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“ACCORDO POSSIBILE SUL RECOVERY FUND” – LA MERKEL SI MOSTRA OTTIMISTA. I FRUGALI APRONO. SI PUO’ CHIUDERE CON UN PACCHETTO DI 700 MILIARDI: 380 DI TRASFERIMENTI A FONDO PERDUTO E 320 DI PRESTITI – CONTE: “NON E’ PIU’ TEMPO DI TERGIVERSARE, C’E’ CAUTO OTTIMISMO” - LE RIUNIONI AGGIORNATE ALLE 16

 

Francesca Basso per corriere.it

 

VERTICE EUROPEO CONTE MERKEL MACRON SANCHEZ VON DER LEYEN

A poche ore dall’inizio del quarto giro di negoziati sul Recovery fund e il bilancio Ue, Angela Merkel si mostra ottimista: «Abbiamo lavorato su un quadro per un possibile accordo, è un passo avanti e dà la speranza che forse oggi ce ne possano essere altri o che un accordo sia possibile». «I negoziati - ha detto all’arrivo al Consiglio europeo - sono incredibilmente duri, ma situazioni straordinarie richiedono uno sforzo straordinario, spero che le divergenze residue possano essere superate». L’accordo ora sembra più vicino.

 

Ieri, al terzo giorno, il fronte dei paesi «frugali» aveva cominciato a incrinarsi. E’ quasi l’una della notte tra domenica e lunedì quando il pressing del presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, e dagli altri leader Ue colpisce nel segno. Il fronte dei Paesi nordici, i cosiddetti «frugali», viene diviso dalla proposta di mantenere il pacchetto di aiuti anticrisi, il Recovery Fund, a 750 miliardi di cui 400 di trasferimenti a fondo perduto e 350 di prestiti.

 

GIUSEPPE CONTE FA LA FOTO ALLA MERKEL

Recovery fund, il fronte del sì è più forte

Sono d’accordo 22 Paesi mentre Olanda, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia insistono inizialmente a voler ridurre il pacchetto a 700 miliardi: 350 aiuti e 350 prestiti. All’una è la Danimarca la prima a dirsi favorevole alla proposta di Michel. Mezz’ora dopo aprono al dialogo Svezia e Finlandia, sarebbero favorevoli a 375 miliardi. La plenaria viene sospesa nel tentativo di avvicinare le parti. Alle quattro del mattino le distanze sembrano ridursi ma non abbastanza perciò prosegue il negoziato. Alle 5.45 riprende la plenaria ma solo per venire aggiornata a lunedì alle 16 per la quarta giornata di negoziato. Il presidente Michel presenterà una nuova proposta formale entro la ripresa dei lavori fissata che sarà basata su una dotazione di 390 miliardi di euro di sovvenzioni, ma con sconti (rebate) sul bilancio Ue più bassi rispetto alla precedente.

 

 

Kurz e Rutte aprono all’accordo su recovery Fund e freno di emergenza

VERTICE UE CONTE RUTTE MERKEL MICHEL MACRON

La nuova bozza dell’accordo sempra intanto aver convinto i paesi frugali (chi sono e perché si chiamano così) «I negoziati non sono ancora finiti, ma possiamo essere molto soddisfatti di essere riusciti a ottenere una riduzione dell’importo totale, che era la nostra richiesta principale, un aumento degli sconti per l’Austria e la garanzia che investimenti e riforme saranno controllati. È davvero un ottimo risultato», ha detto il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, dopo la nottata di trattative sul Recovery Fund e il bilancio al vertice Ue.

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Anche il leader dei «frugali», il premier olandese Mark Rutte, parla di un «ottimo testo di bozza» sul meccanismo del super freno d’emergenza, che riguarda la governance del Recovery Fund, e quindi il tema dell’attuazione dei piani nazionali delle riforme, «che ritengo stia lentamente guadagnando consenso». Il premier olandese ha detto di essere «davvero contento, perché questa è stata una condizione cruciale per noi - ha aggiunto - per essere in grado di costruire quel bilanciamento» tra prestiti e sovvenzioni.

 

«Frugali» ora forti di fronte a Germania e Francia

E mentre Rutte nega frattura all’interno del patto tra paesi frugali, Kurz mostra la soddisfazione per un vertice europeo che gli appare come trionfale per i paesi del fronte del Nord: «Eravamo in quattro e ora siamo in cinque, unirci è stata sicuramente la decisione migliore» perché, davanti a Paesi come «Germania e Francia, i più piccoli da soli non avrebbero peso», ha detto il cancelliere austriaco Sebastian Kurz dopo la nottata di trattative al vertice Ue. Il cancelliere fa riferimento ai sempre più fitti rapporti del fronte dei «frugali» con la premier finlandese Marin negli incontri riservati della 4 giorni a Bruxelles. La Finlandia si è di fatto unita a Olanda, Austria, Svezia e Danimarca nella gestione delle trattative sul Recovery Fund. «Se crei un gruppo e combatti per gli interessi comuni, puoi spingerti molto in là e sono molto felice che il gruppo dei frugali sia cresciuto perché non avremmo mai potuto raggiungere questo risultato da soli», ha aggiunto Kurz.

