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    PIÙ FURBI DI QUELLI CHE SI SPOGLIANO SU ONLYFANS CI SONO SOLO GLI AGENTI CHE LI FANNO GUADAGNARE - LA STORIA DI COSIMO, CHE CON LA SUA "QUEEN AGENCY" SI È INVENTATO UN BUSINESS: LAVORARE CON GLI INFLUENCER SULLA PIATTAFORMA DI CONTENUTI ESPLICITI - "OTTIMIZZIAMO I SOCIAL, DECIDIAMO UNA STRATEGIA, ORGANIZZIAMO DUE SHOOTING, GESTIAMO LE CHAT. E PRENDIAMO IL 20%. IL CLIENTE CON PIÙ SEGUITO, CON 2 MILIONI DI FOLLOWER, L'ULTIMO MESE HA FATTO 104 MILA DOLLARI. SONO MOLTI QUELLI CHE VOGLIONO UNA FOTO DEL..." - I GUADAGNI, IL RUOLO DEI MODERATORI, IL PROFILO DEL CLIENTE-TIPO...


     
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    Adele Sarno per www.huffingtonpost.it

     

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    Quando Cosimo ha venduto su OnlyFans la foto dell’ascella di un’influencer a 100 dollari ha capito che la sua intuizione poteva davvero essere vincente. Un anno fa era seduto su una panchina di un centro commerciale a Roma, aveva un appuntamento. Mentre aspettava, scorrendo Instagram, inciampa sul post di una sua amica che raccontava di aver guadagnato una cifra a sei zeri lavorando su un social network: Onlyfans.

     

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    Cosimo prende il telefono, chiama Andrea e gli fa una proposta. Convertire la propria attività in un’agenzia specializzata per contenuti dedicati a Onlyfans. Andrea accetta. “Facevamo video clip musicali e gestivamo i social di vari influencer. Ora lavoriamo solo su questa piattaforma. Ci mettiamo anima e corpo”.

     

    Non facciamo fatica a crederci. Quello di OnlyFans è un mercato in grande espansione, una prateria per esperti di marketing e social network. Secondo la piattaforma sono 2 milioni i creatori che pubblicano contenuti con una certa regolarità e che hanno guadagnato collettivamente 5 miliardi di dollari dall’inizio della pandemia (anche in Italia i pagamenti sono soltanto in dollari).

     

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    Per chi non lo conoscesse, Onlyfans è sostanzialmente un social network con il paywall, che consente a chiunque di vendere foto e contenuti espliciti di se stessi. Non necessariamente porno. Può essere anche il dettaglio di un piede, la pancia, una mano. Il meccanismo è semplice: si paga un abbonamento per seguire una persona, si va dai 0 ai 50 dollari al mese.

     

    Ma l’offerta varia ed è molto simile a quella a cui siamo abituati per gli abbonamenti online: oltre al mensile ci sono anche le offerte trimestrali, semestrali, annuali. Ancora un dettaglio che aiuta capire bene come funziona questa applicazione: OnlyFans è stata fondata nel 2016, ha sede in Gran Bretagna, e ha avuto un boom di popolarità durante la pandemia.

     

    DOMINATRICI FINANZIARIE DOMINATRICI FINANZIARIE

    Tutte le produzioni cinematografiche – per adulti e non – sono state sospese e milioni di persone sole si sono trovate bloccate in casa. Gli affari di OnlyFans, così, sono esplosi. Non solo chi era a casa annoiato cercava contenuti più o meno espliciti per passare il tempo, ma molte persone hanno trovato un nuovo lavoro vendendo la propria immagine.

     

    OnlyFans piace perché in un universo social dove tutto è di tutti, tutto gira e non si è proprietari di nulla, si può accedere a un contenuto esclusivo, pagando. E l’eccezionalità è rappresentata non tanto dal seno scoperto o dal videoporno, quanto piuttosto dalla soddisfazione di un desiderio.

     

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    Un esempio? “Sono moltissimi quelli che vogliono ascoltare il proprio nome. O ricevere la foto di un dettaglio intimo a richiesta. I piedi ovviamente sono i particolari più richiesti”.

     

    Cosimo Catapano ci racconta come funziona il business che gestisce con la sua Queen Agency. “Noi seguiamo l’attività gli influencer dall’inizio alla fine. Si parte dall’amministrazione degli account: Instagram, TikTok e Telegram. Decidiamo una strategia social, organizziamo due shooting al mese per scattare quante più foto possibili. E poi le usiamo per fare in modo che i “creators” possano ottimizzare i guadagni”.

     

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    L’attività sugli altri social, Linkedin incluso, è fondamentale perché per la normativa europea non è possibile cercare le influencer su Google.

