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    A SINISTRA DEL PD C’E’ UNA STAMPELLA PER RENZI: “PISAPIPPA” SI PREPARA A LANCIARE LA BOLDRINI COME CANDIDATA ALLE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA - L’ATTIVISMO DELL’EX SINDACO DI MILANO E’ GUARDATO CON SOSPETTO DA BERSANI E D’ALEMA - DIALOGO APERTO COL SINDACO EX GRILLINO DI PARMA PIZZAROTTI


     
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    Matteo Pucciarelli per la Repubblica

     

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    Allo studio c’è anche un simbolo, per quella che sarà una lista, una rete o un partito ancora non si sa bene. Appuntamento a Roma il prossimo 22 gennaio: lì Giuliano Pisapia spiegherà meglio natura e consistenza del progetto del “Campo progressista”. Cioè una sinistra esterna al Pd ma saldamente ancorata al centrosinistra (legge elettorale permettendo: serve il Mattarellum per realizzare il piano); una sinistra allo stesso tempo intenzionata a correre alle primarie contro Matteo Renzi.

     

    Ma — dicono le malelingue — con la benedizione dello stesso segretario del Pd, che con questa operazione si vedrebbe ben coperto alla propria sinistra. I nomi che girano per le eventuali primarie al momento sono tre: la più quotata è la presidente della Camera Laura Boldrini, poi il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, oltre ovviamente allo stesso Pisapia.

    matteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la moda matteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la moda

     

    Il mondo di riferimento a cui parla l’operazione dell’ex sindaco di Milano è quello di una parte della ormai defunta Sel. Non solo però, perché alla finestra c’è ad esempio Federico Pizzarotti: non a caso il sindaco di Parma, già elettore di Rifondazione nell’epoca pre-M5S, parteciperà a un incontro a Lecce, il 16 gennaio, proprio con Pisapia. Costruire una rete di amministratori locali, di civismo e associazioni: questa l’idea.

     

    Un assessore nominato in quota “Campo progressista” è già saltato fuori prima di Natale: Anna Nucera, nominata nella giunta-bis di Reggio Calabria guidata da Giuseppe Falcomatà, nonché sorella di un consigliere regionale di Sel, Giovanni. Non finisce qui: il sommovimento a sinistra potrebbe smuovere anche alcuni equilibri parlamentari. Perché si parla di 5 o 6 deputati delle neo-Sinistra Italiana pronti a fare un gruppo a sé in nome del “Campo progressista”. La cui opposizione al governo Gentiloni diventerebbe di certo meno rigorosa di quanto non lo sia adesso.

     

    BOLDRINI BOLDRINI

    Il protagonismo di Pisapia, che ormai da settimane è impegnato a tessere la fila coltivando un rapporto ormai rodato con Gianni Cuperlo, è però visto con sospetto dalla sinistra pd bersaniana, invece impegnata nella (futura) battaglia congressuale. Un po’ perché il “Campo progressista” rischia di rubare argomenti e margini di manovra all’area interna al partito; un altro bel po’ perché il progetto Pisapia-Boldrini è visto come organico al disegno renziano, e difatti i posizionamenti al referendum costituzionali del 4 dicembre mischiarono e di molto le carte: Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani per il No, l’ex sindaco di Milano per il Sì.

     

    Di sfondo c’è il futuro incerto di Sinistra Italiana. Dal 17 al 19 febbraio la nuova formazione che sta nascendo dalle ceneri di Sel va al congresso di fondazione con due linee che si fronteggeranno tra loro: una che guarda con più attenzione a ciò che si muove nel centrosinistra e un’altra che invece punta ad un ruolo completamente autonomo dal Pd.

     

    PIZZAROTTI BEPPE GRILLO PIZZAROTTI BEPPE GRILLO

    Ecco, si racconta che le sirene del “Campo progressista” risuonino belle forti e l’intenzione in molti territori (vedi Milano e Lombardia) è disertare direttamente la sfida e abbracciare subito la proposta di Pisapia. Il tutto si tradurrebbe giocoforza in una vittoria al congresso dell’opzione più “radicale” incarnata dall’ex coordinatore di Sel Nicola Fratoianni (che ha l’appoggio seppur defilato anche di Nichi Vendola).

     

    Il mondo della sinistra-sinistra è in gran fermento: la prossima battaglia campale sono i referendum della Cgil, se si faranno. Poi si passerà al tema elezioni. C’è Possibile che lavora ad una «proposta autonoma di governo, alternativa al Pd e alle politiche renziane: cambiare da dentro il centrosinistra è un’illusione », ragiona Pippo Civati;

     

    c’è il gruppo di Diem25 (con Yanis Varoufakis come frontman transnazionale) che immagina una svolta populista di sinistra; c’è la vecchia Rifondazione, anche lei con un congresso in vista a fine marzo, pochi voti ma ancora una struttura di partito; e infine il sindaco Luigi de Magistris, le cui ambizioni non sono confinate a Napoli. Mondi che, se non vogliono farsi schiacciare dai tre poli, dovranno per forza di cose convergere in una unica proposta politica.

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