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Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI
Nella ricerca di risorse a copertura della manovra di bilancio si affaccia nei provvedimenti del governo una nuova misura di una famiglia ormai numerosa: quella dei «contributi di solidarietà», spesso definiti «straordinari», insomma le tasse sugli «extra-profitti».
[…] Il prelievo fa la sua comparsa all’articolo sei, comma quattro, del decreto-legge varato lunedì in Consiglio dei ministri insieme al Documento programmatico di bilancio. Il decreto contiene, fra l’altro, le disposizioni fiscali della Legge di bilancio.
Fra queste una particolarmente criptica […]: «Per l’anno 2024 è istituito un nuovo contributo di solidarietà temporaneo di eguale entità, a carico dei soli soggetti beneficiari delle disposizioni di cui all’articolo 5 del decretolegge 30 marzo 2023, n. 34 convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 56, da versarsi in due rate di pari importo entro il 30 maggio e il 30 ottobre 2024».
Che vuol dire? Per molte ore l’altro ieri e ieri grandi fiscalisti e alcuni degli stessi addetti ai lavori non avevano notato o hanno faticato ad interpretare questo comma. Era chiaro tuttavia che si trattata di «un nuovo contributo di solidarietà» e «temporaneo», dunque una tassa (sulla carta) una tantum a carico di qualche impresa.
Il rinvio a un precedente decreto del marzo di quest’anno aiuta a capire qualcosa di più: si parla del provvedimento di primavera scorsa per «misure a sostegno delle famiglie e delle imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale».
Anche quelle misure erano finanziate in parte con un «contributo di solidarietà» delle imprese dell’energia. All’articolo 5 di quel decreto si delimitava l’imponibile su cui queste ultime potevano essere tassate: dalla base di determinazione del loro reddito si potevano togliere voci come «gli utilizzi di riserve del patrimonio netto» accantonate.
CLAUDIO DESCALZI E GIORGIA MELONI
Il costo di queste esenzioni come mancato gettito per lo Stato nel 2023 era di 404 milioni di euro. Le imprese beneficiarie sono verosimilmente gruppi come Eni o Edison, che hanno riserve importanti. E non si parlava di differimenti di imposta, bensì di riduzioni della base imponibile.
Il decreto approvato lunedì di fatto elimina invece queste esenzioni e prevede, per le beneficiarie del 2023, versamenti «di eguale entità» — dunque per 404 milioni — nel 2024. Le imprese colpite sono senz’altro in grado di farvi fronte, benché i prezzi dell’energia sia molto scesi. […] Ma il sistema fiscale muove così un altro passo lungo la strada dei prelievi discrezionali, non annunciati e una tantum — nel momento più conveniente — a carico di imprese purché siano liquide. In un’Italia in cui l’evasione sulle tasse ordinarie, annunciate e strutturali supera ormai i 110 miliardi di euro.
MEME SUL CARO ENERGIAMEME SUI PREZZI DEL GASMELONI E DESCALZI IN LIBIA
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