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La discussione su Stato di diritto e fondi

Durante la discussione plenaria il gruppo dei cosiddetti «frugali» si era irrigidito anche sul legame tra Stato di diritto e fondi, al punto da venire accusato di voler far naufragare il vertice e di tentare di scaricare su altri la responsabilità. Il presidente francese Macron ha paragonato l’atteggiamento a quello tenuto dal britannico David Cameron durante i negoziati per il bilancio Ue, ricordando l’esito negativo di quell’approccio sfociato nella Brexit.

L’incubo di un’Europa «debole»

Il terzo giorno di negoziato del Consiglio europeo straordinario, convocato dal presidente Charles Michel per trovare un accordo sul pacchetto anticrisi Recovery Fund e sul bilancio Ue 2021-2027, è stato caratterizzato da incontri bilaterali e mini-summit, nel tentativo di superare l’empasse dei due giorni precedenti. Il presidente Michel, la cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Macron hanno tentato la mediazione. Durante la plenaria posticipata per l’intera giornata, poi coincisa con la cena, Michel ha ammonito i leader: «Attraverso uno strappo presenteremo il volto di un’Europa debole». Allora il premier olandese Rutte si è mostrato costruttivo: accordo «possibile», anche se «ci sono ancora grandi questioni». Tutta tattica. Le discussioni sono proseguite nella notte.

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Sul tavolo delle decisioni ci sono oltre 1.800 miliardi, di cui 750 del Recovery Fund. Un intervento eccezionale per una situazione eccezionale, la più grave crisi economica dalla Grande Depressione. E a ricordarlo ci ha pensato la presidente della Bce, Christine Lagarde, che ha invitato i leader Ue a chiudere un accordo «ambizioso in termini di dimensioni e composizione del piano, anche se ci vuole più tempo». La sintesi l’ha fatta il premier del Lussemburgo Bettel che ha detto di avere visto «raramente» un Consiglio con posizioni «diametralmente opposte» come questo.

Per due giorni i leader Ue sono stati ostaggio del premier olandese Rutte e degli altri Paesi nordici, il primo determinato a chiedere la possibilità di veto sull’approvazione dei piani nazionali di riforma che devono essere presentati dai governi per accedere ai fondi, i secondi concentrati sul tagliare la quota di trasferimenti a fondo perduto e aumentare gli sconti a loro favore sul bilancio. Oltre a questi due temi, la terza giornata ha tentato di sciogliere il nodo del legame tra i fondi e il rispetto dello Stato di diritto, contestato da Ungheria e Polonia. Il premier ungherese Orbán ha attaccato Rutte: «Non so per quale motivo personale il premier olandese odi me o l’Ungheria».

 controllo sulle riforme degli altri paesi

RUTTE KURZ MERKEL

Il nodo più difficile da sciogliere fin dall’inizio del vertice è la richiesta di controllo da parte dell’Olanda sulle politiche di riforma dei Paesi Ue. Un’intrusione inaccettabile per Italia e Spagna, i due principali beneficiari dei sussidi. Per venire incontro a Rutte il presidente Michel aveva proposto il meccanismo del «freno di emergenza», già previsto in altri casi dal processo decisionale dell’Ue, da applicare nella fase di attuazione dei piani. Ma meccanismo rischiava di trasformarsi in un veto. Le delegazioni italiana e olandese, con i tecnici della Commissione, si sono confrontate a lungo.

Il «freno di emergenza» e la trattativa Italia-Olanda

Nella formula finale i piani nazionali verrebbero esaminati e votati dall’Ecofin (i 27 ministri finanziari) a maggioranza e non all’unanimità come chiedeva Rutte ma sembrerebbe restare ancora da decidere il meccanismo del «freno» che chiama in causa il Consiglio europeo. La soluzione che va bene all’Italia è che l’ultima parola sugli esborsi ce l’abbia la Commissione anche dopo che è stato coinvolto il Consiglio.

Nella notte si susseguono i mini-vertici. Alla riunione dei Paesi nordici è seguita quella del gruppo di Vigrád con i premier di Slovenia Lettonia. Una maratona notturna nel tentativo di sbloccare l’intesa.

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