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    E' FINITA L'EPOCA DEI FIGHETTI DI ETON – METÀ DEI CANDIDATI ALLA SUCCESSIONE DI BORIS JOHNSON E' COMPOSTO DA PERSONE DI COLORE, ESPONENTI DI MINORANZE ETNICHE: RISHI SUNAK, INDIANO; SAJID JAVID, PACHISTANO; KEMI BADENOCH, NIGERIANA; PRITI PATEL, INDIANA; NADHIM ZAHAWI, CURDO IRACHENO; SUELLA BRAVERMAN, INDIANA – L'84 PER CENTO DEI BRITANNICI È A SUO AGIO CON L'IDEA DI UN CAPO DI GOVERNO NON BIANCO E IL 58 PER CENTO PENSA CHE L'ETNIA DEL PRIMO MINISTRO SIA IRRILEVANTE...


     
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    Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”

     

    RISHI SUNAK RISHI SUNAK

    Rishi Sunak, indiano. Sajid Javid, pachistano. Kemi Badenoch, nigeriana. Priti Patel, indiana. Nadhim Zahawi, curdo iracheno, Suella Braverman, indiana. Più della metà (6 su 11) dei principali candidati alla successione di Boris Johnson - il leader dei conservatori sarà annunciato il 5 settembre - sono persone di colore, esponenti di minoranze etniche.

     

    Ma il bello è che a Londra nessuno ci fa caso: perché la cosa non viene neppure notata dai giornali. E il motivo è che, stando ai sondaggi, l'84 per cento dei britannici è a suo agio con l'idea di un capo di governo non bianco e il 58 per cento pensa che l'etnia del primo ministro sia irrilevante.

     

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    Il favorito del momento, l'ex Cancelliere dello Scacchiere Sunak, è il figlio di immigrati indiani arrivati in Gran Bretagna dall'Africa orientale, mentre i nonni erano originari del Punjab; Javid è il figlio di un autista di autobus pachistano la cui moglie, pure lei arrivata dal subcontinente indiano, non parlava neppure l'inglese; Badenoch è cresciuta a Lagos e si è stabilita in Gran Bretagna solo a 16 anni; Patel viene da una famiglia indiana del Gujarat arrivata passando per l'Uganda; Zahawi è giunto profugo con la famiglia, in fuga dall'Iraq di Saddam Hussein, a 9 anni senza parlare una parola d'inglese; Braverman è nata pure lei da genitori indiani immigrati dall'Africa.

     

    priti patel priti patel

    Nessuno qui definisce quei politici con l'espressione vagamente razzista di «immigrati di seconda generazione» (se non di prima): se uno è britannico è britannico, punto. E quello della razza è anche un altro indicatore di quanto Londra sia distante dal resto d'Europa: i membri della commissione Ue sono tutti bianchi, mentre un quarto del gabinetto Johnson era di colore.

     

    La Brexit, fra gli altri effetti, ha avuto anche quello di ridurre la presenza di minoranze etniche nell'Europarlamento: perché il grosso degli eurodeputati di colore era britannico, mentre ci sono diverse delegazioni nazionali che sono tutte bianche.

     

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    Notevole che una corsa alla leadership dominata da esponenti di minoranze etniche sia quella del partito conservatore, ossia di una destra che i critici hanno accusato di essersi trasformata, sotto Johnson, in una forza nazional-populista. In realtà i Tories britannici sono una formazione molto pragmatica, non ideologica, che si è sempre adattata alla realtà: mentre risulta difficile immaginare che a contendersi la guida di Fratelli d'Italia o della Lega, per non parlare del partito di Marine Le Pen in Francia, siano politici non bianchi.

     

    È l'attestazione di quanto la Gran Bretagna sia compiutamente un Paese multietnico e multiculturale, a suo agio nella propria pelle, di qualunque colore essa sia.

     

    nadhim zahawi nadhim zahawi

    D'altra parte, basta accendere la televisione per accorgersene: a presentare i notiziari della Bbc ci sono giornalisti di colore, nelle pubblicità si trovano sempre personaggi di diverse etnie, dove magari il padrone di casa è nero e il carpentiere che gli fa i lavori è bianco (e perfino i poster dell'Aperol in metropolitana raffigurano immaginari aperitivi in Italia dove i partecipanti sono multietnici, perché nessuno oserebbe rappresentare una realtà monocromatica).

     

    Sui giornali, le testimonial di banche e supermercati sono signore con l'hijab, il velo islamico sulla testa. Per inciso, 5 su 11 dei candidati alla guida del governo sono donne: anche la parità fra i sessi in Gran Bretagna è un dato acquisito. E pure in questo caso sono stati i conservatori che hanno fatto da apripista, fornendo già non una ma due premier donne (Margaret Thatcher e Theresa May). Intanto in Italia, in una galassia lontana, ci si azzuffa sullo ius scholae...

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