• Dagospia

    PISTOLE E KALASHNIKOV PIANTATI IN FACCIA: PAURA PER L'INVIATA RAI STEFANIA BATTISTINI IN UCRAINA - UN BRUSCO RISVEGLIO PER DUE TROUPE DELLA RAI CON IL BLITZ DELLE FORZE DI SICUREZZA DI KIEV, INTERROTTO IL COLLEGAMENTO CON “UNO MATTINA” – 30 MINUTI SOTTO LA MINACCIA DELLE ARMI, POI…ECCO COME E' FINITA - VIDEO


     
    Guarda la fotogallery

     

    Andrea Nicastro per video.corriere.it

     

    stefania battistini stefania battistini

    Aggressione o equivoco, di sicuro un risveglio brusco per due troupe della Rai oggi a Dnipro, nel centro dell’Ucraina. Quattro uomini, tra agenti di polizia in divisa blu e soldati in mimetica, sono entrati nelle loro stanze d’albergo. L’inviata Stefania Battistini era in collegamento in diretta con Uno Mattina.

     

    Pistole e kalashnikov piantati in faccia. Urla in russo, spintoni. I due operatori, Simone Traini e Mauro Folio, obbligati a sdraiarsi a terra con la canna del fucile a due centimetri dalla nuca, la giornalista lasciata in ginocchio. Stesso trattamento per i colleghi della stanza accanto, Cristiano Tinazzi e Andrea Carrubba, trascinati con gli altri ancora scalzi. Nessuno degli italiani riusciva a comunicare in russo e per dieci minuti hanno solo sentito minacce urlate. Gli sono stati tolti i telefoni e impedito di chiamare.

     

    stefania battistini stefania battistini

    I giornalisti Rai sono riusciti a mantenersi calmi fino a che dopo lunghissimi trenta minuti sotto la minaccia delle armi, è arrivato un ufficiale che parlava un poco di inglese. La domanda era perché siete in Ucraina. L’intervento delle forze di sicurezza potrebbe essere scattato per la segnalazione di qualcuno, magari dallo stesso albergo, sull’attività dei cinque stranieri, sempre fuori con telecamere e automobili sino al momento del coprifuoco.

     

    E’ la stessa Battistini ad inquadrare la vicenda nel clima di guerra che vive il Paese. «Capisco l’estrema tensione, la paura per agenti russi infiltrati, il rischio che qualcuno organizzi attentati alle spalle della linea del fronte. Qui c’è guerra, metà della popolazione combatte, l’altra metà cerca di aiutare, come ha fatto chi, in buona fede, ha pensato di denunciarci. Alla fine la cosa che conta è che si sia tutto chiarito. Hanno fotografato i documenti e restituito le attrezzature. Si sono anche scusati. Possiamo continuare a lavorare».

    guerra russia ucraina 19 guerra russia ucraina 19 guerra russia ucraina 13 guerra russia ucraina 13

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport