Cesare Giuzzi per www.corriere.it
interno del centro tatuaggi
Nel suo passato c’erano 17 anni da dipendente dell’Arma dei carabinieri, poi s’era riciclato imprenditore con una società di investigazioni. Nel presente di Benedetto R., originario di Palermo, di 65 anni e del figlio Gaetano di 33, c’era però tutta un’altra storia.
Il giovane alcuni anni fa aveva aperto un negozio di tatuaggi in via Mantova a Porta Romana. Ma più che occuparsi di tattoo, ultimamente nel negozio avvenivano ben altre attività.
locale di tatuaggi sotto sequestro
Le hanno scoperte gli agenti della squadra investigativa del commissariato Monforte-Vittoria, diretto da Manfredi Fava, che hanno arrestato padre e figlio per sfruttamento della prostituzione. I due sono poi stati scarcerati in attesa del processo. Il negozio di tatuaggi, secondo le indagini, serviva come copertura per l’attività di sfruttamento della prostituzione.
Benedetto R. ha lavorato 17 anni come carabiniere e agli agenti ha raccontato di averne trascorsi 16 di questi nei servizi segreti (circostanza però non ancora verificata). Dopo alcuni procedimenti penali per porto abusivo di arma e falso ideologico è uscito dall’Arma e ha aperto assieme al figlio un’agenzia di investigazioni.
un (vero) centro tatuaggi
Chiusa quest’altra attività, negli ultimi 5 anni padre e figlio hanno registrato l’associazione «Salute e Benessere», una copertura per la casa d’appuntamenti.
L’attività veniva pubblicizzata su Internet ed era il padre a rispondere ai messaggi dei clienti, indicando il menu delle prestazioni che andavano dagli 80 ai 100 euro. Metà dei soldi finivano a due giovani romene di 24 e 33 anni; prima di loro, invece, avevano «assunto» due italiane.
giovane prostituta
Il padre, una volta fissato l’appuntamento con il cliente, le contattava e le faceva arrivare nel locale di via Mantova. Le indagini sono iniziate all’inizio del 2020 dopo diversi esposti arrivati alla polizia.
Padre e figlio hanno chiuso il locale a causa del lockdown e ufficialmente non lo hanno più riaperto. Ma i clienti venivano fatti entrare dal retro, passando dal cortile del palazzo. La casa d’appuntamenti è finita sotto sequestro.