     

    “La prima forma di guadagno è l’abbonamento. In pratica c’è una bacheca a cui si ha accesso. Scegliere il prezzo è il primo passo di una strategia di marketing. Poi ci sono le “tips”, ovvero le mance. In realtà però non è un meccanismo fine a se stesso, c’è un algoritmo che ti premia e che ti fa stare sempre in evidenza. Prima c’era la mancia durante lo spogliarello che garantiva la prima fila sul palco, oggi garantisce un post di rilievo in chat”.

     

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    Un po’ come il salta fila al parco giochi. Poi c’è la terza vera e propria forma di guadagno: le chat. ”È qui che viaggiano i contenuti esclusivi a pagamento: foto, video o audio. Questa è la parte che praticamente gestiamo 24 ore al giorno. Abbiamo un team di persone che risponde ai messaggi. Sono organizzati in turni di 8 ore che coprono tutta la giornata. Gli orari più caldi sono la mattina presto, un po’ dopo pranzo e il grosso è tra le 20 e le 2 di notte”.

     

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    “La percentuale dai guadagni di una agenzia varia in base al fatturato”, ci racconta Cosimo. “Noi abbiamo una percentuale fissa che è sul 20% ma quando l’influencer supera i 20mila euro mensili abbiamo un 5% in più di commissioni. I moderatori invece prendono uno stipendio che va dai 1200 ai 1800 euro. Più bonus di produzione”.

     

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    Quindi tutto dipende anche dal numero di follower. Un influencer medio ne conta circa 20mila su Instagram, un numero che solitamente corrisponde a circa 100 abbonamenti su OnlyFans. Considerando che 100 abbonati in una giornata scrivono quasi tutti significa che nel weekend arrivano anche 2mila messaggi al giorno.

     

    Se consideriamo poi che in chat, stando a quello che ci racconta Cosimo, c’è anche chi spende 500 dollari al mese si intuisce che parliamo di guadagni importanti. “Il creator che ha più follower nella nostra agenzia conta circa 2milioni seguaci su Instagram. L’ultimo mese ha guadagnato 104 mila euro. Non arrotondo per difetto. Perché 4mila euro sono tantissimi e tengo tutto nel conto perché parliamo di soldi veri”.

     

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    Il guadagno cambia se si è seguiti da una agenzia o si fa tutto da soli. Un creator autonomo guadagna il 70% dall’abbonamento e 30% dalla chat, con un’agenzia alle spalle la percentuale si ribalta.

     

    Ma come si fa a creare empatia con un cliente rispondendo per conto della “star”? “Noi passiamo tanto tempo insieme, soprattutto chi tiene la chat tutto il giorno deve conoscere benissimo il creator. Studiamo il linguaggio giusto, con pratica e miglioramento abbiamo capito come fare a interagire con chi abbiamo davanti.

     

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    Il 99% degli utenti che accede al servizio e paga è uomo, ma c’è mercato sia per creator maschi che donne. Io stesso ho risposto alle chat per mesi. Così da poter formare chi lavora adesso nel team. Cerchiamo di far sentire a proprio agio i creator. Cerchiamo di assecondarne il carattere. Di mantenere sempre lo stesso tono”.

     

    Ma chi è che si rivolge a OnlyFans? “Non è l’utente da night club. Molti sono ragazzi che passano la serata così. Una volta si usciva, oggi i soldi della serata si spendono senza uscire. E noi dobbiamo essere bravi a far in modo che i soldi li diano a me e non a un altro creator”.

     

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    La storia di Cosimo e Andrea ci aiuta a capire quanto Onlyfans sia diventato un vero e proprio business. Sul carrozzone sono saliti ex partecipanti di reality, influencer in cerca notorietà e anche i protagonisti dell’industria del porno. E l’attività è diventata bersaglio di aspre critiche.

     

    Alla fine di maggio, un’inchiesta della Bbc ha messo in luce i rischi per i minori rispetto a una piattaforma senza filtri. Tanto che l’amministratore delegato, Tim Stokely, aveva perfino annunciato al Financial Times la decisione di rimuovere, a partire dal 1° ottobre, i contenuti per adulti dal suo sito. Per poi scegliere di tornare indietro.

     

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    Ma tra le accuse è rimasta quella di traffico sessuale di minori. Un gruppo bipartisan di oltre 100 membri del Congresso Usa a inizio agosto ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di indagare proprio su OnlyFans, definito un “importante mercato’’ per video sessuali con bambini.

     

    Il documento presentato citava come fonti il gruppo anti-pornografia National Center on Sexual Exploitation, nato dal gruppo di ispirazione religiosa Morality in Media, e il National Center for Missing and Exploited Children.

     

    I lavoratori del sesso impegnati su Onlyfans hanno letto dietro queste accuse la volontà di gruppi conservatori e religiosi che volevano quello di cancellare il sesso da internet. Ma quella è un’altra storia.

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