Antonio D'Orrico per "Sette - Corriere della Sera"
jacques prevertComincia così: «Ceux qui pieusement... / Ceux qui copieusement... / Ceux qui tricolorent...». Ovvero: «Quelli che piamente... / Quelli che copiosamente... / Quelli che tricolorano» E poi: «Quelli che inaugurano / Quelli che credono / Quelli che credono di credere...». No, non sono Beppe Viola ed Enzo Jannacci nella loro canzone del 1975 diventata poi un tormentone supercitato, supersfruttato, supercopiato.
jacques prevertQuelli che..., anzi per l'esattezza Ceux qui... (come suona nell'originale), è una lunga poesia scritta da Jacques Prévert nel 1931 (la data non lascia adito a dubbi e taglia fuori anche la candidatura, come inventore del tormentone, di Steno, il regista di Totò e il papà dei fratelli Vanzina). La poesia di Prévert si intitola Tentative de description d'un diner de têtes à Paris-France (Tentativo di descrizione di un banchetto a Parigi).
TRIBÙ LETTERARIE.
Sull'argomento sono giunte molte segnalazioni di lettori appartenenti a una tribù letteraria (i prévertiani) che è stata considerata nobilissima fino agli anni Sessanta più un pezzetto di Settanta e che poi è stata un po' (un po' tanto, a dire il vero) trascurata, snobbata, addirittura rinnegata.
Un destino, quest'ultimo, che ha interessato non solo Prévert ma tutta la letteratura francese del Novecento quasi senza eccezioni se non quella, altissima e spinosissima, costituita da Louis-Ferdinand Céline.
Enzo JannacciE questa rimozione, a guardare bene, non ha riguardato esclusivamente la letteratura francese ma anche il cinema e la canzone. Si dice, relativamente alla musica, che sia stata colpa dell'avvento planetario dei Beatles e del rock e, in generale, all'anglosassonizzazione dell'arte e della cultura.
FABBRICA DI STILOGRAFICHE.
Il lettore Giancarlo Ascari scrive che Prévert, «ingiustamente etichettato ormai come poeta da innamorati, sa essere anche più perfido e dissacrante della coppia Viola-Jannacci». Lo capisco ma faccio notare che essere poeti da innamorati è la più alta onorificenza, la massima gloria alla quale un poeta possa (e debba) aspirare.
Un altro prévertiano, Stefano Calamandrei, dice che i Ceux qui... vanno avanti per pagine e pagine e ce ne sono di «tristi e bellissimi». Ecco qualche esempio: «Quelli che tolgono le scaglie dei pesci Quelli che mangiano la carne cattiva Quelli che fabbricano nelle cantine le stilografiche con le quali altri scriveranno all'aperto che tutto va per il meglio
Enzo JannacciQuelli che hanno troppe cose da dire per poterle dire
Quelli che hanno lavoro
Quelli che non ne hanno
Quelli che ne cercano / Quelli che non ne cercano / Quelli che guardano morire il loro cane». Fino al bellissimo finale: «Quelli che crepano di noia la domenica pomeriggio / perché vedono venire il lunedì / e il martedì, e il mercoledì, e il giovedì, e il venerdì, / e il sabato, / e la domenica pomeriggio».
PRESTITI.
Stefano Calamandrei chiude la sua appassionata lettera in difesa di Prévert (e della sua adolescenza di lettore) così: «Non sono riuscito a ritrovare il vecchio vinile di Jannacci, dove c'è la canzone, penso che forse ci sarà un riferimento a Prévert, ma a chi lo avrò prestato?».