dietro di lui». Il sodalizio con Mdp regge, insomma. Altro discorso, invece, per Massimo D' Alema. «Ci ho parlato - riferisce l' ex sindaco - ha una visione diversa, perché io credo in un nuovo centrosinistra molto più aperto».
I renziani attendono, per adesso. Al Nazareno circolano sondaggi riservati che inchiodano la forza progressista al 6%. Poco, anche se comunque un danno. Il pressing degli ulivisti, in ogni caso, è destinato a crescere ancora. Con due obiettivi, alternativi tra loro: piegare Renzi alle primarie per la premiership, oppure costringerlo addirittura a un passo indietro nella corsa delle politiche. «Ci vuole una personalità sopra le parti - è la sintesi di Pisapia - Se Prodi fosse disponibile a candidarsi a Palazzo Chigi, ci metterei la firma. Però mi sembra che lui non sia disponibile».
PRODI turandot renzi e pisapia