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    PIÙ "SMART", MENO "PHONE" - L'UNESCO SI SCAGLIA CONTRO L'USO DEI TELEFONINI IN CLASSE: "BISOGNA IMPARARE A VIVERE SIA CON CHE SENZA LA TECNOLOGIA. LA SEMPLICE VICINANZA A UN DISPOSITIVO MOBILE HA IMPATTO NEGATIVO SULL'APPRENDIMENTO" - NONOSTANTE LA TECNOLOGIA SIA FONDAMENTALE PER SUPERARE DISABILITÀ E DIFFICOLTÀ LOGISTICHE, I RISULTATI NON SONO SEMPRE POSITIVI E IN ALCUNI CASI, IL DIVARIO NEI LIVELLI DI APPRENDIMENTO SI ALLARGA, A CAUSA DI...


     
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    SMARTPHONE IN CLASSE SMARTPHONE IN CLASSE

    Estratto dell'articolo di Bruno Ruffilli per “la Stampa"

     

    Nel mondo un Paese su quattro vieta l'uso di smartphone in classe. E, secondo il Global Education Monitoring dell'Unesco appena pubblicato, è giusto. Nelle 434 pagine del documento non si parla solo di smartphone: nella premessa si legge infatti che è importante «imparare a vivere sia con che senza la tecnologia digitale; prendere ciò che è necessario da un'abbondanza di informazioni, ma ignorare ciò che non è necessario».

     

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    VANTAGGI E SVANTAGGI

    […]  «Alcune tecnologie possono migliorare l'apprendimento in contesti come la matematica», secondo il rapporto. Che insiste sulla possibilità di utilizzare computer e altri dispositivi digitali per non lasciare nessuno indietro, superando disabilità e difficoltà logistiche. In Cina, videolezioni ben realizzate hanno migliorato del 32% i risultati nei test di 100 milioni di studenti nelle zone rurali.

     

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    Ma i risultati non sono sempre positivi: in Perù il governo ha distribuito oltre un milione di laptop agli studenti senza un adeguato piano didattico, e l'iniziativa One Laptop Per Child non ha portato miglioramenti significativi nell'apprendimento. E inoltre, nei contenuti disponibili online è scarsa o nulla la rappresentanza delle minoranze di ogni tipo. Quasi il 90% del materiale è stato creato in Europa e Nord America.

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    L'INGERENZA DEI COLOSSI TECH

    I corsi online aperti di massa (MOOC, Massive Online Open Course) avvantaggiano gli studenti istruiti e quelli dei Paesi più ricchi. Per gli altri, mettersi al passo non è facile, e soprattutto comporta costi elevati, tra dispositivi, infrastrutture, formazione degli educatori. Senza contare la presenza sempre più invasiva di aziende private, che puntano a soppiantare università e istituzioni e spesso prevedono abbonamenti esclusivi o l'utilizzo dei dati degli utenti.

     

     

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    Oggi solo un Paese su sette garantisce legalmente la privacy dei dati personali legati all'educazione. E il 54% dei Paesi analizzati nel report (circa 200) ha stabilito degli standard di competenze digitali, ma spesso a definirli sono proprio le multinazionali del settore tech. Infine, ma non ultimo, l'impatto ambientale: estendendo di un anno la durata di tutti i laptop nell'Unione europea potrebbero essere risparmiate emissioni di CO2 pari a quelle di un milione di automobili.

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    «I dati del Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA) suggeriscono un legame negativo tra l'uso eccessivo delle tecnologie e il rendimento degli studenti. È stato riscontrato che la semplice vicinanza a un dispositivo mobile distrae gli studenti e ha un impatto negativo sull'apprendimento in 14 Paesi».

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