Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
ROBERTO SPERANZA
«Siamo gente della notte», dice il ministro della Salute Roberto Speranza citando - consapevolmente - Lorenzo Jovanotti. E sarà anche perché è il governo più giovane della storia della Repubblica, che il Conte bis si è abituato a tirar tardi. Fatto sta che il leader di Leu era abbastanza provato, ieri mattina, dopo l'ennesimo Consiglio dei ministri notturno: se non altro perché era appena tornato dal Giappone.
Era andata peggio la settimana scorsa a Teresa Bellanova: la ministra dell'Agricoltura ha battagliato fino alle 5 di mattina per Matteo Renzi e la sua Italia Viva, poi però è crollata addormentata proprio durante una riunione con l' ex premier. «Vuole prenderci per sfinimento», racconta uno dei ministri più vicini a Giuseppe Conte. «E durante i cdm non arriva niente eh! Entrano solo caffè e bicchieri d' acqua».
teresa bellanova 1
La politica tiratardi non è una novità, in Italia. È nella nostra tradizione, più balcanica o mediorientale che europea, decidere cose importantissime a orari improponibili. Massimo Bordin si chiese un giorno, durante la sua rassegna stampa su Radio Radicale, a quale precisa ora della notte il ministro dell' Economia Siniscalco avesse lanciato il suo ultimatum: «Se volete scassare i conti io me ne vado». Il presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, che a Roma finì per dimenticare la sua efficienza milanese e il suo motto: «Io le riunioni le faccio senza sedie: si decide prima».
Si trattava di epocali verifiche di maggioranza o delle lunghe notti della manovra, allora. Succedeva, ma non era un sistema. Come sembra essere ormai quello di Conte: quando c'è una controversia da dirimere, la regola è andare sempre dopo i tg. E possibilmente, anche dopo i talk serali. E sì che c'è internet che vive di notte, e insomma non si scappa, anche se si chiude il cdm alle cinque, come la settimana scorsa, o all' una, come ieri.
DOMENICO SINISCALCO
Ma almeno si evitano i titoli sui giornali. Almeno - nelle intenzioni del potere - si costringono i ministri chiusi in una stanza e si lascia che gli spifferi arrivino solo dagli spin controllati delle batterie mediatiche. Funziona? Un po' sì, perché gli scontri infuocati, quando fiumi di parole li hanno ricoperti, raccontati due giorni dopo fanno meno impressione. E così si è deciso molto nella notte, ai tempi del governo con Di Maio e Salvini: di Tav, migranti, anticorruzione, manine, condoni, prescrizione, si è parlato con le luci dentro Chigi accese a ora tarda, e la luna sui tetti.
GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO
E si è cominciato allo stesso modo nel governo M5S-Pd, forse per emulare i primi governi di centrosinistra di Mariano Rumor. Riunioni notturne sull' Iva, la prima lite da nascondere. E via così, con i cdm, non i vertici, convocati alle 21 e cominciati - è successo l' altroieri - alle 23. Mentre i ministri che nell' attesa facevano la spola alla macchinetta per mettere sotto i denti qualcosa. Il sistema Conte, che doveva essere quello dei cdm al giovedì mattina, è già stato risucchiato nel barocco delle notti romane. Quanto allo streaming, la trasparenza, la casa di vetro, i cittadini dentro le istituzioni, bisognerà parlarne un' altra volta. Rigorosamente, dopo le 23.