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Andrea Carugati per la Stampa
Nessuno, ai piani alti del Pd in Senato, dirà mai che la legge sui vitalizi non deve essere approvata. L' idea che circola, al netto del fermo no di Ugo Sposetti, è modificarla a palazzo Madama, magari sulla scorta delle obiezioni di autorevoli costituzionalisti. E poi lasciare che si inabissi alla Camera per il game over della legislatura. L' ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali del Senato inizierà a lavorarci il 12 settembre.
Con grande probabilità sarà nominato relatore il presidente della commissione Salvo Torrisi, di Ap, che fu eletto presidente nell' aprile scorso con una santa alleanza di tutte le opposizioni contro il Pd. Una scelta che scatenò una durissima reazione dei dem, e che fu criticata anche da Angelino Alfano, che invitò invano il suo senatore alle dimissioni. Torrisi assicura che dirigerà i lavori «con imparzialità» e non entra nel merito della legge, ma è noto che Ap a luglio alla Camera ha votato contro denunciando «l'incostituzionalità» della norma.
Dal 12 settembre partiranno le audizioni degli esperti in commissione: costituzionalisti e giuslavoristi cui sarà chiesto se vi siano profili di incostituzionalità nella norma che applica il taglio dei vitalizi retroattivamente agli ex parlamentari. Dubbi che il capogruppo Pd Luigi Zanda vuole spazzare via prima di ogni altra valutazione nel merito. Lo stesso giorno si riunirà la conferenza dei capigruppo del Senato che potrebbe decidere quando calendarizzare il provvedimento per l' Aula.
Il 1 agosto il Pd votò contro la richiesta del M5S di una procedura d' urgenza. Ieri alla Camera i grillini hanno affermato che prima di poter collaborare sulla nuova legge elettorale il Pd deve dare un segnale approvando i vitalizi in Senato. «Se il Pd lo farà - è la sfida pentastellata - per noi sarà il segnale che può riuscire a gestire i franchi tiratori». Ma c' è di più. Durante il tour in Sicilia Alessandro Di Battista ha detto che «se bloccheranno i vitalizi siamo pronti a occupare le commissioni in Senato».
Una minaccia che non spaventa i dem. Anche tra i meno ostili alla legge l' idea prevalente è che «occorre comunque fare le modifiche necessarie». «Non approveremo una legge pasticciata e scritta male», spiega un autorevole senatore Pd. «Vogliamo una legge non punitiva per la politica».
Tra gli esperti ci sono state finora opinioni diverse: l' ex presidente della Consulta Giuseppe Tesauro è stato molto critico, sostenendo che «una legge non può intervenire in materie di competenza dei regolamenti parlamentari, perché altrimenti verrebbe violata l' indipendenza costituzionale garantita a ciascuna Camera».
Un altro ex presidente come Valerio Onida ha invece spiegato che «nessun diritto acquisito è intoccabile, purché si resti nei limiti della ragionevolezza». «Esamineremo il testo con attenzione», ribadisce Zanda. Consapevole che, se saltasse il principio di retroattività, la legge sarebbe svuotata di significato.
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