Simone Bianchin e Ilaria Carra per “La Repubblica”
castello sforzesco
La denuncia alla polizia arriva cinque ore dopo che la sorveglianza privata, al Castello Sforzesco, si era accorta del furto dei tre quadri. Tre tavolette di legno, da soffitto, 25 per 25 centimetri l’una, dipinte alla fine del 1400 da un anonimo cremonese. Quindicimila euro il prezzo di mercato, ma il valore storico e artistico sarebbe più alto, intorno ai 75mila euro in tutto. Tre le piste degli investigatori: furto su commissione (la più considerata dal Comune, proprietario delle opere), la bravata di un turista, un dipendente infedele.
castello sforzesco furto
Ma le indagini sono complicate dal ritardo della denuncia. Sono le otto di sabato sera quando una responsabile si presenta al commissariato Centro di polizia, che è chiuso, e citofona al corpo di guardia. Dice che alle tre del pomeriggio si sono accorti della sparizione dei quadri: «Sono rimasto esterrefatto che sia venuta da noi alle 20, cinque ore dopo», spiega Carmine Mele, responsabile della squadra investigativa.
castello sforzesco dipinti rubati
Per il Comune «non c’è stato alcun ritardo nel dare l’allarme alla polizia. Il comando dei
custodi ha segnalato la sparizione alle 15.50 e successivamente è stato correttamente rispettato il protocollo», che prevede di fare un inventario e di controllare che l’opera mancante non sia stata spostata per «sopravvenute esigenze di restauro». Tuttavia, la polizia conosce i fatti alle 20 e spedisce al Castello una volante quando gli agenti ormai si sono persi ogni possibile testimonianza: «Qualcuno poteva raccontarci di aver notato movimenti sospetti». Ora si cercano filmati utili e impronte digitali.
castello sforzesco dipinti 2
Il colpo d’agosto solleva il tema sicurezza per le opere conservate al Castello. Non esistono antifurti, né sensori alle pareti che diano l’allarme se un quadro viene staccato. I pezzi più pregiati sono protetti da teche di vetro. Un allarme generale viene inserito di notte e, oltre a quelle agli ingressi, ci sono 270 telecamere. Nessuna, però, è puntata sulla parete del furto, nella sala 17, che ospita la pinacoteca e mobili e sculture lignee.
Il controllo è affidato quasi totalmente ai custodi. Uno per sala, di norma. L’altro giorno il custode della 17 doveva controllarne anche altre tre. Lui, la curatrice e la responsabile del Castello sono invitati a tornare oggi in commissariato: dovranno dire anche se c’è qualche dipendente scontento, o in odore di licenziamento, o che abbia assunto ultimamente comportamenti sospetti.
castello sforzesco
Le stanze espositive sono 38, a volte alcune sono chiuse, altre in allestimento. E finisce così che oggi a fare la guardia ai gioielli del cuore monumentale di Milano ci siano 28 vigilanti fissi e una quindicina tra la biglietteria, i punti di controllo, i cortili. E l’estate, con i turisti — quasi 50mila persone tra luglio e agosto — è un periodo critico. «Difatti d’estate prevediamo più custodi — dice il direttore dei musei civici del Comune di Milano, Claudio Salsi — L’edificio, storico e delicato, non è nato come un museo e non è facile da gestire proprio per la sua ampiezza. A breve avremo trenta nuovi addetti in tutta la rete, ma non basteranno e dovremmo sempre chiedere rinforzi a una cooperativa».
giuliano pisapia
L’ultimo furto nelle stanze della fortezza di Milano risale agli anni 90, racconta Salsi: da una sala chiusa al pubblico sparì una rarissima pendola neoclassica, un mese dopo ritrovata malconcia nel cortile. «Rubare un’opera da museo e pensare di piazzarla, oggi, è pura follia, oltre che un segno di inciviltà», aggiunge Salsi. Che fare, allora, per difendere meglio la fortezza milanese? «Abbiamo in programma dall’autunno un guardaroba obbligatorio — annuncia la curatrice dei musei del Castello, Francesca Tasso — e più telecamere ». Attualmente sono 940 quelle che monitorano le opere d’arte nei musei civici milanesi, secondo il Comune «in linea con gli standard internazionali».