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    BARELLI, COLPITO E AFFONDATO – IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE NUOTO E CAPOGRUPPO ALLA CAMERA DI FORZA ITALIA, PAOLO BARELLI, GRANDE NEMICO DI MALAGÒ, CONDANNATO A PAGARE MEZZO MILIONE PER LA VICENDA DEI DOPPI RIMBORSI PER LA PISCINA DEL FORO ITALICO - DOPO L’ASSOLUZIONE IN PRIMO GRADO, LA FIN DI BARELLI SOSTENNE CHE LA DENUNCIA ERA STATA UNA "SPREGIUDICATA AZIONE DEL CONI DI GIOVANNI MALAGÒ"


     
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    Clemente Pistilli per “la Repubblica - ed. Roma”

     

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    Accusato di essersi fatto rimborsare due volte i lavori per la piscina del Foro Italico, il presidente della Federazione italiana nuoto, Paolo Barelli, è stato condannato a risarcire mezzo milione di euro. Il numero uno della Fin, ex nuotatore, presidente anche della Lega europea del nuoto e capogruppo alla Camera di Forza Italia, dopo aver ottenuto un'archiviazione delle indagini sul fronte penale, due anni fa era stato assolto dalla Corte dei Conti.

     

    La Procura contabile ha però fatto ricorso e in appello è arrivata la condanna. A fronte di una richiesta di risarcimento per oltre 800mila euro, il deputato romano ha ottenuto lo sconto, essendo stata ritenuta responsabile dell'accaduto anche la società danneggiata, la Coni servizi spa, azienda del Mef, ma mezzo milione di euro dovrà pagarlo e dovrà tirarlo fuori di tasca propria.

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    Gli inquirenti hanno evidenziato che, il 9 marzo 2009, la Coni Servizi aveva ceduto in uso e gestione lo stadio del nuoto e le piscine del complesso Foro Italico e la piscina dello stadio Flaminio alla Federazione italiana nuoto. La convenzione prevedeva che la Fin avrebbe sostenuto i costi della gestione ordinaria, mentre quelli della gestione straordinaria sarebbero stati a carico della spa del Mef.

     

    Il 9 aprile 2014 si arrivò a una transazione tra le parti per i lavori eseguiti negli impianti, prevedendo che il Coni erogasse alla Fin circa 1,1 milioni di euro per i costi sostenuti e per i quali aveva presentato le fatture pagate. Scattata un'ispezione, Coni Servizi riscontrò però delle anomalie e avanzò l'ipotesi che i costi inseriti dalla Federazione nella transazione fossero relativi a lavori già sovvenzionati da contributi del Ministero dell'economia e finanze tra il 2005 e il 2008.

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    Doppi contributi dunque per circa 826mila euro. I dubbi vennero confermati dal Mef e il Coni presentò una denuncia. Finita con un'archiviazione l'inchiesta della Procura di Roma e ottenuta Barelli l'assoluzione in primo grado dalla Corte dei Conti, la Fin sostenne che la denuncia era stata una " spregiudicata azione del Coni di Giovanni Malagò" e che lo stesso presidente del Coni aveva più volte tentato di commissariare una federazione che nel frattempo vinceva medaglie olimpiche, mondiali ed europee, formando atleti e alimentando un movimento che " porta lustro all'intero Paese malgrado le vessazioni e onte subite".

     

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    In appello però è ora arrivata la condanna. Per i giudici della Corte dei Conti, Barelli è l'unico " reale dominus" dei diversi passaggi che hanno portato " al doppio pagamento delle stesse fatture". Critiche però anche a Coni Servizi per una transazione "connotata da ampi margini di sommarietà" e un finanziamento concesso con " superficialità".

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